𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝟒𝟒

23 3 0
                                    

Cerco di prendere sonno, ma le parole di quel ragazzo non fanno altro che risuonarmi nella mente. Non lo sopporto, ma c'è qualcosa in lui che mi incuriosisce. 

Mi rigiro di continuamente nel letto e noto che il sole sta sorgendo, quindi decido di alzarmi e fare la cosa che adoro di più al mondo: scaldare una bella tazza di caffè, sedermi sul davanzale della mia finestra e ammirare le prime luci del mattino. Non è la prima volta che mi capita di rimanere sveglio tutta la notte. Può essere seccante e brutto, soprattutto se il giorno dopo la scuola ci aspetta, ma io amo questi momenti perché grazie all'alba rimane vivo in me il ricordo del mio vecchio migliore amico. Ero con lui sulla terrazza di casa la mattina in cui mi disse che se ne sarebbe andato a causa di una grave malattia. Mat è stata la mia salvezza dalla depressione durante le scuole medie. Se quel giorno non fossi inciampato davanti alla sua classe mentre lui usciva, probabilmente non l'avrei mai conosciuto.

La sveglia suona. Mi vesto, abbinando dei jeans strappati a una felpa larga nera, e scendo di sotto.

"Giorno figliolo. Dormito bene?", chiede papà.

"In realtà non ho proprio dormito"

"Che succede piccolo mio? Brutti pensieri?", domanda mamma accarezzandomi i capelli.

"No tranquilla. Mi accompagni anche oggi?"

"Certo, prendo le chiavi e andiamo"

Sono fortunato ad avere una famiglia così. Siamo un po' strani, ma per il resto ci vogliamo bene.

Arriviamo davanti alla scuola, e vedo Matteo che mi aspetta con un sorriso stampato in faccia. Che avrà combinato?

"Ciao mamma"

"Buona giornata"

Vado incontro al mio migliore amico.

"Come mai così felice oggi?"

"Ho visto una gnocca pazzesca entrare dal cancello prima e ci siamo guardati"

"Le hai parlato?"

"Ma per chi mi hai preso?"

"Chiedevo", dico alzando le mani.

"Lo farò, prima o poi. Comunque, guarda chi c'è vicino alla porta", sussurra indicando il portone principale. Quel tipo, con i suoi amici, che prendono di mira un ragazzo bassino con gli occhiali.

"Passiamo dal retro, non mi va di scontrarmi con lui"

E anche oggi le lezioni si sono concluse senza problemi. Ho conosciuto quasi tutti i professori, manca solo matematica. Mi arriva un messaggio da mia madre.

Ciao piccolo. Tarderò un po'. Aspettatemi dentro.

"Hey Mat"

"Tommasino"

"Mi ha avvisato mamma. Dice che arriverà più tardi"

"E' perdonata"

"Che viscido. Vado in bagno", esclamo ridendo, avviandomi verso i servizi in fondo al corridoio. Entro, credendo di essere solo, ma qualcuno chiude a chiave la porta alle mie spalle.

"Ciao ragazzino". Oh no. Mi volto verso di lui. Anche oggi vestito di nero.

"Ancora tu cosa vuoi?"

"Divertirmi"

"Cerca da un'altra parte il divertimento", dico cercando di aprire la porta.

"Cerchi questa ragazzino?", chiede lui agitando la chiave.

"Fammi uscire"

"No"

"Devo andare a casa"

"Ma tua mamma arriverà in ritardo o sbaglio?"

"Mi stai spiando per caso?"

"Ovviamente. Devo assicurarmi che non parlerai riguardo ciò che ci siamo detti"

"Ho promesso che non l'avrei fatto"

"Bravo il mio ragazzino", dice per poi avvicinarsi e darmi un bacio sulle labbra. 

"Ma che cazzo fai? Era il mio primo bacio stronzo", urlo tirando pugni sul suo petto, che però, data la mia scarsa forza fisica, non li fanno provare alcun dolore.

"Onorato", risponde per poi aprire la porta e andarsene.

Sono fottuto.

Serendipity 𝓢𝓮𝓬𝓸𝓷𝓭𝓪 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora