"Le cicatrici servono a ricordarci che siamo sopravvissuti. qualunque fosse il nostro inferno, che fosse di ghiaccio o di fuoco, l'abbiamo attraversato e ne siamo usciti. Le cicatrici servono a ricordarci gli ostacoli superati, l'impegno profuso: dimostrano quanto quel viaggio fosse difficile, provano il nostro coraggio e la nostra forza. Dicono che abbiamo scelto di rischiare, di sperare, che abbiamo scelto di vivere nonostante tutto e che, per questo, abbiamo vinto." - Alessandra Massimini.
Dahlia si trovava sul retro del night club, una ventina di minuti prima dell'orario di apertura, per controllare l'operato di Butch, il braccio destro dell'unica figura materna che avesse mai veramente conosciuto, Fish Mooney.
Elizabeth "Liz" Crane, per quanto amorevole fosse stata con lei nei suoi primi anni di vita, fu sopraffatta dalla tristezza. L'umiliazione subita dal marito, che tanto fingeva devozione verso i suoi doveri coniugali e le regalava dolci parole farcite di veleno, sembrò aggravare la situazione medica della donna. Era malata da tempo.
Iniziò col dimezzare i pasti e aumentare le ore di sonno, così come gli antidepressivi. Li assumeva regolarmente con grande disappunto del marito, il quale sosteneva fossero soltanto una spesa eccessiva. L'uomo, quasi imbarazzato dalle condizioni della moglie, scelse di utilizzare come premi da esposizione le prostitute che assoldava in cambio di denaro per sostuirla di fronte a chiunque provasse ancora un briciolo di stima nei suoi confronti.
La malattia cominciò a degenerare e, nonostante gli sforzi dei figli ancora troppo piccoli per poter prendere le redini di casa, la diagnosi rimaneva immutata. Fu Dahlia, all'età di cinque anni, a trovare il corpo della madre penzolante e con un cappio stretto intorno al collo. Elizabeth si era gettata giù da una lunga scalinata, rompendosi all'istante l'osso che le permetteva di vivere. La bambina non emise alcun suono, nessun grido. Non dimenticò mai come i poliziotti tentarono di allontanarla dal cadavere, mentre lei si dimenava al loro tocco e stringeva disperatamente la caviglia della madre per non doverla lasciare andare. Nemmeno Rafael riuscì a dissuadere la sorella minore ad allontanarsi, tant'era ostinata e ferita nel profondo.
La vita dei fratelli Navarro finì per peggiorare a grandezza d'onda. Isaac non si limitò più a fare da intermediario tra un carico di merce di droga all'altro, ma approfittò delle dimensioni del suo appartamento per ricreare un vero e proprio locale a luci rosse.
Gli sguardi maliziosi e le toccatine fugaci che i clienti davano alla minore dei figli dell'uomo macchiarono in modo irreversibile la sua innocenza.
Le mani di un gigante avevano raccolto dall'albero un frutto ancora troppo acerbo, impedendogli così di crescere.
Molto tempo dopo, una donna di colore trovò una ragazzina di sedici anni nascosta dietro il cassonetto di un nightclub. "Chi ti ha fatto questo?" Il corpo della giovane mostrava contusioni e segni di lotta, mentre la testa era sporca di sangue secco e ciocche di capelli rigidi come fili di paglia vermigli. Non ebbe neppure la possibilità di controllare se vi fosse un taglio da dover ricucire che iniziò subito a urlare presa dal panico. Servirono una manciata buona di minuti per convincere la ragazza ad entrare a casa sua. Fish Mooney si occupò di lei dopo anni di abusi e maltrattamenti, prendendola sottobraccio. Non aveva figli, né voleva affidarsi alle cure di un uomo. Era nota per essere una donna forte e indipendente, nascondendo anche un odio inspiegato per il sesso opposto. "Hai qualcosa di minaccioso negli occhi, bambina.. Un luccichio affascinante. Vuoi vendetta, lo sento. Te lo prometto, un giorno otterrai tutto ciò che desideri. Ed io sarò lì ad aiutarti." La rassicurò Fish. "Perché? T-tu non mi conosci." "Una donna forte ne riconosce un'altra quando la vede, mi chiedo che cosa si nasconde dietro quel tuo bel faccino d'angelo."
[...]
Il compito dato a Butch doveva essere semplice, un pestaggio. Niente a cui Dahlia non fosse abituata, ma l'entusiasmo dell'omone finì per procurare al povero disgraziato più di una semplice costola rotta. "Mi dispiace. Odio fare da guastafeste, ma credo sia sufficiente per stasera." Affermò la ragazza con una certa indifferenza per la sorte dell'uomo steso a terra ormai privo di sensi. Ottenne solamente un brontolio in risposta, come un bambino a cui era appena stato tolto un giocattolo dalle mani."Uomini, un classico." replicò una terza persona e, sebbene il proprietario della voce le fosse familiare, seguì l'istinto di individuare la fonte del suono. "Selina, cosa ci fai qui?" gli occhi curiosi della corvina colsero una figura minuta nell'ombra, permettendo ai suoi lineamenti di addolcirsi alla vista della ragazzina. "Cat." La corresse lei, uscendo cautamente dal suo nascondiglio. "E anch'io sono felice di rivederti, Dahl." Aggiunse ironica. "Sei riuscita a fuggire ancora una volta dagli assistenti sociali?"
Selina Kyle aveva imparato, a causa delle circostanze, ad essere silenziosa e scaltra, specialmente mentre cercava di rubare a qualche malcapitato. Le due si erano conosciute in una situazione analoga, durante un mancato tentativo di furto da parte della minore. Da quel momento, Dahlia fece il possibile per prendersi cura dell'orfana di nove anni con i lacrimoni agli occhi e una montagna di riccioli che le ricadevano sugli occhi, impedendole spesso di avere una visuale chiara davanti a sé. Si sentiva in obbligo nei suoi confronti. "Non ho intenzione di finire a nord." La ventunenne giurò di aver sentito la voce di Selina spezzarsi, ancora aggrappata alla vivida speranza del ritorno di un fantasma.Un sospiro esausto lasciò le sue labbra, pregandola di non mettersi nei guai. Non più del necessario, quantomeno. "Questa é Gotham, Dahl. Continuerò a sopravvivere, sono brava in quello." Non rimasero a conversare ulteriormente, per via del poco tempo a disposizione che aveva prima che la madre adottiva si accorgesse della sua assenza nella preparazione dei piani di fine giornata. La salutò con un cenno della mano, prima di tornare dentro il locale e ignorare che, quella stessa sera, a pochi isolati di distanza da lei, sarebbe avvenuto l'impensabile. Qualcosa che avrebbe cambiato le sorti di Gotham per sempre. Sarebbe iniziata una guerra senza fine e il sangue degli innocenti avrebbero tinto le strade di un angosciante rosso scarlatto.
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Gotham - The Snake Charmer
FanfictionE ciò che sembrava solo l'inizio di una bella storia d'amore, di una giornata trascorsa come le altre a pianificare la vendetta contro i propri nemici era, in realtà, l'inizio della fine. OCxOC