Rimango tre giorni senza vederlo né cercarlo. Mi sento un vegetale. Se non necessitassi di bere e mangiare sarei rimasta per tutti e tre i giorni per terra ai piedi del letto. Ma è arrivato il momento di mettere il naso fuori casa. Mi cambio e prendo la bici. Ed eccomi al parco seduta leggere, come due mesi e mezzo prima, le stesse poesie, gli idilli che per me sono da sempre un rifugio, ma anche uno specchio, in parte. Adesso mi sento un po' il passero solitario.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! [...]
Sembra davvero tutto come quella prima giornata di giugno, stesso tempo, stesse circostanze, stessa panchina. Giro la pagina per leggere L'infinito per l'ennesima volta. Esito un po' su questa, non giro la pagina ma aspetto che lui venga dietro di me a leggere. Allora chiudo gli occhi e ripercorro quel momento perché lui non è qui e a quanto pare non arriverà. A sparire adesso è lui non io. Chiudo il libro con forza, quasi con rabbia mi sento uno schifo pensando che sono qui a leggere, mentre lui mi aveva cercata. Così mi alzo e monto sulla bici per fare lo stesso. Decido di passare a casa sua. Arrivata sotto casa sua esito nel salire e do un'occhiata in giro. Alzo gli occhi verso il terrazzo e la finestra di casa sua, all'ultimo piano. Le serrande sono tutte abbassate, però magari è per il caldo, penso.
Salgo le scale di corsa. Il condominio è tutto silenzioso ed echeggiano solo i miei passi. Arrivo lì davanti al portone del suo appartamento e busso. Niente, nessuno apre. Allora busso sempre più forte. Ancora nessuno. Ad un certo punto vedo una vecchia signora salire le scale. Ha lo sguardo leggermente perplesso poi mi dice che era da un po' di giorni che non c'era nessuno nell'appartamento.
Allora me ne vado, ma non mi rassegno e passo a cercarlo in gelateria. La gelateria è chiusa. E dove saranno mai? Che fine ha fatto lui e la sua famiglia? Sarà andato in vacanza? Di solito quando un'attività è in ferie c'è un cartello che lo dice, ma non c'è nulla, nemmeno un foglietto. Oppure è colpa mia vista la sua reazione impulsiva di quel giorno? Ma perché poi tutti? Non mi tocca che tornare a casa mentre cerco di capire. Sono preoccupata. Provo a chiamarlo, ma non risponde. Gli mando un messaggio istantaneo e non gli arriva. E questi sono i primi di una lunghissima serie. Non riesco, semplicemente non riesco a stare senza di lui e adesso ho ansia. Mi sale l'ansia, non lo vedo da tre giorni e per me è tanto. Non lo sento. Tutto ciò sfocia in un pianto nervoso che appena riesco a cessare riparte più forte e sconsolato di prima. Passa una settimana, una settimana piena di chiamate non risposte, messaggi non arrivati. In tutti questi sette e lunghi giorni sono andata ogni giorno sotto casa sua e ogni giorno la stessa vecchietta mi dice che della sua famiglia non c'è neanche l'ombra.
Sono passati 10 giorni ormai da quando non lo vedo. Sono sul letto intenta a leggere quando scendo giù e scorgo dalla finestra una figura, ma non distinguo il viso a causa della tenda chiusa. Allora esco e mi trovo davanti lui che mi sorride e che cerca di nascondere una scatola dietro di sé.
«Dove sei stato?» dico dura e non lo faccio neanche rispondere che gli allungo uno schiaffetto sulla guancia che subito diventa rossa.
«SONO 10 GIORNI CHE NON TI FAI VIVO. MI HAI FATTO PREOCCUPARE. NEANCHE LE PERSONE DEL PALAZZO SAPEVANO CHE FINE AVEVI FATTO. NON LO FARE MAI PIÙ. NON LASCIARMI PIÙ SOLA» gli urlo mentre piango. Non lo vedo arrabbiato con me per quello che ho fatto. Poggia a terra la scatola bucata che si muove e mi abbraccia. Sembra stia piangendo pure lui ma non riesco a vedere le sue lacrime.
Tra le sue braccia sono tornata a casa.
«Non ti lascerò più sola. - dice prendendo la scatola - non sarai più sola. »
Ecco che dalla scatola esce una cagnolina, bianca con un orecchio color caffellatte. Ha il pelo corto ma morbido. Subito prende a leccarmi la mano. Avrà fame, penso. Karl prende una manciata di croccantini per cani da una busta nella scatola e, mettendo le mani a mo' di coppa glieli fa mangiare.
«Allora, che nome le diamo?»
«Lilly» dico senza pensarci mentre le accarezzo il dorso.
Giochiamo un po' in giardino con Lilly, sul retro. Poi torniamo dentro. Lei rimarrà fuori e le prenderò una cuccia.
«Allora, dove sei stato?»
«Dai miei nonni, in campagna. Mi padre era in ferie e abbiamo deciso di andare lì per passare questi dieci giorni.»
«Ma davanti la gelateria non c'era alcun foglio che diceva che sarebbe stato chiuso. È da lì che mi sono preoccupata.»
«Per quanto hanno detto hanno strappato il foglio che papà aveva messo.»
«Ah. Scusa per la guancia. Ti ho fatto male vero? È stato un errore scusami.» dico mentre con la punta delle dita gli accarezzo la guancia.
«Non sei un errore» dice. Siamo così vicini che sento il suo respiro su di me, quel ritmo armonioso che si unisce al ticchettio del suo cuore. È diventata la mia musica preferita.
Ora sta parlando riprendendo la nostra conversazione di 10 giorni fa.
«Non sei più sola, neanche quando non ci sono io. Ora hai Lilly e continuerai ad avere me per sempre.
«Gli amici sono per sempre.»
Gli amici sono per sempre.
Ma quando lo capirà che per me non è solo un amico?
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Summertime
Любовные романыSomewhere in Southern Italy L'estate per alcuni adolescenti è il tempo dell'amore. Chi non ha mai avuto una cotta estiva? Emma è una ragazzina, dolce e riservata amante delle poesie e dei film romantici americani, non ha fratelli e ha poche amiche...