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Thomas non era l'unico a non riuscire a dormire. Grace si alzò dal letto e indossò il suo mantello nero. Fuori era in corso una tempesta e il vento ululava. Scese nella sala da gioco e osservò fuori dalla finestra: le gocce di pioggia alimentavano le onde del mare, che sembravano così potenti da riuscire a sommergere l'intero castello. Grace pensò che era il momento di affrontare se stessa e di non nascondersi più: amava Charles St. Cleeve. Lo conosceva fin da bambina, era stato il suo primo amico a Edimburgo e sin dal principio erano stati l'uno per l'altra il pezzo mancante del loro cuore e della loro anima. Eppure, come era accaduto la sera precedente sulla scogliera, Grace fuggiva da lui. Lei era sempre stata una creatura impulsiva, faceva a pezzi cose e persone, e pretendeva che fossero gli altri a ripulire la sporcizia che aveva lasciato in giro. Una voce dentro di sé le diceva di non fidarsi di St. Cleeve e di andarsene immediatamente da quel castello. Ma come? Era posizionato su una piccola isola scozzese circondata dal mare aperto perennemente in tempesta. Doveva attendere lì. Aspettare impotente gli eventi futuri. E adeguarsi a ciò che il destino le riservava, come d'altronde aveva sempre fatto. Il suo grande peccato era questo: non aveva amato suo marito. Anzi, lo ripugnava. L'aveva sempre odiato, fin da quando suo padre gliel'aveva presentato, tutto agitato per il fatto che sua figlia sarebbe diventata la lady più ricca di Londra. Lei e il suo peccato inespiabile.... La più grande condanna....

Immersa in queste riflessioni, Grace sobbalzò al contatto di una mano sulla sua spalla, e sussultò quando vide Rosanette in piedi di fronte a lei.

"Miss Grace, devo parlarvi. Colgo l'occasione ora, perché difficilmente siamo sole. Volevo discutere con voi dei nostri passati capricci adolescenziali." Disse la fanciulla con un sorriso colmo di sarcasmo. "Inutile fare dell'ironia in questa situazione, Rosanette. So benissimo che volevate sposare il mio defunto marito fin da quando avevate sedici anni." Rispose a bassa voce Grace.

Rosanette si eresse in tutta la sua altezza. Si buttò i riccioli biondi dietro la schiena, poi parlò:" Oh, sicuramente non era un cattivo partito. Certo, Lord Luxor era un vecchio repellente ma.... Credo che le diecimila sterline potevano tranquillamente compensare, le loro attrattive erano indiscutibili. Non credete?"

"Se fosse stato per me potevate sposarlo subito, io mi dicevo fin da bambina che mi sarei sposata solo per vero amore. Se non lo trovavo, allora meglio rimanere zitella." Bisbigliò Grace come se volesse parlare solo a se stessa.

Rosanette scoppiò a ridere. "Queste sono solo sciocchezze, Grace!" disse. "Volevate sposare solo il vostro vero amore? E chi era? St. Cleeve forse?" socchiuse gli occhi e un sorriso soddisfatto si fece strada sul suo viso.

"Non so proprio di cosa stiate parlando." Esclamò Grace cercando di fingersi sorpresa.

"Via, Grace, ve lo si legge in volto. Inoltre pensavate che non vi avessi visti ieri sera sulla scogliera? Oh, che scena romantica! Il vostro valoroso cavaliere non aveva atteso un secondo ed era subito accorso per proteggervi!"

Grace non parlò. Sentiva il bisogno urgente di piangere. "Non penso che St. Cleeve sia abbastanza impavido da salvarvi, sapete? Ieri sera ho avuto un interessante colloquio con Mr. Day, ha un brutto presentimento su ciò che accadrà in futuro. E sono certa che lo abbiate anche voi."

Rosanette sorrise vittoriosa. Si inchinò, e corse via. Anche questa volta Grace si era lasciata modellare nelle mani degli altri come gomma. Un errore che non le costerà poco.

                     


Rosanette e Lady Blanche erano sedute sul sofà imbottito, mentre si dedicavano alla lettura e al cucito.

"Oh, Lady Blanche, mi mancano i pettegolezzi di Parigi! Mi sembra di essere in questo castello da anni e anni. Però ho una notizia freschissima e vorrei condividerla con voi." Disse Rosanette.

"E io gradirei molto sentirla, miss Rosy." Rispose Blanche cortesemente. Rosanette soffocò una delle sue solite risatine. "Miss Spenlow non si è fatta alcuno scrupolo ad incoraggiare le avances del conte St. Cleeve a distanza di pochi giorni dalla morte del marito." Blanche spalancò la bocca formando una piccola O decisamente graziosa.

"Come lo sapete?" chiese la Lady.

"Li ho visti ieri sera, Blanche. Erano sulla scogliera. Sembrava che St. Cleeve stesse facendo un discorso alquanto appassionato." Rosanette sorrise e alzò un sopracciglio.

"Oh, credo che Miss Grace sia molto confusa, poverina. Probabilmente St. Cleeve aveva abusato un po' troppo della sua fiaschetta di whisky ieri sera." Disse Blanche divertita. Entrambe scoppiarono a ridere.

La porta della sala si spalancò, mentre proprio il conte, l'oggetto dei loro pettegolezzi, faceva ingresso nel salone.

"Sembrate molto divertite, signore. Mi fareste l'onore di rendermi partecipe delle vostre risate?" commento St. Cleeve.

Rosanette prese la palla al balzo. "Oh, conte, stavamo parlando del nuovo pettegolezzo. E' strano avere notizie di cui conversare in questo luogo sperduto, non vi pare? Eppure qualcuno riesce sempre ad alimentare le mie chiacchiere." Rispose Rosanette.

"Interessante. E quale sarebbe la nuova diceria, Miss de la Motte?" domandò lui.

"Riguarda voi e miss Grace, conte. Ho visto il vostro te-a-tet ieri sera dalla finestra. Ovviamente non ho potuto udire le vostre parole appassionate.... Ma mi congratulo ugualmente con voi. La dichiarazione che ogni fanciulla sogna fin dall'infanzia."

St. Cleeve la fissava. Poi guardò la statuetta di oro zecchino appoggiata sul camino. Se non ci fosse stata Blanche, Charles l'avrebbe afferrata- sicuramente doveva essere molto pesante- e avrebbe ucciso la giovane provocatrice che aveva davanti.

Scacciò quel pensiero. Poi rispose, con una calma freddezza:" Non nascondo che miss Grace mi è sempre stata molto cara. La conosco da quando avevo dieci anni. La mia vita non sarebbe stata la stessa senza di lei."

"Oh, non metto in dubbio che Grace sia molto speciale. Ma penso che le diecimila sterline di Lord Luxor abbiano esercitato una forza attrattiva maggiore su di lei rispetto al vostro incontenibile amore, conte St. Cleeve."

Charles strinse i pugni, poi fece un sorrisetto ironico.

"Io so tutto, miss Rosanette. Tutta la verità."

La giovane impallidì. Poi si ricompose, ma non disse una parola. Via libera per St. Cleeve. Lui quindi continuò:" Come sapete, ho varie conoscenze a Parigi. I segreti hanno vita breve, e le voci girano alquanto rapidamente." Si fermò, per osservare l'effetto delle sue parole su Rosanette. Lei era impietrita. Perciò lui proseguì:" Se non erro avete sempre aspirato, fin dall'adolescenza, a un matrimonio col povero Lord Luxor. Siete stata la sua amante, mentre lui era sposato con Grace. Vi aveva anche proposto di fuggire insieme. Solo il timore di rovinare il vostro onore vi ha fatto rifiutare. Mi ricordate molto la cara Becky Sharp della Fiera della Vanità. Si girava il povero George fra le mani come un giocattolo. Sapete meglio di me che la reputazione di una donna è la più fragile e delicata delle cose umane. E specialmente, siete a conoscenza che il denaro, o la mancanza di esso, sono l'origine di tutti i mali del mondo."

St. Cleeve di fermò. Rosanette era completamente sbiancata.

"Ciò che ho detto è vero, oppure vi siete dimenticata di applicare il belletto stamattina, Miss de la Motte?" chiese lui sarcastico.

"Non sono ipocrita né bugiarda, conte. Ciò che avete dichiarato è la verità." Ammise lei.

"Siete stata voi ad avvelenare Lord Luxor, Madame. Lo so io, come lo sapete anche voi. O meglio, volevate avvelenare Grace, ma il fato ha posto un limite alla vostra malvagità." Dichiarò lui solenne.

"Io ho sempre voluto sposare Lord Edward, conte." Disse Rosanette deglutendo "Ma non ho messo io il veleno in quel maldetto bicchiere."

La fanciulla fece un inchino ed uscì. Lady Blanche aveva osservato tutto, ora era stanca di essere una spettatrice. Rosanette e St. Cleeve avevano giocato ottimamente le loro carte. Adesso era arrivato il momento di scoprire le sue.

Il segreto dei McGreyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora