Capitolo 28

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Ave' s POV

Quella scena, mi fece crollare del tutto.

Mi buttai a terra e caddi sulle ginocchia sbattendole violentemente, probabilmente stavano sanguinando, ma in quel momento non m'importava. L'unica cosa che volevo fare era piangere ed urlare, o forse volevo scappare, scappare dalla mia vita, diventare un'altra persona, una normalissima persona con una vita comune che fa le solite cose noiose tutti i giorni.

Il peso di tutti i problemi, mi stava schiacciando. Le responsabilità erano troppe, e non me ne ero resa conto fino a quel momento.

Tutte le cose dette erano state un uragano di parole, un uragano che mi stava risucchiando verso il fondo. Venivo trascinata nell'oscurità, verso qualcosa di cui non sapevo nulla e di cui avevo terribilmente paura anche se ero troppo orgogliosa per ammetterlo.

Era tutto troppo. Troppe emozioni, troppe novità, troppe responsabilità solo su di me.

Il fatto di avere una sorella con cui condividerle, era positivo, l'unico problema, era che, mia sorella, ancora non si era fatta viva, e mi aveva lasciata da sola ad affrontare tutto quello.

Era una battaglia persa dall'inizio. Era come correre contro un puma: sapevi di aver perso ancora prima di cominciare.

Io ero ancora immobile per terra, incapace di pronunciare una qualsiasi parola sensata, e loro erano ferme a guardarmi con occhi spalancati.

Non ce la feci più, e crollai.

Le lacrime sgorgavano dai miei occhi come fiumi in piena, ma io non feci nemmeno un suono, nemmeno un rumore, l'unico rumore nella stanza, era quello delle mie lacrime che colpivano il pavimento.

" M-mamma " fu l'unica cosa che riuscii a pronunciare, prima di singhiozzare tanto da non riuscire a parlare.

Cristal's POV

Ero tranquillamente seduta a leggere un libro a caso che avevo trovato su uno dei tanti tavolinetti nella Sala comune. Ave era all'addestramento da un po', e io mi ero presa un po' di tempo per me usufruendo dei suoi trucchi e di tutta la roba che aveva portato, dato che io non avevo portato nulla.

I miei genitori mi chiamavano costantemente, e non rispondevo alla maggior parte delle loro chiamate. Non ci sentivamo da due giorni ed avevo ignorato tutti gli ultimi messaggi.

Decisi di chiamarli e cercare di spiegargli per la milionesima volta, perché non ero a casa da tre giorni.

Aspettai solo due squilli, e poi sentii la voce di mia madre dall'altra parte del telefono " Cristal! Dio, è così difficile rispondere ad un telefono? " Mi accusò subito.
" Ciao mamma " la salutai io.
" Come stai? Va tutto bene? Ave? " Iniziò ma la interruppi prima di sorbirmi altre venti domande su me ed Ave.
" Mamma, stiamo bene, calmati. Ti ho chiamato perché ti devo spiegare alcune cose, ma mi devi promettere di non interrompermi "
" Parla " mi diede il permesso e capii che sarebbe stata zitta.
" Insomma, per Ave non è un bel periodo, diciamo che ha scoperto cose su di lei e sulla sua famiglia che sua madre le ha sempre nascosto, ed ora sua madre è a Los Angeles, ha bisogno di qualcuno accanto, non voglio lasciarla sola. Vi verrò a trovare presto, ma per ora sto con lei. Ti prego, cerca di capire " sperai che capisse e che non facesse domande perché non sarei riuscita ad inventarmi altro di decente.
" Solo Cristal stai attenta, qualunque cosa stai accadendo, voglio che pensi anche a te stessa, so quanto sia importante per te Ave, ma devi anche prenderti cura di te stessa. E voglio che mi chiami tutti i giorni, e se non vieni a trovarmi entro tre giorni, vengo lì e ti riporto immediatamente e casa " mi avvisò, e sapevo che lo avrebbe fatto sul serio, solo che non avrebbe trovato nessuno, e, a quel punto, sarebbe stato davvero impossibile spiegarle perché non eravamo a casa.
" Certo mamma, stai tranquilla, salutami papà ed Ezra " dissi riferendomi a mio fratello.

Supernatural: La rivoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora