Una goccia scende e mi bagna la mano appoggiata sul legno della panchina. Ma a riportarmi alla realtà non è l'acqua che inizia a scendere, ma lui che urla il mio nome.
Mi sento come se mi stia venendo l'orticaria. E pensare che quando ero uscita di casa ero calma e fiduciosa, ma questo suo ritardo mi ha fatto solo innervosire. So che il mio viso mostra a pieno il mio fastidio e non faccio nulla per cercare di apparire normale, voglio che colga tutta l'isteria e che se ne renda conto.
Lui sembra comunque non essere minimamente preoccupato di aver fatto ritardo, come se fossero le 3 e non le 5 e 20, la sua voce è comunque serena. Sento un senso di malinconia ribollire con la rabbia. Un'altra goccia cade con un lieve ticchettio sul legno, e intanto questo suono metodico si mischia al rumore dei suoi passi verso di me.
Sì, è lui a venire da me perché io non faccio un altro passo verso nessuno dopo averne fatti due la scorsa volta ed essere tornata indietro rotolando ferita.
Serro i pugni con le braccia che scendono lungo il corpo. Più si avvicina più mi sforzo di non guardarlo. Sono troppo arrabbiata.
Aveva bisogno di vedermi, ma intanto ha tardato due ore e non se ne cura. Intanto ho fatto la figura della cretina rimanendo due ore inchiodata ad una panchina a guardare il nulla.
Non appena arriva ad un palmo da me sfodera un sorriso, uno dei migliori. Io intanto mi calo a prendere la scatola e gliela porgo con tanta violenza che la spingo contro il suo petto forzandolo a prenderla. Ed è così che il suo bel sorrisino scompare nel giro di un nanosecondo.
Guarda prima la scatola e poi me con uno sguardo interrogativo. Io rimango a squadrarlo per un secondo da capo a piedi: ha un paio di pantaloni beige e la mia maglia dei nirvana con una camicia sopra, poi un cappellino con la visiera.
Non l'avevo mai visto con un cappellino, ma ora non mi può interessare più di tanto. Prendo la bici appoggiata dietro la panchina e faccio per andare via. Ma lui mi intralcia il percorso, correndo con la scatola in mano.«Dove vai?»
«A casa.»
«Perché?»
«Sta per iniziare a piovere e se non torno in tempo mi bagno.»
«Sono solo due gocce e poi dovevamo parlare, ricordi?»
«E tu saresti dovuto essere qui già da due ore e invece sei arrivato solo ora.»
«Lo so.»
«Ah bene, l'importante è che ne sei consapevole, e adesso fammi andare che ho da fare.»
«E fare cosa?»
«Non ti interessa.»
«Invece sì.»
«Forse lo avrai scordato, è settembre, non dovresti proprio essere qui a parlare con me.»
«E invece io lo voglio.»
«E forse io no, okay?»
Sto mentendo sotto sotto, anche se sono arrabbiata con lui vorrei un po' parlargli.
«Non sei neanche capace a mentire Emma, sei così ingenua...»
«Ah ma grazie. Oggi devo anche sentire questi complimenti da parte tua, come se non bastasse quello che è successo l'altra volta.»
«Non intendevo offenderti...»
«Senti, ma perché vorresti parlarmi? Sono passate settimane, non credi che avresti dovuto pensarci prima?»
«Forse.»
«No, io toglierei il forse e direi certo.»
«Cosa c'è nella scatola?»
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Summertime
RomanceSomewhere in Southern Italy L'estate per alcuni adolescenti è il tempo dell'amore. Chi non ha mai avuto una cotta estiva? Emma è una ragazzina, dolce e riservata amante delle poesie e dei film romantici americani, non ha fratelli e ha poche amiche...