Uffa è brutto dover passare l'intera estate in città. Dannato lavoro, dannati genitori che lavorano. E quindi addio ai miei 15 giorni di vacanza al mare e ai 15 in montagna per colpa del nuovo progetto che hanno ottenuto i miei - già fanno lo stesso lavoro, entrambi ingegneri - e non vogliono neanche farmi andare in vacanza con gli zii.
«Preferiamo che rimani qui.» questo hanno detto. E quindi prepariamoci a vivere 3 mesi in casa senza uscire. Non ho amiche, o meglio 2 o 3 che ritrovo sempre al mare, ma per colpa di uno stupidissimo progetto di uno stupidissimo centro commerciale sono costretta a restare in città. Credo che strutturerò così le mie giornate: alzarmi, fare colazione, libri, film in tv, preparare il pranzo, pranzare con i miei, sistemare tutto, dormire - sì sono di quelle che si riposa dopo pranzo -, libri, film, doccia, cena, dormire. E poi ricominciare tutto da capo, per novanta giorni fino all'inizio della scuola, che noia! Fare sempre la stessa cosa è scocciante. Così esco e faccio una passeggiata in bici nel parco della città. Non mi è mai capitato di incrociare qualcuno che volesse parlarmi - parlo di ragazzi e ragazze della mia età - ma stavolta è diverso. Mentre sono seduta su una panchina con un libro in mano che avevo portato in uno zaino vedo un'ombra oscurare la pagina che sto leggendo, una composizione di Leopardi.
Sono quasi all'ultimo verso e sto per girare pagina quando una voce completa quella che era la lettura che stavo facendo a mente.«E il naufragar m'è dolce in questo mare».
Sembra che mi abbia letto nel pensiero vista la nostra sincronizzazione.
Mi volto e vedo un ragazzo abbastanza alto, dai capelli castani e gli occhi color nocciola. Mentro lo guardo lui fissa ancora il mio libro, poi si gira di spalle e se ne va. Anche io mi giro per guardare il libro per continuare la mia lettura, ma vedendo che sono arrivate le 5 rimetto il libro nello zaino e torno a casa. Per fare cosa alla fine? Nulla, se non buttarmi sul letto, riprendo il libro e continuo a leggere le poesie.
Ma lo chiudo all'improvviso per guardare un angolo ignoto della stanza solo per fissare i miei pensieri: inizio a pensare a chi fosse quel ragazzo e come mai gli era interessato cosa facevo. Ho deciso, andrò al parco d'ora in poi per cercare di incontrarlo e magari parlarci, magari piace anche a lui Leopardi o magari era solo curioso di vedere cosa stavo leggendo e ha sbirciato i versi dell'infinito.
Per come stanno le cose vorrei conoscerlo, o almeno rivederlo un'altra volta. Vado il giorno dopo, ma non lo trovo e ciò che avevo pensato non si è verificato. Dannazione, non è come nei film che quelli si incontrano sempre e comunque.
Uffa. Ma torno il giorno successivo, mi metto sulla panchina a leggere e come l'altra volta è lui a trovare me. Magari la chiave per trovarlo è solo lasciarmi trovare. Stavolta lo vedo sedersi accanto a me, e non stare dietro le spalle come la scorsa volta. Sembra leggere con me. Poi alza lo sguardo e mi guarda. Ciò mi soggeziona, e mica poco. ATTENZIONE, ATTENZIONE PREGO... Ehm, la signorina Emma mai soggetto degli sguardi delle persone è notata da un ragazzo, ma wow. Anche io inizio a guardarlo e dopo un po' è lui a rompere il silenzio.
«Belle le poesie di Leopardi, peccato che è un po' triste e abbastanza depresso, come Carducci, Pascoli... non mi spiego perchè sono tutti così.»
«Perchè semplicemente quando sei triste magari sei anche arrabbiato e quando sei triste e arrabbiato tiri fuori tutto quello che senti e senza paura lo riesci a mettere per iscritto senza temere il giudizio degli altri forse perché peggio di così non può andare oppure semplicemente perché è così che deve andare e basta» dico mentre ripongo il mio libro bello zaino.
«Wow intenso, davvero molto intenso» dal suo viso trasparisce della perplessità, lo si capisce da come guarda dritto davanti a sé poi riprende tornando a guardarmi «io sono Karl, piacere di conoscerti Emma». Doveva aver letti il mio nome sullo zainetto quindi non rimango sorpresa più di tanto.
«Il piacere è mio».
Rimaniamo entrambi a guardarci, come se ci stessimo studiando a vicenda. Fa caldo, il suo sguardo mi soggezione e per me diventa tutto più caldo. Basta, fa troppo caldo, ho bisogno di un gelato e di un ventilatore. Mi alzo di scatto, afferro il manubrio della bici e vado via senza dire nulla per il puro motivo che oltre ad un ciao che gli ho detto non sapevo che dire per cui non ho aperto bocca più di tanto. Lui è rimasto lì seduto sulla panchina interessandosi a qualcosa e poi girandosi verso di me. Io non ho tolto lo sguardo da lui e quando mi guarda mi giro immediatamente. Quanto sono patetica. Avrà capito sicuramente che mi interessa in qualche modo. Ora sono tutta rossa e accaldata più del solito. Mi serve proprio un gelato. Mi giro l'ultima volta per vederlo, ma non c'è più. Quando torno a guardare avanti me lo ritrovo di fronte.
«Hai caldo?»
«Si nota proprio così tanto eh?» dico continuando ad arrossire. Ormai tra me e un pomodoro non c'è più differenza.
«Ti va qualcosa da bere o un gelato se mai?»
«Avrei da fare, però la mia risposta affermativa è no, cioè sì, è affermativa quindi è sì, perché è affermativa e il gelato va benissimo.» O mio dio, cosa cavolo sto combinado. Sono diventata incandescente come la lava, scotto e sto sudando come non mai.
«Allora andiamo.» Lui sembra non far proprio caso a tutte le stupidaggini che sto dicendo, e meno male. Mi accompagna ad una gelateria, ed è lui stesso a servirmi.
«Tutto quello che vuoi. Cosa preferisci? Cono o coppetta, o preferisci un frappé?»
«Quanto costa il frappé?»
«Oh ma che ti importa di quanto costa offro io. scegli i gusti piuttosto, ne puoi scegliere due.»
«Pesca e cocco.»
«Combinazione esotica... grande.»
Fatti i frappé, uno per me e uno per lui, ci sediamo ad un tavolino.
«Quindi la gelateria è la tua?»
«Dei miei genitori.
«I tuoi che lavoro fanno?»
«Entrambi ingegneri.»
«Fantastico.»
«Già, così fantastico che dovrò passare tutta l'estate qui.»
«Ah quindi niente mare?»
«No, sono pieni di lavoro fino al collo.»
«Ah. Vabbè avrai qualche amica con cui passare del tempo, no?»
«No.»
«Almeno fratelli o sorelle?»
«Figlia unica.»
«Ah beh. Sei proprio messa male eh.»
«Lo so.»
«Sai, anche io passerò la maggior parte della mia estate in città.»
Yee, almeno so di non essere l'unica sfigata a passare 3 mesi così.
«Ti va di passarla assieme?» mi chiede così, su due piedi.
«Anche tu non hai amici o fratelli?»
«Li ho.»
«Ah allora sarai impegnato con loro.»
«Se fossi impegnato con loro non te l'avrei chiesto, ti pare?»
«Hai ragione.»
«Allora dimmi che la tua risposta affermativa è no, che in realtà è un sì?»
Ed io che pensavo avesse ignorato quello che avevo farfugliato prima, e invece no e avvampo di nuovo. Annuisco per dire sì perché sono troppo imbarazzata per parlare. Poi lo saluto e vado via. Sono ancora tutta rossa, lo sento, e stavolta non mi giro a guardarlo. Sono contenta però, ho trovato un "amico" con cui passare le vacanze.

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Summertime
Storie d'amoreSomewhere in Southern Italy L'estate per alcuni adolescenti è il tempo dell'amore. Chi non ha mai avuto una cotta estiva? Emma è una ragazzina, dolce e riservata amante delle poesie e dei film romantici americani, non ha fratelli e ha poche amiche...