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Il libro è ancora lì sul comodino, sono passate settimane e ancora non ho avuto il coraggio di chiedergli di leggerlo insieme. Speravo mi chiedesse se avessi letto qualche sonetto, non so, magari così avrei potuto cogliere la palla al balzo e chiederglielo, ma nulla. Intanto però non ci sono giorni in cui non stiamo assieme. In queste ultime settimane non abbiamo fatto altro che passeggiare insieme per il parco parlando del più e del meno e quando il più e il meno finiva, camminiamo anche senza parlare come se l'unica cosa che importa è stare insieme. Un giorno è lui a rompere questi attimi di silenzio.

«Hai mai provato ad andare in skate?»

«Mai.»

«Ti va di provarci ora?»

«Ehm. Sì.»

«Bene, andiamo a prendere lo skate a casa mia.»

Quando arriviamo a casa sua, appena entrata, mi trovo sua madre, bella come lui, stessi occhi color nocciola, stessa nuance di castano e un sorriso così caldo e dolce, proprio come il suo quando sento che mi guarda... okay, devo smetterla, ma non ci riesco, non riesco a resistere a quel sorriso, quel maledetto sorriso. Non so esattamente cosa dirle, ma mentre apro bocca per dire almeno ciao mi zittisce parlando.

«Tu devi essere Emma.»

«Sì.» rispondo timidamente.

«Karl ci ha parlato molto di te.»

«Ah davvero» e avvampo per l'ennesima volta. Che stupida, non so perché ma credo che penserà che sono questo: un'emerita stupida ad arrossire ogni tre per due. Ma oddio, ha parlato di me alla sua famiglia, come amica ovvio, e loro l'hanno ascoltato, mica come mia madre e mio padre che non appena apro bocca o squagliano o cambiano argomento e parlano di lavoro. Non so se sia una cosa volontaria o meno, so solo che mi fa incavolare da morire. Per carità, sono brave persone e provvedono in tutto e per tutto per me, ma a volte vorrei solo un po' di attenzioni e passare del tempo con loro. Sogno irrealizzabile, svegliati Emma, pensano solo alla carriera e al lavoro, davvero ti aspetti che guardano proprio te? Appena torna Karl con skate, casco e protezioni ritorno coi piedi per terra e lascio questi pensieri da parte. Salutiamo sua madre e ritorniamo al parco. Mi fa salire su quella tavoletta con le ruote con addosso tutti gli arnesi che si era portato appresso.

«Davvero devo usare tutto questo?»

«Devi metterli come precauzione così eviti di farti del male.»

«Davvero pensi che cadrò?»

«Mi sembra un film già visto questo.»

Gli feci una linguaccia poi provai ad andare avanti con le ruote tenendomi in equilibrio e... puff, cado a terra e lui scoppia a ridere. Metto il broncio perché già so che dirà che aveva ragione ma scappa anche a me un risolino.

«Avevo ragione.»

«Daii, basta ridere - gli dico imbronciata - aiutami piuttosto a capire come si fa.»

Cado altre volte ma non fa nulla. Ogni volta mi rialzo e lui prende dolcemente con le sue mani sicure la mia vita e mi mantiene finché non sono sicura di poter andare da sola, ma quando mi lascia cado di nuovo a terra. Tutte quelle botte sul sedere alla fine sono servite perché ho imparato ad andarci, ma preferisco di gran lunga la bici allo skate. Almeno sono stata del tempo con lui, nonostante il sedere dolorante sono stata con lui - sì fa un po' ridere questa cosa, non so bene il perché, ma okay. Stavolta decide di accompagnarmi a casa. Dannazione Emma, invitalo a salire in camera, così vedrà il libro e potrete leggero assieme, dai Emma. Ma non ce la faccio, quel "salire in camera" mi sembra un invito a ben altro che alla lettura di un libro di poesia quindi lascio perdere. Prima di andare lascia il suo skate davanti la porta.

«Questo skate è nuovo, me lo hanno regalato i miei genitori per il mio compleanno lo scorso anno, è nuovo e mai usato, però ho deciso di darlo a te.»

«Ma è tuo!»

«Appunto, è mio e decido io cosa farne,e voglio che lo tenga tu. Pensalo come un primo regalo da parte mia.»

Insiste finché non prendo lo skate con me.

«Grazie» mormoro sottovoce e arrossendo leggermente. Allora è per questo che ha voluto insegnarmi ad andare un skate.

«Di nulla» dice salutandomi per poi andare via dalla parte opposta in cui siamo venuti. Salgo di fretta in camera e lo osservo dalla finestra fino a quando non lo vedo più - anche se sarei disposta a salire sul tetto col binocolo per vederlo ancora, poi lui mi vedrebbe e cadrei dal tetto per direttissima per la vergogna -. Allora mi giro a vedere lo skate in un angolo della camera: il primo regalo dal mio "amico", chi lo avrebbe mai detto

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