Allora, sono scesa dalle fresche Dolomiti e abbandonato la piccola baita dove alloggiamo tutti gli anni. Ci voleva davvero un po' di fresco e ora sono su una calda spiaggia con Anna, Maria, Selena, Martina e Nicole, le solite ragazze che incontro di solito al mare, le mie uniche amiche, e ormai formiamo un gruppo fisso. Siamo sdraiate sui teli sulla sabbia, che mi è sempre piaciuta e infastidita allo stesso tempo, e incontriamo Karl, e, come le prime volte che ci siamo visti, è lui a trovare me. Propone di fare un bagno e vado da sola perché le altre vogliono abbronzarsi visto che dicono che questo sole è fantastico per prendere del colore. In effetti è così caldo e bello che mi piace sentire i raggi che mi riscaldano e penetrano dentro la mia pelle assieme alla vitamina D. Appena andiamo in acqua sento lui che mi dà la mano, ma in un modo talmente dolce e bello che sembra surreale. Vedo che continua a tenerla stretta, non la lascia, poi cerca di insegnarmi a nuotare come mi ha insegnato ad andare in skate e ci riesce: è l'insegnante più bello e dolce che esista. Vedo che si guarda intorno e incrocia lo sguardo di Michele, poi lo saluta facendo segno che è tutto okay. Ma okay per cosa? Vabbè intanto che ci penso usciamo dall'acqua e ci asciughiamo. Intanto anche le altre decidono di venire a fare il bagno con noi. Mentre faccio vedere come so nuotare Karl mi afferra delicatamente la mano e mi mette un anello al dito.
«Da ora stiamo insieme» mi dice con quel suo sorriso fantastico sulle labbra e sembrano sorridere anche i suoi occhi, felici come non mai. Non so cosa dirgli, ma so solo che esplodo di gioia. Allora mi butto a dargli un bacio sulle labbra e lo stringo forte tra le mie braccia, lui fa lo stesso, poi lo guardo negli occhi e gli dico: «Ti amo.»
«Grazie» è la sua risposta, ma...
... ma "Grazie" non è un "ti amo anche io" né una vera risposta ad un "Ti amo" e questa non è la realtà bensì solo un bellissimo sogno, troppo bello perché si possa avverare. Ebbene stavo sognando, lui e me, o meglio, noi - un noi che non so se esisterà mai in quella sua forma estesa. Mi sveglio e sento lo scrosciare della pioggia che mi fa venir voglia di bere un po' d'acqua fresca. Allora scendo in cucina e prendo la mia bottiglia d'acqua e bevo a canna perché sono troppo svogliata in questo momento per prendere un bicchiere dalla credenza. Salgo di nuovo su e porto la bottiglia con me per non tornare giù nel caso mi venga di nuovo sete. Entro in camera e vedo una me rossa - forse a causa del sogno - e incandescente, infatti qui fa troppo caldo per i miei gusti, allora apro la finestra, aprendo leggermente le fessure della persiana veneziana. Piove, e anche tanto, come quel giorno in cui è venuto di corsa da me, quel giorno in cui a dire grazie ero stata io mentre avrei potuto dire altro per quello che ha fatto. Ripensandoci mi ricordo che ho ancora qui i suoi vestiti da qualche parte nell'armadio. Li prendo e me li stringo forte al mio petto caldo. Poi mi alzo dal letto, tolgo il mio pigiama, che altro non è che un pantaloncino e una canotta. Infilo i suoi jeans che mi stanno un po' larghi; poi metto la sua t-shirt che mi sta meglio rispetto al paio di pantaloni, infine metto la felpa e tiro su la cerniera. Certo mi stanno abbastanza male quei vestiti addosso, ma sembra di essere di nuovo tra le sue braccia al caldo e al sicuro con la sua felpa, la stessa che ho abbracciato quel giorno e che mi ha abbracciato: ripercorro tutto ciò stringendo a me l'aria come se stia provando a stringere lui, ma invano ma solo in questa realtà, perché nella mio immaginario ci riesco, eccome se ci riesco, come nel sogno di prima. Quell'abbraccio era così reale, talmente reale che credo di aver abbracciato e baciato Berry, quell'orsa che ormai è accanto a me con Ted da quando è salita in camera per la prima volta. Strano che per la sua grandezza mamma non lo abbia notato entrando in camera mia, o non abbia notato lo skate sotto la finestra. Bah, sto dicendo un sacco di cavolate, mia madre non entra in camera da non so quanto e se è entrata era troppo concentrata dal vedere il mio enorme e nuovo peluche, anche se data la sua grandezza e visto che la tengo sempre sulla poltroncina nell'angolo di fronte la porta ben in vista sembra proprio strano non notarla e non chiedermi:
«Emma, e questo orso di peluche gigante?»
«Me lo ha regalato Karl quando siamo andati al luna park, lo ha vinto per me. Dai mamma te ne avevo parlato» sarebbe stata la mia risposta. Sarebbe, per pochi e semplici motivi non lo è, perché... vediamo un po'... 1) non sapeva che ero andata al luna park, 2) non sa che ho un amico, 3) ogni volta che cerco di parlare mi evita in tutto e per tutto, 4) ci vediamo sì e no due volte in croce in tutta la settimana. Passiamo a mio padre? Okay, meglio di no perché per lui sarò rimasta ai tempi delle scuole medie - già, papà, sono passati 4 anni dalla prima media -, per loro sono ancora piccola, ma quando vogliono, e cioè sempre, mi ritengono più grande e più matura della mia età, tanto grande da lasciarmi vivere quasi da sola un'intera estate e se non fosse per Karl vivrei una vita da eremita. Già, Karl, sembra colui che è entrato nella mia vita per salvarmi dalla gattabuia in cui mi trovo.
Quanto mi manca e a questo pensiero mi stringo più forte, poi mi metto tra le braccia della mia piccola grande Berry. Ogni cosa nella mia stanza mi ricorda lui: il peluche, lo skate, il libro di poesie, l'abito che mi ha fatto provare col cappello, i suoi vestiti... Ho deciso: dormirò fino a domattina con questi perché mi sento più vicina a lui e perché un po' ora mi annoio ad alzarmi e rimettere la canotta e il pantaloncino. Anche Karl ha ancora la mia maglia dei Nirvana, che, confesso, ho pensato di regalargli. Chissà se anche lui l'ha stretta come io mi stringo nella sua felpa. Intanto ammiro la pioggia dalla persiana semiaperta ed è così che mi addormento di nuovo, col ricordo dei suoi capelli umidi e arruffati, ma così morbidi e così ricci, dei suoi occhi sorridenti, delle sue braccia calde e delle sue labbra che mi sussurrano sempre e solo parole soavi.

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Summertime
RomanceSomewhere in Southern Italy L'estate per alcuni adolescenti è il tempo dell'amore. Chi non ha mai avuto una cotta estiva? Emma è una ragazzina, dolce e riservata amante delle poesie e dei film romantici americani, non ha fratelli e ha poche amiche...