Custodisco sogni dietro a un velo
Come la mia stessa vita impolverati.Li proteggo dentro al petto
Non potendoli più indossare.Mi accorgo ancor più di essere appesa a un filo,
Un filo di niqab* è tutto quello che mi resta.Non basta la danza dell'ago a porvi rimedio,
Non basta altresì a migliorare dimenticando tutto.Dimore si sbriciolano come biscotti in un caffè,
Disegno con gli occhi libri che forse mai aprirò.Non era questa la mia scelta, comunque sia,
La cultura non mi abbandonerà mai.Non ora, per nessuno nè per nessuna
Ragione al mondo questa mai lo farà.Come i ciottoli giù dai pilastri della terra scenderà,
Lo farà per librarsi in volo senza atterrare mai.Interi squarci nel ciano, intere mura vengono giù,
Quasi fossero sabbiosi origami o castelli di carta.Eppure il sole arde ancora a Kabul,
Bello come sempre, cambia solo la prospettiva.~
Here's to you, everyone, Afghan women.❤❤❤
Poetesse dall'Inferno
È una storia che non avrà mai fine questa nè vuole averne, almeno per ora. È una storia lunga tutta una vita, un'epoca vera e propria. È la storia delle donne di Kabul e di tutto l'Afghanistan, nel cuore della culla della civiltà umana. Aree geografiche affascinanti, ricche onde puntualmente difficili da vivere anche se non fino a un tempo. Non fino a un tempo non poi tanto remoto anche se così sembrerebbe esserlo e del tutto. Nel 1972, le donne afghane erano libere, libere e audaci di sfoggiare le loro gambe, i loro sorrisi e i loro capelli al vento, libere di indossare minigonne, libere di studiare, libere di amare senza alcuna paura e anche più d'un uomo. L'Afghanistan era un paese libero, non fondamentalista. L'Afghanistan era, esisteva. Viveva, bene, un tempo. Eppure v'era il comunismo, eppure era così. Poi qualcosa non andò per il verso giusto, quel qualcosa cambiò. Cambiò direzione, prese un'altra piega. La piega del burqa* femminile segnò la fine della speranza, la fine del tutto. Questo accadde prima che io nascessi, quel che so mi viene dato da racconti. Almeno fino a un certo punto, la cosa andò esattamente così. Una cosa quasi del tutto distante e sconosciuta per l'occidente. Rade e tristi notizie facevano capolino dai quotidiani e dal giovane internet ancor non fortemente conosciuto fino all'oblio. Fu solo in un mattino di fine estate che prendemmo coscienza di tutto, vent'anni or sono da allora. Non potemmo fare altrimenti da quel momento in poi, dopo le 9 antimeridiane dell'11 settembre 2001. Era una mattina di cielo terso tra i cieli di Manhattan nel cuore di metallo di New York quella lì, ma ancor più di metallo era il cuore di quegli aerei che sferzavano ad alta quota e per non parlare di quelli di coloro che li pilotavano. Esattamente come profetizzava Nostradamus, il preludio diveniva realtà proprio in quello. Proprio in quel dunque in cui quell'uccello cromato aveva raggiunto la costa orientale del nuovo continente, prima in direzione nord e poi in direzione sud, destinazione Trade World Center, più precisamente Twin Towers. Fu allora così che, dopo appena ventott'anni di egemonia nazionale e mondiale, i due grattacieli divennero polvere che lievitava e veniva giù come se le lamiere fossero state di cartone, di cartapesta o di etere come le migliaia d'anime che vissero e assistettero a quei momenti di incredulità, anche le nostre, anche la mia se è per questo. E fu proprio così che toccai decisamente a mani nude l'argomento per la prima volta, io bambina ormai adulta a un passo da quell'età, io ad appena poco più di otto anni. Credevamo tutti stesse scoppiando la terza guerra mondiale che bene o male così non fu, anche se non fu neppure pace. Una nuova guerra travagliò l'Asia Minore per un periodo più o meno lungo che fosse stato e, anche se non fu immediata, la pace prima o poi arrivò ma non durò quanto speravamo, semmai quanto credevamo. In effetti, non durò per molto tempo e la guerra ritornò, come sempre, in un modo o nell'altro, per mero errore umano. Fu così che si disse addio allo Stato Afghano, un nuovo Regno lo scoppiantò. E quel che fu allora e poi non più, lo fu nuovamente, prima o poi come ora. Per il mondo e per me, fu proprio da lì che nacque la mia passione per il giornalismo, avendo quella per la scrittura già da un po' anche se anch'essa fu ufficiale a partire da allora. Un qualcosa di stupendo sempre più maturato nel tempo e che mi ha portato fin qui e così mi trovo ancora qui ad affrontare queste mie riflessioni, sempre le stesse. È forse vero, proprio come diceva il filosofo italiano moderno Giambattista Vico, la storia è sempre la stessa, sarà lei veramente fatta di corsi e ricorsi, no? Io dico di si.
*Burqa = velo che copre la donna da capo a piedi con una retina all'altezza degli occhi per far sì che questa possa vedere quel che avviene davanti a sè.
*Niqab = velo che copre il volto della donna e che può (nella maggior parte dei casi) lasciare scoperti gli occhi.