Piove, aspetto un suo messaggio ma non arriva. È il suo turno di mandarlo per primo. Non ci siamo fatti dei turni ma sono quelli che ho stabilito io, un giorno scrivo io per prima, un giorno lui, e non riesco a violare la regola che mi sono data. La pioggia continua a scendere, è mattina e mi aspetta un'intera giornata chiusa in casa. Lotto col mio cervello per convincerlo a farmi scrivere per prima stavolta e saltare i turni e ci riesco.
Io: Ciao
Karl: Hei.
Io: Cosa fai di bello?
Karl: Nulla fuori piove.
Io: Tua madre è in casa?
Karl: Sì, perché lo chiedi?
Io: Guida? Ha la patente?
Karl: Sì, ma perché?
Io: Allora ho trovato cosa farai.
Karl: cosa?!
Ops da questo messaggio sembra arrabbiato.
Io: Quanto tempo ci vuoi per venire da me?
Karl: 5 minuti.
Io: Allora ti va di venire da me? Per stare un po' insieme. Solo se vuoi però.
Non risponde ed è passata mezz'ora. E se è successo qualcosa? O magari è arrabbiato con me? Penso che la seconda opzione sia più plausibile, l'ho fatto arrabbiare. Ah sono davvero una cretina...
Ad un certo punto il campanello suona, apro la porta e trovo Karl tutto inzuppato d'acqua. La felpa bagnata gli aderisce al suo fisico tremendamente perfetto e i jeans sembrano cadergli da dosso. I capelli riccioluti sono umidi e nascosti dal cappuccio della felpa e le sue Vans ormai sembrano barchette che hanno navigato nell'acqua per decenni. Non importa se è bagnato, mi ci butto addosso e lo abbraccio. Sono patetica e lo ammetto,ma sono felice che sia qui, sì con questo abbraccio così senza dire nulla posso dire che ho raggiunto l'apice della pateticità, ma stavo per lasciarlo quando lui ricambia il mio abbraccio, che, per quanto sia bagnato e fresco, è il più caldo che abbia mai ricevuto. Non ne ricevevo uno da tanto, non ricordo neanche quand'è stato l'ultima volta che qualcuno mi ha abbracciato, soprattutto l'ultima volta che ho ricevuto un abbraccio dai miei genitori. Pensando a questo sono sul punto di piangere però mi trattengo: Karl è fin troppo bagnato per poterlo ulteriormente inumidire con il mio pianto. Allora mi stringo più forte a lui e rimaniamo così per un bel po'. Poi alzo lo sguardo e mi metto a guardarlo negli occhi. Lui è molto più alto di me e mi sento una nanerottola in confronto a lui però con questo abbraccio mi ha fatto sentire protetta, e tanto...
«Grazie»
«Ah beh ciao anche a te eh.
«E poi grazie per cosa?»
«Sei venuto qui a piedi? Di corsa?»
«Così oggi non vuoi proprio rispondere alle mie domande?»
«Grazie che sei qui» avrei voluto dirgli grazie per aver ricambiato il mio abbraccio ma sono stata fin troppo patetica ai suoi occhi e non volevo aumentare questo mio status.
«Oh ora sì che va bene.»
«Perché non ti sei fatto accompagnare? Se non potevi faceva nulla.»
«O mio dio, ricominci con le domande.»
«Scusa.» arrossisco e mi zittisco.
Lo squillo del suo cellulare rompe il silenzio che si era creati un attimo prima.

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Summertime
RomansaSomewhere in Southern Italy L'estate per alcuni adolescenti è il tempo dell'amore. Chi non ha mai avuto una cotta estiva? Emma è una ragazzina, dolce e riservata amante delle poesie e dei film romantici americani, non ha fratelli e ha poche amiche...