Parte 3: l'ombra dell'accusatore

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Faticava Terven con le sue giovani ali, volando e trasportando un altrettanto giovane principessa e al comando di lei le porte eoliche si aprirono, un breve spiraglio, sufficiente a farli passare, poi la cortina di ombre titaniche si ricompattò alle loro spalle.

Poco male perchè lo spettacolo che li attendeva era dei piu' straordinari: stagliati contro una perenne aurora boreale trecento giovani guerrieri dragarmati li aspettava: ordinati in disciplinate file e armati di sarisse lunghe tre metri erano fianco a fianco e nel vedere Alma proruppero in urla di gioia.

Alma al colmo dell'orgoglio passò in rassegna la sua personale falange macedone e intanto incoraggiava e lodava quei guerrieri suoi coetanei:

"Io sarò sempre al vostro fianco, io vi procurerò gli scudi d'argento emblema della vostra fierezza guerriera, d'ora in avanti lotteremo insieme, saremo noi i nuovi guardiani del mondo iperuranico. 

Nel mezzo della concione arrivò Pegaso il cavallo alato nero nonostante la leggenda dicesse il contrario, portava un esile messaggero, un fanciullo forse di dieci anni che consegnò ad Alma una pergamena piena di svolazzi spiegando: 

"L'accusatore vi attende, dovete rendere conto del vostro operato".

Terven lo avrebbe fatto, avrebbe condotto senz'altro Alma davanti a questo che sembrava essere un magistrato, un alto magistrato, ma ecco Alma era sparita, davanti ai suoi occhi si era semplicemente dileguata.

Intanto Leonora che vagava senza quiete tra le piante di Renzo Piano non trovava alcun sollievo in quel suo girovagare, peggio cadde di schianto sull'impiantito della terrazza e sentì dentro di sè la forza delle maree: le sue splendide gambe si ricoprirono di scaglie argentate e si fusero in modo inesorabile in una lunga coda squamosa, i suoi pochi capelli rimasti si tinsero di verde e Leonora prese in tutto l'aspetto di una sirena; il suo già esiguo neo celebro si spense e in lei rimase solo la prevalenza bestiale.

Ma d'un tratto in un bagliore boreale comparve Alma, si inginocchiò accanto alla figura squamosa e non esitò nel carezzarla, anche se lei si divincolava, riuscì a baciarla sulla tempia, piano piano le sembianze bestiali abbandonarono Leonora che guardò riconoscente la figlia sussurrando: 

"Non voglio ridiventare una sirena, gli abissi senza luce quelli marini mi fanno orrore".

Alma finì di carezzarla:

"Non temere madre quando ci sarà questo pericolo io accorrerò sempre in tuo aiuto". E scomparve inghiottita da un lembo di cielo iperuranico che lieve e tortuoso si era fatto strada fino a lei.  

La nuova progenie del dragoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora