XXIV

495 43 13
                                    

5 anni dopo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

5 anni dopo

La città di Seoul era silenziosa.
Neanche il vento aveva il coraggio di sollevarsi dal terreno per non rovinare quel clima di pace e tranquillità che si respirava nell'aria.
Le macchine circolavano liberamente per le strade, in fondo era una città che non dormiva mai veramente però quel giorno sembrava che a tutte fosse stato applicato un silenziatore.
Non si sentivano i rombi, i clacson, il trillo che avvertiva i pedoni che potevano attraversare. Tutto taceva.

Il cielo stava iniziando a colorarsi grazie alla luce del Sole che sorgeva lentamente, spingendosi verso l'alto mentre la Luna, dall'altro lato, scendeva giù in picchiata, sparendo dietro l'orizzonte.
I pasticceri e i fornai si accingevano a finire la loro lunga notte di lavoro, gli impiegati si preparavano il primo caffè della giornata, i muratori erano già al lavoro per evitare il caldo soffocante dell'ora di punta, gli studenti aprivano timidamente gli occhi per prepararsi ad un altro giorno di scuola e gli insegnanti facevano la stessa cosa.

Era un giorno come un altro nella capitale sud coreana. Lo era eppure...non lo era del tutto.
C'era qualcosa che aleggiava nell'aria come un agrodolce sapore esotico. Un qualcosa di inaspettato ma desiderato, di odiato e amato al tempo stesso, di temuto e apprezzato.
Forse era l'aria di primavera che iniziava a scaldare le giornate di un inverno che era stato torrido e sofferto dalla popolazione, oppure era il profumo dei fiori dei ciliegi che facevano capolino timidamente fuori dai loro rifugi oppure era solamente l'anima sconsolata e desolata di un uomo corvino solo e incosciente.

La mia anima spiccò il volo e volò, volò lontana. Tra gli edifici alti e immensi, sfiorò le cupole delle chiese, i tetti delle villette della periferia, le vetrate dei negozi luccicanti.
Seguì il percorso terroso formato dall'imponente fiume Han e poi girò a sinistra, volando velocemente per tutta la strada fino ad imbattersi nel forzuto e alto cancello di ferro nero: l'ingresso del Campus.
Lo aprì con le dita tremolanti e ci sgusciai dentro con curiosità, impaziente di vedere la vita degli agenti dell'FBI.

Anche il Campus era silenzioso ma non del tutto.
La Squadra Alfa stava tornando da una missione. I furgoni erano già stati parcheggiati, Taehyung stava elogiando e ringraziando tutti gli agenti per aver fatto un ottimo lavoro, Yoongi teneva lo sguardo puntato verso l'alto, rivolto ad un'unica persona che però si trovava all'interno della struttura dei condomini privati.
Tutti gli agenti iniziarono a togliersi le loro protezioni e qualcuno pensò che avrebbero voluto essere guidati di nuovo dal loro Capitano. Non che Taehyung fosse meno in gamba ma alcuni vecchi agenti rimasti erano affezioni ad un solo capitano. Il Capitano Jeon.

Non rimasi a guardare loro anche se avrei voluto fermarmi per parlare con Taehyung e Yoongi.
Mi avviai verso l'ingresso dei condomini privati e salì le scale a razzo anche se stavo andando alla cieca. Quel posto sembrava così diverso, così sconosciuto.
Yesin, la piccola corvina Jeon, stava dormendo beatamente nel lettone king size che condivideva con il suo fidanzato. La sua mano, contornata da un bellissimo anello di fidanzamento, era appoggiata sul fosso, ormai freddo, lasciato dal compagno. Rimasi un paio di minuti ad osservare quell'anello. Era così bello e luminoso. Il cerchio era di argento puro e brillante, intorno vi era intrecciato un sottilissimo filoncino d'oro e sopra di esso, vi era incastonata una pietra rossa. Piccola ma preziosa ed elegante. Racchiudeva perfettamente tutta l'essenza della donna ronfante.

Top Secret/Jeon Jungkook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora