6. Incontri strani

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Caleb camminava spedito verso casa. Aveva aspettato una decina di minuti dentro allo Starbucks per dare un po' di vantaggio ad Ave. Immaginava che, in quel momento, lei non avesse voglia di incontrarlo sulle scale e neanche lui aveva voglio di prendersi un'altra partaccia. Lui non poteva dire nulla, non ancora almeno, e se lei non lo capiva beh lui non poteva farci assolutamente niente. Pensava a quando avrebbe potuto dire ad Ave la verità o almeno parte di essa. Non gli piaceva mentire.
Era quasi a casa quando qualcuno si mise tra lui e il portone del palazzo, sbarrandogli la strada. Caleb capì che non era una coincidenza, che quel ragazzo non era capitato per caso davanti al portone di casa sua e che non si era fermato davanti a lui solo per sapere dove fosse il negozio di video games più vicino. Si fermò solo un istante quando lo vide e poi riprese a camminare, cercando di prepararsi a cosa gli avrebbe potuto dire lo sconosciuto. Il ragazzo indossava un mantello nero che lo copriva interamente e aveva la testa piegata verso il basso e il cappuccio che copriva quest'ultima, cosicché Caleb non potesse vedere chi fosse. - Okay dimmi cosa vuoi e facciamola breve - - Lascia stare la ragazza - disse lo sconosciuto in risposta - lasciala stare Merchis, non sono cose che ti riguardano - continuò il ragazzo - E tu chi saresti scusa? - disse Caleb cercando di nascondere la sorpresa di aver sentito pronunciare quella parola allo sconosciuto, ma ancora prima che Caleb finisse la frase , il ragazzo, se n'era già andato, era sparito nel nulla, Caleb non era nemmeno riuscito a vederlo mentre se ne andava. Chi era la ragazza in questione? Parlava di Ave? Ma certo che parlava di Ave e di chi altro sennò? Perché avrebbe dovuto lasciarla stare? Non la stava mica importunando. Decise che sarebbe stato meglio andare a parlare con Ave, senza dirgli nulla ovviamente. Così aprì il portone, entrò e fece le scale, con calma, non voleva far vedere che aveva bisogno di parlare con lei, dopotutto forse le stava facendo un favore. Arrivò davanti al pianerottolo di Ave, appartamento 3D. Si sistemò appoggiato allo stipite della porta, con aria noncurante e bussò. Tre colpi secchi, forti alla porta. Sentì qualcuno che camminava e poi una voce - Chi è? - - Ave, sono io. Niente, non rispondeva. Stava per aprire bocca e dire qualcosa ma poi sentì Ave parlare - Vattene, non ho nessuna voglia di parlare con te - - Dai Ave non fare la stupida e fammi entrare. È " nei tuoi interessi " come dici tu - - Smettila e vai via, lasciami in pace - sentì altri passi e pensò che fosse Ave che si allontanava, invece, porta si aprì e Caleb ne fu sorpreso, anche se non lo diede a vedere, rimase esattamente nella posizione in cui era pochi secondi prima. Era convinto che Ave avesse cambiato idea, ma, dall'altro lato della porta non c'era Ave, c'era un'altra ragazza - Fammi indovinare, tu sei Caleb giusto? - - Beh vedo che Ave non ha impiegato molto ad andare a dire a tutti quello che è successo - disse Caleb - Quel tutti di cui tu parli sarei io, la sua migliore amica - - Ah... comunque non avrebbe dovuto dirlo. Lasciamo perdere. Piacere Caleb Dixon - e tese la mano verso l'amica di Ave. Lei la strinse - Cristal Foster e, per la cronaca, non è un piacere - Caleb fece una smorfia - Allora lo chiedo a te. Mi fai entrare o devo restare qui? - - Beh sarei molto tentata di lasciarti li è di sbatterti la porta in faccia ma, anche se Ave mi ammazzerà, credo che dovresti entrare. Lei ha bisogno di spiegazione, noi abbiamo bisogno di spiegazioni - - Cristal Ginny Foster! Ma che cavolo stai facendo?! Ti avevo detto di non farlo entrare! - - Piantala Ave, sto facendo ciò che è meglio per te quindi non rompere e stai zitta - Caleb doveva ammettere che Cristal era davvero bellissima, aveva dei bellissimi capelli arancioni e dei magnifici occhi azzurri. Era alta, più alta di Ave e si curava più di lei. Il ragazzo distolse di scatto lo sguardo da Cristal e lo posò su Ave. Aveva le guance rosse e gli occhi gonfi. Aveva pianto da poco pensò Caleb. Iniziava a preoccuparsi. Perché aveva pianto? Era forse colpa sua? Certo che era colpa sua, le stava facendo del male. Si avviò verso di. Lei è la strinse tra le braccia, con grande sorpresa di entrambi. Era la rima cosa che gli era venuta in mente di fare. Gli era venuto istintivo di andare verso di lei e di abbracciarla. Restarono abbracciati per un po' e poi Cristal fece un colpo di tosse, di quelli che si capiva perfettamente che erano finti, e loro due si staccarono. Si guardarono un attimo negli occhi e Caleb si accorse che lei stava sorridendo e lui si rilassò un po', poi si girarono contemporaneamente verso Cristal e rimasero tutti in silenzio. Erano tutti e tre imbarazzati anche se Caleb non capiva bene cosa ci fosse di imbarazzante. Il silenzio si ruppe solo quando Cristal disse - Bene, ora ci vuoi dire cosa ci fai qui? - - Avevo bisogno di dire una cosa ad Ave, in privato - - Tutto quello che hai da dire a me lo dirai anche a Cristal altrimenti non ti ascolterò, d'ora in poi tutto ciò che dovrò sapere io lo saprà anche lei - disse Ave - E viceversa - aggiunse Cristal. - Allora ragazze sarà meglio mettersi seduti. Ave, fai strada tu? - lei annuì e iniziò a camminare con Cristal al suo fianco che le stringeva forte la mano e Caleb pensò - Le donne! - entrambe si girarono di scatto verso di lui e lo fulminarono con lo sguardo. - Per caso l'ho detto ad alta voce? - e scoppiò a ridere. Dapprima le altre due lo guardarono malissimo poi però si unirono alla sua risata e camminarono verso la libreria/muro.

Supernatural: La rivoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora