004 • il lago dei ricordi

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Appena la carrozza si fermò, Evie scese di corsa e raggiunse il settimo piano con il fiatone. Si era fermata solo per fare un piccolo cenno del capo al fantasma Corvonero.

«EVIE! COME VA?» gridò la signora grassa nel quadro
«Non importa, solo fammi entrare» disse lei impaziente
«PAROLA D'ORDINE?» Non poteva fare più piano? Doveva per forza fare sapere a tutta Hogwarts che stava entrando nella sua torre?
«Ok, colibrì. Ma fammi entrare!»
«ENTRA, E SALUTAMI SIRIUS!» urlò usando una voce melodica.
Lo avevano capito anche i quadri che le piaceva, tutti tranne lui!

Una volta che il quadro si era aperto, non si preoccupò di salutare i Grifondoro che erano nella sala comune e corse verso i dormitori femminili.

Spalancò la finestra accanto al suo letto, si lasciò scompigliare i capelli dal fresco vento e si buttò giù.

Dopo essersi trasformata, nella sua ormai abituale forma da civetta bianca, volò su tutta Hogwarts, senza preoccuparsi del fatto che qualcuno l'avrebbe potuta vedere, d'altronde poteva essere facilmente scambiata per uno dei tanti gufo che portano lettere.

Planò quando raggiunse il lago nero, ma evitò di scendere troppo in basso. Sulla riva infatti, Sirius stava avendo una delle sue "avventure": stava baciando una tassorosso a giudicare dalla sua uniforme, dai capelli biondi, ricci, molto formosa e persino molto alta.

Evie ormai conosceva i gusti di Sirius: tutte tranne lei. Escludeva automaticamente Lily, perché piaceva a James, Alice perché stava con Frank e Mary e Marlene che gli avrebbero volentieri regalato un destro sulla mandibola se avesse provato a sfiorarle.
E si chiese come mai si comportasse in quel modo quando gli piaceva una ragazza.

Dovette atterrare su un albero lì accanto, quando si rese conto di stare per scoppiare in lacrime. l

Una volta ritrasformata, ebbe qualche difficoltà a scendere, non avendo calcolato l'altezza del ramo in cui si era posata.

Superò Sirius e la Tassorosso cercando di non farsi notare, ma il tintinnio dei ciondoli nei bracciali la tradì.
Qualche anno prima, per Natale, Sirius stesso le aveva regalato un ciondolo, a forma di stella ("non ti scorderai di me" aveva detto) che ad ogni suo movimento batteva contro il ciondolo regalatole da Lily, a forma di foglia (lei invece aveva studiato l'etimologia del suo nome, che scoprì provenire dall'antico ebraico e che significava vita).

A primo impatto le era sembrato un bellissimo regalo, ma da lì a pochi giorni scoprì di non poter più fare scherzi ai suoi migliori amici.
James aveva anche osato dirle che le ricordava le mucche, per via dei campanacci che indossano, beccandosi un'occhiataccia e uno spintone.

«Evil!» esclamò Sirius ancora prima di voltarsi a guardarla.
La ragazza si ripromise di mettere da parte quel braccialetto

«Black...» mormorò lei sentendo le lacrime affiorare e riempirle gli occhi.

Non aveva ancora osato guardarlo negli occhi, per paura che lui potesse vederla così fragile.

«C-ci vediamo in Sala Grande» balbettò con voce tremolante fissando insistentemente le punte delle sue scarpe.
«Mm...puoi dire a James che la risposta è sì?» chiese scrutandola da capo a piedi con sguardo indagatore.

«Certo» borbottò lei, si girò ed ebbe il tempo di fare solo qualche passo, perché venne nuovamente fermata
«Ok, fine dei giochi. Dimmi cosa succede» disse Sirius facendo ricadere le mani sui suoi fianchi invece che su quelli della Tassorosso.
«Di cosa parli? Va tutto bene» fece lei molto insicura del tono della sua voce.

«Non è da te...non mi hai chiesto a quale domanda la mia risposta fosse sì e non è da te!» esclamò quasi irritato, come se accanto a lui non ci fosse una ragazza pronta per tornare a baciarlo
«Sir, perché non torniamo a...» protestò proprio quest'ultima.
«Ci vediamo, Katy, giusto?» fece lui con aria da idiota.
La bionda se ne andò infuriata e Evie si chiese se i capelli non le sarebbero diventati rossicci come alla piccola Nymphadora. Da poco infatti Andromeda e Ted si erano accorti che Dora fosse una Metamorphmagus e che riusciva a cambiare il colore dei capelli in base allo stato d'animo.

«Ora dimmi qual è il problema» la incitò comportandosi come se non fosse successo nulla.

Lei si chiese se prima o poi avrebbe fatto così anche con lei. Se l'avrebbe liquidata con una lettera o con un "ci si vede" sbagliando il suo nome.

«Non c'è nessun problema» sussurrò lei osservando la massa indistinta che era diventata la ragazza. Le lacrime stavano tornando da dove erano venute e lei si azzardò a guardarlo negli occhi, solo per scoprirli pieni di collera.
«Io proprio non ti capisco! Sei curiosa e impicciona e...Merlino! Mi sembra di non conoscerti più! Mi sembra che nel giro di qualche mese tu sia cambiata radicalmente! Non capisco il tuo comportamento ad Diagon Alley o sul treno quando eravamo soli! Dov'è finita la Evie con cui sono cresciuto? Dov'è finita la Evie di quella sera al secondo anno?» esclamò Sirius quasi infuriato, si passò una mano fra i capelli e li scombinò leggermente.

"È sbiadita lentamente quando si è accorta di amarti" avrebbe voluto dire ma rimase di stucco, non pensava che Sirius se lo ricordasse, pensava che fosse stata solo una delle tante serate finite nel dimenticatoio.
E notando la sua faccia sbigottita la risposta non tardò ad arrivare:
«Credevi che me ne fossi scordato? È stata una delle serate più belle della mia vita!»

Evie continuava a fissarlo come se avesse tre occhi.

«Io-» aveva soltanto mormorato ma si era bloccata rendendosi conto di quello che stava per dire: "io ci penso ogni sera"

«Sirius, ehi...va tutto bene, io...sono solo un po' giù» Evie gli si avvicinò e andando contro ogni promessa che si era fatta gli prese le mani.

Se Sirius avesse potuto leggere nella mente, senza un incantesimo, avrebbe sicuramente sentito Evie: "tu non sei distrutta, sei solo un po' giù" continuava a dirsi come se ripeterlo potesse farlo accadeere.

Lui sollevò gli occhi e i loro sguardi si incorciarono: «Perché stai male? Voglio solo sapere se posso aiutarti...io mi sento in dovere di aiutarti»

«Tu non devi fare proprio niente. È solo successa una cosa con una persona»

«Sempre quella persona? Che non ti calcola nel modo in cui vorresti?»
Lei si limitò ad annuire: «A quando pare gli piace una ragazza»

«Beh, questo ragazzo allora è proprio stupido. Chi è che non riuscirebbe a vedere quanto sei meravigliosa?»

"tu" pensò lei

«Ti prego non ignorarmi mai più come hai fatto nel negozio di Quidditch e nello scompartimento sull'Hogwarts Express» la supplicò come un bambino piccola che chiede di essere perdonato.

Molte ragazze erano innamorate di Sirius, ma non del Sirius che conosceva lei. A loro piaceva il Sirius Black donnaiolo, bello, brillante, super coraggioso; Mentre lei amava anche quella parte che sapeva essere umile, fragile e debole. La stessa parte che veniva fuori ogni volta che parlava della sua famiglia e che era venuta fuori in quel momento.

Sirius fece una cosa inaspettata, la abbracciò e nascose il viso tra i suoi capelli, nonostante lei fosse qualche centimetro più bassa.

«Sai di potermi dire tutto, vero?» le ricordò lui sussurrando tra i suoi capelli castani.
Lei mormorò in segno di assenso, troppo impegnata ad assaporare il profumo pungente del suo shampoo e del suo dopobarba alla menta.

Non poteva dirgli che lo amava dalla sera in cui si erano abbracciati davanti al caminetto della sala comune, fino all'alba perché nessuno dei due riusciva a dormire.
Quella sera in cui avevano preso del cibo di nascosto dalle cucine e avevano riso fino a farsi uscire il latte dal naso.

Quella sera in cui lui le aveva raccontato della sua famiglia.
La prima volta in cui si era aperto davvero. La prima volta in cui lei aveva avuto la possibilità di vederlo per com'era veramente.

tell me why, sirius blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora