Hello, My Dear

Capitolo 13: Passato.

La ragazza sapeva di essere spacciata, ma dentro di sé qualcosa continuava a farla combattere. Si rialzò velocemente scagliandosi contro il demone, cercò di colpirlo con la lancia angelica, ma lui fù più veloce. L'afferró per il collo stringendolo violentemente, la ragazza cominciò a lottare per l'ossigeno scatenando un certo divertimento in Vox.
"Ti piegherò in altri modi." disse lui toccandole con un dito elettrificato la fronte. La ragazza iniziò a urlare dal dolore, Vox stava cercando di entrare nella sua testa. A poco a poco le immagini del suo passato furono sempre più nitide.

Era una fredda mattinata di Febbraio, Alyson era appena uscita dalla libreria della città con il suo nuovo e caldo acquisto tra le mani. Era super emozionata di leggere il nuovo romanzo del suo autore preferito: Mark Twain. Passeggiò per le strade con aria sognante, la sua priorità in quel momento era di trovare un caffè per poter divorare quel libro.

"Smettila!" urlò la ragazza cercando disperatamente di colpire Vox. Lui in tutta risposta aprì la mano lasciandola cadere a terra.
"È troppo tardi. È inutile che tu ti opponga, sono entrato nella tua testa." disse lui mandandole un'altra scarica.
Non di nuovo.

Era passata qualche ora, la ragazza era ancora seduta sul bancone del bar completamente assorta nella lettura e questo le bastava. Distrattamente fece un movimento brusco urtando una persona. La ragazza si girò imbarazzata pronta a scusarsi, rimase paralizzata osservando la persona che aveva di fronte.
"Oh, mi scusi non l'aveva vista così assorta, non volevo di certo interrompere il suo flusso di pensieri causato da quelle parole stampate." disse il giovane, Alyson rimase sconvolta da quella gentilezza, in genere la gente di quel paese la trattava come una "donna", un essere inferiore che non serviva ad altro che cucinare e sfornare figli, tutti la guardavano in modo strano mentre leggeva, lui no, sembrava che nel profondo la capisse.
"In realtà sarei io a dovermi scusare... ahah.." disse lei sorridendo imbarazzata.
"Questo sì che è un sorriso!" disse lui facendola arrossire "Oh, perdoni il mio entusiasmo ma ho una vera passione per sorrisi, soprattutto se vengono da una bella ragazza!" il viso della ragazza ora era in fiamme "Mi scusi, non le ho chiesto il suo nome, che sfacciato" disse lui ridendo mettendola ulteriormente in imbarazzo.
"Non si preoccupi, mi chiamo Alyson." disse lei sorridendole dolcemente.
"Un nome davvero grazioso per una ragazza graziosa. Io sono Al.."

La ragazza fermò quel ricordo guardando Vox con occhi infuocati.
"Ti ho detto di smetterla." disse lei scagliandogli una sfera di pura energia. Questa risultò completamente inutile contro di lui, che rise davanti alla debolezza di lei, ricominciando a ritrasmettere i suoi ricordi sulla sua testa a forma di televisione.

Erano passati anni da quel piacevole incontro, in seguito i due avevano scoperto di avere molte passioni in comune, una tra queste era la lettura. I due si erano lentamente innamorati l'una dell'altro, le giornate passate assieme erano felici e spensierate, anche se i due non vivevano assieme era come se ogni istante fossero legati da qualcosa di invisibile.
Quel giorno Alyson era a casa, di riposo dal lavoro. Non si aspettava di certo una visita da parte del ragazzo, andò ad aprire la porta trovandosi davanti lui con un bel mazzo di fiori di magnolia, i suoi preferiti, la ragazza gli saltò al collo baciandolo e ringraziandolo, lui come suo solito la salutò con il suo tipico baciamano facendola sorridere.
I due si allontanarono dalla casa di lei passeggiando per le campagne aperte.
Dopo qualche oretta lui si fermò di colpo e si mise in ginocchio pronto a condividere il resto della sua vita con lei.

Alyson era stremata dalle sue stesse emozioni in pochi secondi stava rivivendo gli anni della sua vita mortale, resistere a un tale dolore era uno sforzo immane soprattutto per come fosse finita la sua storia. Vox rise di quella situazione e procedette con la tortura.