𝖷𝖷𝖷𝖵 𝖢𝗁𝖺𝗉𝗍𝖾𝗋 - 𝖨𝗇𝗇𝗈𝖼𝖾𝗇𝖼𝖾

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"Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto quanto quello della schiavitù. L'unica differenza è che si paga con piacere e con un sorriso... anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime." - Paulo Coelho.


Quella notte, Mooney decise di tenere chiuso il locale. Non ebbe la forza di lasciare sola la figlia in uno stato tanto deplorevole. Voleva che fosse il suo e, non il volto di uno dei suoi uomini, il primo che la ragazza avrebbe visto una volta sveglia. Quello di sua madre o così si considerava. Non importava se non l'avesse partorita, rimaneva lei la donna che si era prodigata per proteggerla dalla crudeli grinfie del padre. Non Elizabeth Crane. Non una donna qualsiasi. Ma lei. Liz non era abbastanza forte per questo mondo, mentre Isaac venne arrestato subito dopo la fuga di Dahlia. Si trovava nel penitenziario di Blackgate per violenza domestica su minore e tentato omicidio. Non ne sarebbe uscito facilmente, se n'era assicurata personalmente.

Fish decise di tenerle la mano a lato della barella, su cui il corpo della ventunenne era stata adagiata, per tutto il tragitto in ospedale

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Fish decise di tenerle la mano a lato della barella, su cui il corpo della ventunenne era stata adagiata, per tutto il tragitto in ospedale. Il suo cuore si spezzò al pensiero che la figlia avesse rivissuto l'incubo della sua adolescenza. Il dubbio che l'avessero toccata e posseduta senza il proprio consenso finì per consumarla. Era stata così presa a organizzare una vendetta personale contro Falcone da dare per scontato una semplice festicciola tra ragazzi. L'odio e il forte profondamente risentito nei confronti dei due bastardi che minacciavano di rovinarla l'aveva accecata.

[...]

Dahlia trascorse l'intero crepuscolo su un lettino d'ospedale, sommersa dalle invadenti domande del medico e dei familiari. Rimase in uno stato di incoscienza per diverse ore, prima di poter focalizzare l'effettiva natura del suo ricovero. Negò categoricamente di sottoporsi a un test anti-stupro, proibendo alle infermiere di divaricarle le gambe e raccogliere dei tamponi. Quando le fu chiesto di raccontare quanto accaduto, si limitò a raccontare in modo superficiale gli eventi di quella sera, occultando consapevolmente il nome del mezzano dei fratelli Pike. Era talmente spaventata da desiderare soltanto di dimenticare il tocco villano del ragazzo. La vergogna era tale da rifiutarsi di sopportare un'altra mortificazione.

"Quelle s-sono per me? Devi aver speso una fortuna, sono splendide." chiese con fatica al fratello maggiore, accorso subito alla devastante notizia.

A pochi metri da loro vi era un mazzo composto da quindici rose rosse. "Erano già lì quando sono arrivato." spiegò in breve. Nessun biglietto. Nessun nome. Dahlia scrollò allora le spalle, senza dare il giusto alla faccenda. La scelta esatta del numero di rose rosse simboleggiava il perdono, tuttavia, a quel tempo, la ragazza non ne era a conoscenza e sottovalutò il gesto svenevole. Ma chi mai avrebbe potuto voler chiedere scusa alla ventunenne mantenendo rigorosamente l'anonimato?

Una volta che i medici le diedero il consenso di lasciare la struttura, quest'ultima non esitò a recuperare le poche cose che aveva lasciato nella stanza e uscire in fretta e furia da lì, dopo aver firmato i documenti necessari per la dimissione.

Gotham - The Snake CharmerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora