8

54 12 26
                                    

Mi alzo presto, prima dei miei genitori, e felice, tanto felice che canticchio in cucina mentre preparo la colazione anche se mamma e papà quando scendono non si fermano a mangiare quello che ho preparato, ma fa nulla: per oggi non voglio darmi pena. Hanno detto che non ci saranno a casa oggi per pranzo: meglio, potrò fare tutto quello che voglio. Niente, neanche la loro totale indifferenza verso di me, può oscurare il mio buon umore. Mando un messaggio per chiedergli di venire il prima possibile senza portare nulla da mangiare stavolta perché, nel frattempo, finisco di preparare la colazione per noi. E già, sono qui in cucina a destreggiarmi tra i fornelli per fare i pancake con lo sciroppo d'acero e con delle more su un mucchietto e dei lamponi su un altro, poi li metto in forno per non farli raffreddare velocemente.
La forma non sarà delle migliori ma sembrano buoni: è la prima volta che li faccio seguendo una ricetta che ho trovato su un libro di ricette.
Mentre sistemo la cucina sento suonare, allora tolgo il grembiule e vado ad aprire tutta sorridente.

Appena apro Karl scoppia a ridere e mi fa mi fa notare che ho sporco di farina sul viso e sui capelli, così prende un tovagliolo e mi pulisce mentre ridacchiamo insieme. È dolce anche di prima mattina e questo suo gesto non fa che aumentare la mia felicità. Poi gli servo i pancake e come ho pensato sono buoni.

Finito di mangiare rimetto un grembiule e gliene lancio uno. Mi guarda come se abbia un grande punto interrogativo in testa e mette il grembiule.

«Oggi si fa confetture di more e lamponi - dico prendendo la frutta in due ciotole separate - e tu mi aiuterai.»

«L'hai mai fatta?»

«No - dico riempiendo le ciotole con dell'acqua per lavare le more e i lamponi - ma l'ho visto fare un sacco di volte da mia nonna quando ero piccola e ho la ricetta qui.»

«Va bene. Dimmi cosa posso fare e lo farò.»

Dopo aver lavato e pesato la frutta, la lasciamo cuocere separatamente in due pentole: una per le more e una per i lamponi'. Poi col passatutto la passiamo e la rimettiamo a cuocere aggiungendo lo zucchero e la giriamo finché poi non acquista quella sua consistenza gelatinosa. La mettiamo nei vasetti e, dopo una mattinata di lavoro, ecco i risultati: è ottima e mi è venuta un'idea su come usarla.

«Okay, devo dire che non pensavo sarebbe riuscita.»

«Hai poca fiducia in me. - dico ridendo -Ti va di preparare una crostata?»

«Hai proprio voglia di pasticciare, eh?»

«Umh, sì.»

Così facciamo anche una bella crostata e, indecisi su che che confettura usare, le usiamo entrambe, dividendo la crostata in due. Mentre cuoce prepariamo il pranzo insieme e mangiamo il dolce gustandolo mentre chiacchieriamo. Fuori c'è il sole che ride come ridiamo noi. Oggi non c'è nulla che potrebbe distruggere il mio buon umore anche se sono un po' triste quando Karl deve andare via, ma il pensiero di rivederlo domani mi tira su. Gli do dei barattoli di marmellata da poter far assaggiare alla sua famiglia, spero sua madre apprezzi il gesto. Intanto non vedo l'ora che l'assaggino i miei genitori che tornano a casa molto felici: questa sembra la giornata perfetta che nulla o nessuno può guastare.

«Ciao mamma, ciao papà, volete assaggiare questa...»

«Ciao Emma, dopo magari ce ne parli, non è il momento. Dobbiamo festeggiare, Molly prendi lo spumante.» Mia madre si chiama Maria e non ho capito per quale motivo la chiama Molly, però è così carino come nomignolo. Chissà se mai qualcuno me ne darà uno. Ma intanto...

«Cosa dobbiamo festeggiare?»

«Il proprietario di quello che sarà il centro commerciale da noi progettato ha deciso di espandersi anche all'estero.» dice mamma.

«Wow, ma è fantastico.»

«Per questo staremo via per qualche settimana.»

«Per staremo intendi noi tre» chiedo col volto illuminato dalla felicità. Finalmente passerò del tempo con i miei genitori.

«Per noi la mamma intende noi due» dice papà.

«E perché?» chiedo rattristata.

«Perché vogliamo passare del tempo da soli.»

«Ma siete sempre soli.»

«Soli in ufficio. Questo potrebbe essere anche ben altro che un viaggio di lavoro potremmo approfittare per stare un po' insieme io e lei e magari visitare qualcosa.»

«E a me non pensate? Dovrò stare settimane qui.»

«Dai che non sarà poi così male» dice mamma cercando di migliorare la situazione.

«Certo, alla fine sarà come tutti gli altri giorni, dato che vi disinteressate di me. Se fate così mi chiedo davvero perché mi avete voluta.»

«Infatti sei solo arrivata, non ti abbiamo voluta» dice con tutta tranquillità mio padre mentre beve un sorso di spumante.

«Tesoro ma cosa stai dicendo! - dice gli mia madre sudando freddo, poi si rivolge a me - Emma, tranquilla non è davvero come credi.»

«Diciamo che sei capitata in un momento in cui non dovevi capitare e i tuoi nonni non ci hanno fatto abortire perché sono troppo cristiani da permetterlo» dice e beve un altro po' di spumante.

«E quando sarebbe stato il momento adatto?»

«Mai! Non ti sei mai chiesta perché non hai fratelli e sorelle? Sei solo frutto di un errore capitato in una notte che ci è costato il rallentamento della nostra carriera, tutto qui» dice senza perdere la calma e rimanendo impassibile davanti al mio viso che lacrimava e quello di mia madre scioccata, forse perché papà non avrebbe dovuto mai dirlo, imbarazzata, perché magari pensava anche lei questo.

«Ho capito - dico sussurrando guardando il pavimento e stringendo i pugni dalla rabbia - sono un fottutissimo errore. Buonanotte.»

Salgo in camera in silenzio, mi chiudo a chiave e mi butto sul letto a piangere. Quelle parole mi hanno ferito come non mai. Se penso a quanto sono stati falsi per tutto questo tempo, ogni volta che hanno gioito per un mio risultato, ogni volta che al compleanno mi hanno cantato la canzoncina e ringraziavano dio di avermi con loro, ogni volta che mi raccontato di quanto sono stati felici quando sono nata... tutte falsità. E ora sto male. Vorrei solo morire così almeno li appagherei e qualcuno qui sarà felice. Fortunatamente domattina presto hanno il volo verso non so dove, lontano da me, così saranno felice senza il peso che si trascinano dietro da 15 anni e io potrò starmene chiusa in casa a piangere perché mi hanno distrutta con questo e sono sicura che non riuscirò mai a fare nient'altro.

E pensare che non volevo darmi pena. 

E pensare che  sembrava un giorno così perfettamente felice e felicemente perfetto. 

SummertimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora