"Piaciuto il pranzo ragazzino?"
"Si molto. Ora dove andiamo?"
"Decidi tu"
"Facciamo un giretto?"
"Agli ordini"
Lo accompagno in un parchetto, vicino al ristorante, dove sono cresciuto insieme ad altri bambini, diventati ragazzi per me indispensabili, con i quali esco quando sono triste. Sono strani, ognuno con i propri difetti ma con un lato del loro carattere che li rende speciali, uno per uno.
"Che posto è questo?"
"Ci venivo spesso quando ero piccolo. Passavo interi pomeriggi su quello scivolo e giornate su quell'altalena"
"Allora siediti li. Ti spingo io". Faccio come mi ha detto, e appena muove l'altalena, le mie guance vanno a fuoco. Mi porta in alto, posso distinguere le forme delle nuvole, e associarle tutte ad una figura in particolare.
"Può bastare. Accomodati anche tu"
Rimaniamo a dondolare osservando il sole dell'autunno che piano piano scompare dietro le colline.
"Parlami di te ragazzino"
"Non puoi chiamarmi semplicemente Tommaso?"
"No. Avanti, racconta qualcosa di interessante"
"Ok. Che cosa vuoi sapere?"
"Non so, della tua famiglia, amici, cotte"
"Beh. Sono figlio unico e frequento una compagnia dagli anni delle elementari. Esco poco, anche perché i miei genitori sono abbastanza protettivi, ma comunque sono fatto io così. Non amo stare in mezzo alla gente"
"Hai un ragazzo?"
"No, mai avuti, aspetto la persona giusta. Per questo mi sono arrabbiato tanto quel pomeriggio nel bagno"
"Che pappamolla"
"Tu non credi nel vero amore?"
"No"
"Io so veramente poco di te, Dane. Ora è il tuo turno"
"Vivo con mia madre. Ho un fratello più piccolo, ha 5 anni"
"Che dolce"
"E' una peste". Rido alla sua risposta.
"Hai deciso cosa fare sul tuo orientamento?"
"Ancora no"
"Ok". Ritorniamo a fissare l'orizzonte, ormai buio. "Devo tornare a casa"
"Ti accompagno"
Durante il viaggio di ritorno, osservo ogni particolare di questo ragazzo. La sua mascella definita, un filo di barba, tocco il petto muscoloso, quel piccolo neo vicino al sopracciglio sinistro. Mi perdo a guardarlo e nemmeno mi accorgo che ha accostato davanti al cancello di casa. Scendo e gli porgo il casco.
"Grazie per il pranzo"
"Grazie a te ragazzino. Ci vediamo domani a scuola"
"Certo. A domani"
"Ciao Tommaso". Lo osservo incredulo mentre riparte. Credo che in quel ragazzo ci sia del buono, e piano piano si sta sciogliendo quello strato di ghiaccio che circonda il suo cuore.
STAI LEGGENDO
Serendipity 𝓢𝓮𝓬𝓸𝓷𝓭𝓪 𝓹𝓪𝓻𝓽𝓮
Short StoryTommaso, figlio amato e adorato da tutti, sta per affrontare un nuovo cammino, una nuova tappa della sua vita: le scuole superiori. Per altri un gioco da ragazzi, per lui una tortura. Dovrà superare molti ostacoli, tra i quali la sua omosessualità...