Prologo

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<<Non pensi che sia possibile essere te stessa con qualcun'altro?>> le chiedo.
<<No, non lo penso. I miei amici, mia madre... Quando sono in coppia diventano tutti varianti di sé stessi. Versioni deformate, grottesche... No, grazie.>>

- Respiro solo se tu, Jennifer Niven

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<<A che ora torni oggi? Fai di nuovo tardi?>>.

<<Si, mamma, come sempre>>.

Un altro giorno di scuola stava aspettando Nives.
Un altro giorno come gli altri.
Nessuna particolarità, niente di esilarante.

Uscì di casa silenziosamente, sembrava essere quasi inesistente.
Pareva strano che passasse inosservata agli occhi di tutti, ma la verità era che lo aveva sempre fatto apposta: si comportava così, perché i contatti umani la spaventavano.

E c'aveva provato a cambiare, cercare di interagire in un altro modo, però queste sono cose che richiedono tempo e lei non aveva pazienza.
Non quando si trattasse di se stessa.

Prese il telefono dalla tasca della sua felpa, rigorosamente nera -ordinaria-, e collegò le cuffiette. Iniziò ad ascoltare la sua solita playlist: Coez.

Attraversò la strada il più velocemente possibile: sarebbe stato meglio evitare che la vedessero.
Non avrebbe avuto il coraggio di incontrare i suoi coetanei.

Come ogni mattina, s'era ritrovata a percorrere la strada più lunga.

Perennemente per lo stesso motivo: non scontrarsi con la confusione, non passare attraverso il caos di tante persone.
Può darsi che non l'avrebbero notata, che la sua presenza risultasse indifferente e infatti era così. Eppure, ciò la rassicurava parecchio.

Per quel sentiero isolato non era consentito l'accesso alle macchine, non c'era anima viva. La stradina era così stretta che non c'erano i marciapiedi, solo asfalto ripido.

Tra case abbandonate, scritte macabre sui muri e mosaici coperti dagli scarabocchi, ad abitare quel postaccio erano solo i senzatetto.
Abituati a vederla passare ogni mattina, da quasi due anni, tanto da fare un cenno di saluto col capo ogni volta.

E a lei andava bene così: non sarebbero andati oltre il saluto, e nonostante la poca fiducia che vi riponesse, sapeva che non si sarebbero mai avvicinati.

A non andare oltre il saluto, c'era anche il ragazzo con le sopracciglia che lei definiva davvero particolari. Di una bellezza così diversa, capace di metterti in soggezione.

Come Nives, anche lui era munito di cuffie e libri. Come Nives, anche lui andava in biblioteca il pomeriggio.

Durante i due anni delle superiori, avevano sempre fatto quel tratto di strada insieme: la destinazione era la stessa.
Essendoci abituata, la sua presenza non le dava fastidio, d'altronde si comportava come lei.

Zitto, freddo, inesistente.

Si chiese perché anche lui non fosse come loro, ma la realtà era che non c'era un perché.

Senza farsi domande, parlare o salutarsi, uno sguardo bastava. Nessuno dei due ci sarebbe rimasto male: era il loro modo di comunicare.

Insieme, facevano parte di due solitudini simili.



















-Spazio riservato a quelli che hanno voglia di leggerlo-

Eccoci qui: nuova storia, nuovo viaggio.
Non voglio sprecare troppe parole, le parole non sono mai abbastanza.

















* Si rende conto dello spoiler che ha fatto *













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EPHEMERAL  //  Will PoulterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora