Capitolo 5

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Ave arrivò a casa e sbattè la porta. Si conoscevano solo da due giorni e, in quei due giorni, Caleb, era riuscito ad essere insopportabile certe volte. Lei aveva bisogno di sapere, non poteva continuare a vivere così. Non poteva aver paura di uscire di casa senza che. Caleb fosse lì con lei a metterle l'anello al dito. Doveva sapere. In quel momento le arrivó un messaggio, era Cristal
Ma che fine hai fatto! È da due giorni che non ti fai più sentire!

Scusa sono stata occupata

Occupata a fare cosa?

Sono solo stata... occupata. Per piacere Cristal, lasciami stare

Fra cinque minuti sono da te

E così si interruppe la conversazione. Cristal sapeva interpretare perfettamente ogni stato d'animo di Ave e viceversa. Anche per messaggio e aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Ave stava andando nel panico. Non sapeva cosa fare. Avrebbe raccontato a Cristal che cosa era successo? O sarebbe stata zitta? Non aveva la più pallida idea di cosa fare, di quale fosse la cosa giusta da fare. Aveva la mente che le turbinava dii pensieri quando,improvvisamente, suonò il campanello e Ave si sentì sollevata e preoccupata allo stesso tempo. Corse ad aprire la porta e si fermò davanti ad essa con una mano sulla maniglia, non era sicura di voler aprire. Dopo una trentina di secondi la ragazza sentì una voce da fuori la porta, era la voce della sua migliore amica - Ave smettila di fare così, so che sei dietro la porta, ti conosco - silenzio. Ave non aprì bocca. Poi di nuovo la voce di Cristal - Ave ti concedo un minuto, se fra sessanta secondi non aprì questa porta entro lo stesso, sai che ho un doppione delle chiavi - Ave si ricordò solo in quel momento che era stata lei a dare a Cristal, due anni prima, un doppione delle chiavi di casa sua e che Cristal aveva fatto lo stesso. Pensò anche che le chiavi di casa dell'amica non se le scordava mai, le aveva sempre in borsa, mentre, le chiavi di casa sua le scordava continuamente, era strano. Prese un grosso respiro e poi aprì la porta. Dietro di essa c'era Cristal, si fissarono negli occhi per qualche secondo e poi, Ave scoppiò a piangere. Cristal attraversò l'uscio della porta e la prese tra le braccia. Le accarezzò la testa delicatamente dicendole che non si doveva preoccupare, che lei era li e che non l'avrebbe lasciata sola. Erano per terra e Ave piangeva come una fontana ma, a sentire quelle parole, si calmò, si asciugò le lacrime col dorso della mano e poi alzò la testa e incontrò nuovamente lo sguardo di Cristal lei la stava guardando con un sorriso debole sulle labbra, ma non era il sorriso di qualcuno felice, era un sorriso preoccupato, ansioso. Cristal si alzò in piedi e allungò una mano per aiutare la sua amica a fare lo stesso. Ave accettò e andarono mano nella mano verso il salotto, si misero a sedere e poi Cristal chiese - Che è successo? Raccontami tutto con calma o velocemente insomma come preferisci tu ma non tralasciare nessun dettaglio, neanche quello che credi il più insignificante - Cristal era convinta, come me, che fossero i dettagli le cose importanti non le cose grandi ma i dettagli perché con quelli si dimostra l'amore. Così Ave cominciò a raccontare e impiegò quasi quaranta minuti per raccontare tutto minuziosamente. Si interrompeva solo per riprendere fiato o per rispondere a qualche domanda di Cristal che la guardava ad occhi spalancati. Finito di raccontare, Ave, fece uno di quei grandi respiri che sapeva fare tanto bene e che la calmavano e poi si stese sul divano come se quello che avesse detto l'avesse prosciugata. - Ave ma cosa stai dicendo? Ti prego dimmi che è uno scherzo - Ave la guardò con la faccia più seria che riuscisse a mantenere con Cristal e poi disse - Ti sembra che io stia scherzando? - le chiese. Cristal scosse lentamente la testa e poi disse - No, non credo che tu stia scherzando è solo... è solo che è difficile crederci - - Lo so - - Ma da quanto tempo è che hai questi specie di... - - Episodi? - - Si, episodi. Chiamiamolo così - - Da un po' - - Da un po' quanto? - chiese Cristal in tono severo - Qualche mese, ma prima accadevano sporadicamente , pensavo fosse dovuto allo stress e che col tempo sarebbero spariti, che magari avevo solo bisogno di dormire un po' di più, poi però hanno iniziato ad arrivare sempre di più, sempre più frequenti e non sapevo che cosa mi stesse succedendo. Pensavo che se ne avessi parlato con qualcuno mi avrebbero rinchiuso in un ospedale psichiatrico - - Ave lo sai che con me puoi parlare di tutto - - Lo so però... Mi dispiace, non so cos'altro dirti - - Okay tranquilla ora non ti devi preoccupare di questo, ora dobbiamo capire che cosa ti stia succedendo. Hai provato a cercare su Internet? - - Si ho provato ma non ho trovato niente - - Hai detto che questo Caleb sa qualcosa? - - Si ma non mi vuole dire nulla di ce che è una cosa troppo grande - - Allora abbiamo un problema, e anche bello grosso ma ti giuro che ce lo dirà e se non lo farà o se non scopriremo niente lo picchio - io risi e poi le mi abbracció dicendomi - Tu sei tutto per me, non ti lascierò mai sola.

Supernatural: La rivoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora