Ave's POV
Guardai un ultima volta quei suoi occhi azzurri, e poi, raccogliendo le poche forze che mi erano rimaste, abbassai la maniglia della porta aprendola.
Presi un grosso respiro e guardai ancora Edric che mi annuì come per dirmi che ce la potevo fare.
Spalancai la porta e feci un passo tremolante in avanti. Non ero mai stata tanto insicura o fragile. Eppure sapevo di doverlo fare, avevo bisogno di spiegazioni. Sapevo che era la cosa più giusta da fare nonostante facesse male.
Feci altri due passi, la mano di Edric intrecciata alla mia, e poi mi ritrovai davanti Jason, Cristal, Caleb e mia madre.
Jason era spaesato, probabilmente non si trovava a suo agio in quella situazione, ma neanche io lo ero, nessuno lo era. Cristal era preoccupata, quella preoccupazione che aveva nei miei confronti quando sapeva che qualcosa mi faceva male. Caleb, anche lui era preoccupato, ma non la stessa preoccupazione che aveva Cristal, la preoccupazione di vedermi non forte abbastanza, o almeno credevo che fosse così. E poi, c'era mia mamma. Potevo benissimo vedere la tristezza sul suo volto, e la consapevolezza di essere colpevole, di aver sbagliato, ma anche lei era preoccupata per me come gli altri.
Infine mi girai verso Edric, lui era tranquillo, non capivo come potesse essere così tranquillo in una situazione del genere. Abbassai lo sguardo sulle nostre mani intrecciate e tolsi subito la mia dalla sua presa quando mi ricordai di essere davanti ad altre persone. Probabilmente, fra qualche ora o qualche giorno, me ne sarei pentita, ma non riuscivo a capirlo. A capire il suo carattere e i suoi modi di fare. Io, ero un libro aperto per tutti, mentre lui sembrava avere muri su muri difronte a lui, muri impenetrabili e indistruttibili.
Eravamo lì, difronte agli altri, io ero lì, e ormai non potevo più nasconderti e rimandare l'inevitabile.
Sollevai la testa quando sentii una mano sulla mia spalla sinistra, seguita da un'altra sull'altra spalla. Difronte a me, trovai Cristal più preoccupata che mai.
Mi guardò per un attimo e poi mi abbracciò. Non volevo la compassione di nessuno, ma mi lasciai cullare dalle braccia della mia migliore amica.
Fu lei a interrompere l'abbraccio, ma non prima di avvicinarsi al mio orecchio e sussurrami " Io ci sono, sono qui " e fu abbastanza per capire che, in qualunque modo fosse andata a finire questa conversazione, non sarei crollata, lei non me lo avrebbe permesso.
" Ave " mi chiamò mia madre. Tenni la testa bassa, e alzai l'indice verso di lei per fermarla dal parlare. Non dissi nulla, e iniziai a camminare verso una delle porte dove sapevo che, dall'altra parte, ci sarebbe stata quella sorta di cucina.
Sentii i passi dietro di me, che confermarono che mi avevano seguita, tutti quanti.
Arrivammo davanti alla porta e mi spostai per lasciare che Edric o Caleb o Jason aprissero la porta con l'anello.
Lo sguardo era ancora basso, ma quando una mano si allungò per spingere l'anello contro il muro, non ci misi molto ad alzare la testa capendo di chi fosse quella mano.
Lei non mi guardò, ma sapevo che era consapevole del mio sguardo su di lei. Si limitò ad aprire la porta e poi farmi passare, seguita da Cristal che mi era stata accanto per tutto il tempo senza lasciarmi la mano neanche un secondo, anche se io non ricambiavo la stretta, bastava lei per entrambe.
Entrammo e si sistemarono tutti, meno che me e Cristal, che restammo in piedi vicino alla porta, mia madre alla nostra sinistra.
Restarono tutti in silenzio, consapevoli del fatto che sarei stata io la prima a parlare. Quando inspirai profondamente, la stretta di Cristal sulla mia mano aumentò, come per rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene, anche se già sapevo che niente sarebbe andato bene.
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Supernatural: La rivolta
FantasyTutti hanno un oscuro segreto, e molti di noi, non ne sono nemmeno a conoscenza. Molti di noi non hanno idea di cosa stia succedendo nelle nostre vite. Non sono consapevoli di chi realmente sono. È come se fossero ciechi dentro, come se non riusciss...