XXIII

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Jungkook

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Jungkook

Cammino nervosamente per tutto l'ufficio, aspettando impazientemente che il generale Kim si decida di degnarmi della sua presenza.
Non che mi interessi o mi sia di urgente necessità vedere la sua faccia grossa e paonazza ma devo provare a fargli cambiare idea. Minacciarlo oppure mettergli davanti altre opzioni.

Io e Taehyung avevamo pensato a tutte le possibili soluzioni ma nessuna si era rivelata anche solo lontanamente possibile.
Prendere un'aereo e lasciare il Paese, non avrebbe risolto i nostri problemi. L'Organizzazione ci avrebbe inseguiti anche in capo al mondo pur di piantarci una pallottola in testa e vivere da fuggitivi non è mai il massimo.
Minacciare Kim o altri pezzi grossi, sarebbe stato anche peggio. Avrei solo messo ulteriormente in pericolo le persone che amo.

L'unica che sembrava un minimo abbordabile era anche la più letale. E non solo per me, per Heerin ma per tutti i cittadini del mondo.
L'avevo pensata io ma non l'avevo detta ad alta voce fino a quando non era stato Taehyung ad arrivarci. Mi aveva vietato categoricamente anche solo di prenderla in considerazione ma io non lo avevo ascoltato.
Quando mai l'ho fatto dopotutto. È per questo che mi sono quasi sempre messo nei casino.
Taehyung a volta è molto più impulsivo di me. Anche perché io non lo sono praticamente mai ma se c'è di mezzo Heerin, divento un rammollito.

«Oh Capitano, aspettavi da tanto?» esclama allegro il generale Kim, entrando nell'ufficio scortato da due agenti con tutta la tranquillità del mondo.
Mi sono sempre chiesto come facciano le cattive persone a vivere come se niente fosse. Come faceva ad avere sogni tranquilli mio padre dopo aver amputato arti a persone innocenti oppure pagato qualcuno per ucciderne di altrettanti? Con quale viscido coraggio e spavalderia si vantava dei suoi successi.
Con quale coraggio osava stare con mia madre o definirsi padre?
Io mi sento in colpa anche solo per aver dimenticato qualcosa quando vado a fare la spesa e questi maledetti bastardi se la passano meglio di me.

«Sono qui da mezz'ora» gli rispondo a tono. Ormai non ho paura di una loro reazione. Ho capito che Fenix mi vuole vivo per permettermi di uccidere Heerin e toglierla di mezzo. Probabilmente farei la stessa fine solo dopo aver ucciso lei. Cosa che non succederà.

«Mi dispiace di aver tardato. Stavo sistemando degli affari urgenti» sorrise misterioso, sedendosi sulla sua poltrona e avvicinandosi alla scrivania.
«Allora? Cosa ti porta qui Capitano?»

«Voglio contrattare. Anche se non è lei il capo dei capi» aggiungo ghignando di soddisfazione. Ho capito che Kim è uno a cui il potere piace. Ne è affamato, lo brama sempre e comunque e probabilmente si nutre solo di quello. Come un parassita. Perciò rimarcare il fatto che è un sempliciotto qualsiasi per l'Organizzazione, significa minare il territorio.

«E chi pensi di essere tu per contrattare con gente come noi?» dice non facendosi intimorire.

«Oh sono certo che il mio cognome sarà abbastanza per far bagnare molti fanatici dell'Organizzazione» rido divertito, sciogliendo le spalle per non dargli a vedere che sono nervoso.
«Mio padre è stato uno dei fondatori nonché braccio destro. Non lo sapeva generale?» gli chiedo, sapendo benissimo che lo sapeva già.

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