Prologo

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Siamo nel 1295, periodo conosciuto come Basso Medioevo.

Ci troviamo in Gran Bretagna, precisamente a Nottingham.
La cittadina è piccola, popolosa e molto povera, soprattutto sotto il regno del Principe Giovanni d'Inghilterra, chiamato anche Principe Giovanni Senzaterra.

Non è un Principe amato dal suo popolo e se vogliamo dirla tutta non è un Principe nemmeno di fatto. È il fratello di Re Riccardo, chiamato Cuor di leone poiché il suo grande coraggio gli è valso più di una volta onori e rispetto da parte del suo popolo.
Lui è un Re amato.
Il fratello, Giovanni, è salito al trono dopo la sua partenza per combattere nelle Crociate e da allora ha portato povertà, tristezza e disperazione nel popolo.
Con tasse elevatissime, regole rigide e severe da rispettare, il popolo è ormai stanco e affamato.
La Grande Crisi è arrivata per la città di Nottingham e si aggraverà solo di più nel corso degli anni poiché il re avaro ed egoista è disposto solo a peggiorare.

Siamo nella piazza principale della città in questo momento.
Carri pieni di cibo da vendere, tessuti, lane, strumenti da lavoro e quant'altro stanno sfilando nella piazza grazie alla forza dei cavalli che li trainano.
Ci sono artigiani, commercianti e compratori. Balie, servi, cuochi. Insomma tutti sono lì in quel momento. Persino dei bambini che giocano e delle lavandaie che puliscono i panni nella fontana.

Sono tutti riuniti li, nel luogo di ritrovo della città.

Al centro esatto della piazza, in mezzo a tutta quella folla di persone indaffarate nei loro affari, c'è un piano rialzato in legno.
Una sola attività si svolge lì sopra, l'urlatore di corte vi sale per informare tutti i presenti nel luogo delle notizie del giorno, approvate dal Pricipe Giovanni in persona.

È in quel momento che un ragazzo di non più di tredici anni, magro e vestito in maniera consona al suo ruolo, vi sale e si schiarisce la gola.

Le poche persone che lo hanno visto si avvicinano a lui per ascoltarlo, chiamando i loro vicini.
È così che la folla intera si ammutolisce per ascoltare le notizie del giorno.

-Udite, udite!- urla il ragazzo a gran voce -Sono ricercati tre ragazzi considerati ribelli dal Principe Giovanni d'Inghilterra. Si cercano con la massima urgenza, vivi o morti. Sono tre fuggiaschi, con archi e frecce. Chiunque abbia notizie di loro o li veda da qualche parte è obbligato subito a portarli a palazzo!- disse concludendo il suo discorso.
La folla non notò il momento in cui scese dalla pedana per andare via. Erano tutti troppo impegnati a discutere della nuova notizia sui fuggiaschi e su quali dei tanti crimini potessero aver commesso per scatenare l'ira del Principe Giovanni, al punto da volerli morti.

Le risposte alle tante domande che si fece la popolazione ebbero una risposta nei mesi successivi, quando l'urlatore di corte tornò più volte sulla pedana.

La seconda volta scoprirono che i tre fuggiaschi rubassero solo ai nobili.
La terza volta che il loro numero fosse aumentato a cinque fuggiaschi.

La popolazione scoprì anche, ma questo il Principe non lo seppe subito perché venne a conoscenza del fatto solo molti mesi dopo, che i soldi dei nobili andavano dritti dritti nelle tasche dei più poveri.

Quando il Principe decise di giustiziare diversi di questi, proprio nel momento in cui la leva dell'impiccagione stava per essere abbassata, una freccia fendette l'aria fino a conficcarsi nel legno della struttura.
Cinque frecce, subito dopo, ruppero le corde che tenevano legate quelle povere persone per liberarle.

Nella prima freccia c'era un pezzo di pergamena conficcato. Quando il Principe in persona scese dal suo trono di legno sugli spalti, da cui godeva dell'esecuzione mattutina, prese il pezzo di pergamena e lesse:

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