Trentadue

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Jin scese per primo dalla macchina.

I suoi occhi vagavano gelidi per il cortile, stipato di uomini che puntavano tutti contro di lui.

Uno degli uomini si fece avanti, un sorrisetto dipinto sui suoi lineamenti. 

"Bene bene bene, se non è Kim Seokjin." 

"E tu chi dovresti essere?"

L'uomo era ovviamente aggravato dalla calma e dall'aura indifferente di Jin. 

"Sembri calmo nonostante il fatto che la tua cagna sia attualmente nelle nostre mani."

"Di cui ti pentirai molto presto." Jin fece un sorrisetto mentre il resto dei ragazzi scese e si mise in piedi dietro di lui.

Erano alti e orgogliosi, ognuno con un'espressione di noia o di semplice vuoto.

Gli uomini, nonostante la posizione di sopravvento in cui si trovavano, iniziarono a muoversi a disagio.

Gli uomini li avevano intimiditi, nonostante ce ne fossero solo sei su probabilmente duecento di loro li. 

"Lasciami andare al sodo." Disse Seokjin freddamente. "Tu ci restituisci il nostro portatore e noi non ti uccidiamo."

"Divertente. Sembri essere cieco, Seokjin. Per quanto vedo..." L'uomo si guardò intorno. "Duecento di noi e..." si voltò di nuovo verso Jin, sorridendo crudelmente. "Sei di voi."

"Non ci ha mai fermato prima."

"Oh? Sei tremendamente audace. Ma questa non è la convention delle femminucce, Seokjin. Sei nel nostro territorio ora. E nessun estraneo come te potrà mai essere al comando."

"Ma io si, nin lo sono? Mentre giochi sporco e strisci per terra come vermi, diventiamo solo più potenti. Ho pubblicamente preso il controllo, ho fatto firmare a ogni singola famiglia il mio nome e riconoscimento."

"Non l'abbiamo fatto. E noi siamo la famiglia più importante là fuori.  Niente diventa legge finché non lo diciamo noi."

"La tua famiglia non significa nulla ora. È meglio che ti alzi e consegni il portatore prima di morire."

"Non puoi fare un cazzo." Gli uomini dietro la testa degli altri sogghignarono, tirando fuori la sua pistola. "Com'è? Te ne vai dal nostro paese e torni da dove cazzo sei venuto, e noi lasciamo vivere la tua puttana, com'è suona?"

"Penso che suoni come un patto da codardi." Il silenzio riempì il cortile, Jin rimase calmo e un po' condiscendente nei confronti dell'uomo di fronte a lui.  "E chi sei tu per fare richieste? Non sei niente. Nessuno. Sei al di sotto di me e dovresti essere contento che ti dia anche solo l'ora del giorno. Ora levati dal cazzo."

"Tu stronzo-"

"Provaci puttana." L'uomo si irrigidì.  Aveva alzato la pistola e l'aveva puntata contro Jin in meno di due secondi.

E in meno di due secondi aveva un coltello contro la gola.

Hoseok era in piedi dietro di lui, sorridendogli su un lato del viso.

"Io ti sfido." Sussurrò l'uomo. "Sparagli." 

L'uomo iniziò a tremare, impaurito ora. Sei uomini non dovrebbero essere così terrificanti. Aveva duecento uomini a sostenerlo, quindi perché cazzo erano sei uomini così intimidatori!?

"Ti spareranno." L'uomo ribolliva di rabbia. "Se mi uccidi, muori."

"È il mio lavoro." Rispose Hoseok.  "Dovrei morire per Seokjin, quindi non mi interessa. Almeno allora il mondo si libererà di un altro topo."

Hoseok sapeva che quest'uomo non voleva morire. Era l'ultima cosa che voleva, così non si sarebbe mosso.

"Ora metti giù la tua cazzo di pistola e conducici dentro."

L'uomo era un codardo. Abbassò la pistola.

Hoseok sbuffò, roteando gli occhi. Tanto per la lealtà. Pensò mentre l'uomo si voltava.

"Dì loro di stare giù."

"State giù." Jin e gli altri li seguirono mentre si dirigevano verso la villa.

Quest'uomo era un codardo e un traditore. Qualunque uomo di Jin, non importa quanto in basso nella gerarchia, morirebbe per loro.

Non avrebbero mai scelto la codardia alla famiglia che servivano. 

Quest'uomo era una patetica scusa per un essere umano.

Si fecero strada all'interno, superando tutti gli uomini armati che non facevano nulla.

Anche loro erano codardi.

Se il loro superiore stava palesemente tradendo coloro che serve, avrebbero dovuto farsi avanti e prendere in mano la situazione.

Eppure rimasero semplicemente in piedi a guardare mentre il nemico entrava con il valzer nel palazzo. 

Codardi.

Tutti loro.

Hoseok continuò a tenere il coltello alla gola dell'uomo, dicendogli di condurli dove era tenuto Taehyung.

Si avvicinarono a una porta e l'uomo la indicò.

"Lì dentro." Espirò. Hoseok ghignò.

"Grazie." Premette più forte il coltello contro la gola dell'uomo e questo fu preso dal panico.

"A-aspetta! Hai detto che non mi avresti ucciso-"

"Quando mai l'ho detto?"

Hoseok mosse rapidamente la mano sulla gola dell'uomo, seguito dal coltello, e l'uomo cadde a terra, gorgogliando e stringendosi la gola mentre lottava per  respirare, ma fallendo miseramente.

Il sangue gli riempì i polmoni, annegandolo finché non smise di muoversi del tutto, morto.

Hoseok si allontanò e si fermò dietro Seokjin con gli altri mentre si avvicinava alla porta.

Posò la mano sulla maniglia e l'aprì  dolcemente, passando attraverso.

December (VxBTS) Traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora