2

78 19 79
                                    

Sono le 7 del mattino e sono già sveglia ma ancora nel letto, quando mi arriva un messaggio.

Ti va di vederci oggi?

È di Karl. Gli sto rispondendo ma mamma entra in camera e allora butto il cellulare sotto il cuscino.

«Buongiorno.» dice sistemando un mucchietto di maglie sulla sedia.

«Buongiorno mamma.»

«Queste sistemale nell'armadio, sono stirate.

«Allora, che programmi hai per oggi? Sempre gli stessi?»

«In realtà ho conosciuto un ami...»

Ma come, non mi fa finire nemmeno la frase che sto dicendo?! Davvero non le interessa?! Se un giorno proverà a reclamare il fatto che non le ho detto che ho un amico le dico che mi ha interrotto.

«Va bene tesoro, io devo andare. Papà già mi aspetta nello studio.»

Che nervi. Lavoro, lavoro, lavoro! E un po' di tempo per vostra figlia, eh? Dove lo mettiamo? Oh beh lo so, nel cestino della carta straccia del vostro ufficio, certo, dovevo immaginarlo!

«Va bene. Ora mi alzo e scendo giù a chiudere il portone.»

«Buon lavoro, ad entrambi.»

«Grazie. Ciao.»

«Ciao.»

Appena la sento uscire comincio a lamentarmi girando per la stanza sul fatto che mi sento trascurata dai miei genitori, sola e incompresa, poi mi ricordo che non sono totalmente sola e riprendo il cellulare da sotto il cuscino e penso a cosa rispondergli mentre scendo le scale, intanto inizio con uno Ciao.

Io: Dove vorresti portarmi?

Karl: Dove vuoi andare tu?

Io: Davvero mi lasci scelta?

Karl: Precedenza alle donne.

Io: Ma che galantuomo.

Così ci incontriamo davanti una libreria.

«Cosa devi prendere?»

«Un libro.»

«Ma va, intendo, che tipo di libro?»

«Poesie.»

«Ancora Leopardi?»

«Hai qualcosa contro di lui? Comunque cerco altro, ma non so cosa prendere.»

«Shakespeare, prendi i sonetti di Shakespeare, sono sicuro ti possano piacere.»

«Va bene mi fido? Sì, mi fido.!» sussuro.

«Hai fatto una domanda e ti sei data una risposta?»

«Che... - oh merda mi ha sentito, ora penserà che sono una psicopatica che non si fida - sì, cioè no. Però no, quindi no. Nulla, pensavo ad altro.»

Ecco che faccio una figuraccia. Vorrei proprio sprofondare. Da domani mi porto dietro le sabbie mobili.

Preso il libro non sapevo che altro avremmo potuto fare, poi gli ho chiesto se gli andava di andare al centro commerciale insieme. Mi sarebbe piaciuto prendere dei vestiti. Sarei dovuta venire con mamma ma lei è troppo "impegnata", che frustrazione.

Entriamo in un negozio e comincio a dare un'occhiata.

«Cosa dovrei fare di preciso?»

«Stare con me e poi boh non so.»

«Va bene.»

Vado a provare i primi vestiti che ho preso. Il primo è di colore blu notte, ma Karl me lo boccia; il secondo è verde acqua, ma secondo Karl non stava bene con la mia carnagione; il terzo è di un giallo abbastanza acceso, troppo acceso da farmi sembrare un limone, a detto di Karl. Mi arrendo allora torno in camerino per cambiarmi quando lui mi porta un vestito color pesca con dei fiori bianchi piccoli che lo riempiono, le maniche sono leggermente a sbuffo e non va di molto sopra il ginocchio.

SummertimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora