XVIII.

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La mattina dopo, Thom scese per la colazione. Gli altri ospiti si stavano mettendo a sedere. Grace arrivò dalla cucina, appoggiando sul tavolo uova, pesce fritto, latte e costolette.

Thomas osservò le persone che mangiavano insieme a lui. Grace stava seduta eretta, quasi rigida. Tuttavia era molto calma, portava un leggero scialle sopra all'abito color panna di mussola. I suoi riccioli scuri, praticamente neri, le ricadevano sulle spalle. Ora li portava proprio come la fanciulle in cerca di marito: il periodo di lutto per Lord Edward, in cui lei era obbligata a tirarsi i capelli sul capo, strettissimi in uno chignon, era terminato. Adesso poteva tornare la bella e giovane Grace di un tempo. Più bella che mai.

St. Cleeve indossava il suo solito panciotto grigio, i riccioli color del grano si muovevano leggermente a causa del venticello proveniente dalla finestra.

Rosanette era agghindata di tutto punto, sfoggiava un abito rosa chiaro con un'ampia gonna a balze, il volto era tutto imbellettato, facendola sembrare una bambola di porcellana.

Lady Blanche indossava un abito verde pastello di mussola, attorno al collo portava un foulard.

Thom ammirò per l'ultima volta la sala da pranzo, era semplicemente magnifica. Le braci e i tizzoni ardenti di legna scoppiettavano amichevolmente nel caminetto, dal soffitto alto pendevano enormi lampadari tempestati di diamanti. Sulla lunga tavola vittoriana in mogano si ergevano maestosi candelabri in oro purissimo.

Thomas tossì, per attirare l'attenzione su di sé. Così cominciò a parlare:" Signori, sono molto emozionato di annunciarvi che domani partiremo da questo castello e potremo tornare finalmente a casa. A parte qualcuno di noi. Perché l'assassino si trova proprio qui a questo tavolo, questa faccenda è finita e risolta, signori. Ora, incoraggio il colpevole a dire immediatamente la verità e a frasi avanti."

Fissò gli altri quattro ospiti negli occhi. Ma nessuno fiatò. Thom emise una risatina nervosa.

"Esattamente come pensavo. Bene, allora faremo come dico io. Stasera ci riuniremo nella sala da gioco, dove tutto ha avuto inizio. Nulla è infinito, e ahimè, ciò che è cominciato deve anche finire. Propongo di indossare l'abito e la maschera della prima sera in cui ci siamo conosciuti. Subito dopo ce ne andremo via da qui. Ho già fatto preparare le barchette per ognuno di noi. A stasera, signori." Disse Thomas. Poi si alzò e uscì.


La resa dei conti era vicina. Sempre più vicina. Il castello era immerso nel silenzio, tutti stavano facendo il riposino pomeridiano in vista dell'intensa serata. Tutti stavano dormendo, tranne Lady McGrey. Prese dalla toletta il suo mantello e si incamminò lungo il corridoio. Doveva fuggire subito. Non poteva restare lì un momento di più. Si avvicinò alla porta d'ingresso. Ovviamente era chiusa a chiave. Le lacrime le bruciavano gli occhi già gonfi. Estrasse dalla tasca la forcina che aveva portato con sé, era si compiacque di se stessa, era stata veramente lungimirante. Provò a infilare la mollettina nella serratura, ma una mano la fermò.

"E' finita, Lady McGrey. Su, via, niente paura." Thomas era dietro di lei. La fece girare delicatamente e la accompagnò di sopra. Lei cominciò a piangere come una bambina, emettendo singhiozzi sommessi. Ma ormai doveva rassegnarsi. Arrivata nella sua stanza, si appollaiò ai piedi del letto dondolandosi come fanno i bebè. Era davvero finita.


Thomas osservò ammirato il suo riflesso allo specchio. Era vestito molto elegante, il panciotto nero gli donava molto. Si mise una mano tra i capelli per farne risaltare la lucentezza. Ed ecco l'ultimo tocco, la ciliegina sulla torta: la sua maschera nera.

Il segreto dei McGreyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora