Parte 2-La chioma di Leonora

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Leonora era in preda ad un'ansia forse immotivata, era così agitata che aveva tralasciato perfino di passarsi sul viso il primer; camminava senza posa sulla sua terrazza al quindicesimo piano di un palazzo progettato da Renzo Piano ma le piante vigorose piante non le davano sollievo.

Si disse che non c'era motivo di allarmarsi, poi a questo piccolo pensiero se ne aggiunse un altro: ma se Dio la aveva dotata di scarsa intelligenza però aveva dato straordinario vigore al suo paleoencefalo, perciò lei era piu' vicina ad un primate che ad un uomo Sapiens;  infatti dopo il parto avevano dovuto sedarla, perchè lei pretendeva di lacerare con i denti il cordone ombelicale e di versare sul moncone la cenere arsa dei pini marittimi. 

Se si era dotata solo d'istinto felino, ascoltò con attenzione perciò quella parte bestiale di sè che urlava con un'unica voce:

"Tua figlia è in pericolo, salvala salvala!"

E come salvarla fu di facile comprensione appena il suo talamo parlò Leonora si precipitò davanti ad uno specchio, intrecciò con furia una grossa treccia biondo ramato e quando il viluppo dorato fu pronto recise alla base la treccia, la sollevò a piene mani e tornata in terrazza la offrì alla divinità che soccorre le mani:

"Afrodite zefirite" mormorò, ecco la mia offerta gradisci mia signora!".

Si ascoltò stupita Leonora perchè non sapeva da quali profondità arrivassero le parole che pronunciava.

Leda intanto ammirava il prodigioso arcobaleno che dal mondo iperuranico arrivava fino ai campi elisi, imbracciò lo scudo e mise la spada sulle spalle, pure i suoi compagni vetusti compagni fecero lo stesso, il Grande Oligarca la raggiunse trafelato: 

"Mia signora se mi è dovuto un premio chiedo di accompagnarti in questo ultimo viaggio.

Leda sorrise e spiegò:

" Mio caro, come tante divinità pure noi siamo al tramonto, comincia la discesa, lasciamo questo mondo e ai campi elisi non si arriva da vivi.

Il Grande Oligarca non sembrò impressionato, e aggiunse:

"Verrò con te mia signora".

Perciò si incamminarono tutti, percorsero la discesa iridata perché il loro tempo era finito e dovevano discendere dalla loro divinità. 

La nuova progenie del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora