Capitolo 24

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Selene pov

Non avevo più staccato i miei occhi da quelli di Alex, averlo lì mi faceva sentire che tutto sarebbe andato bene, non so questo sentimento da dove provenisse ma sapevo che sarebbe finito tutto presto. I due uomini mi riportarono in macchina e dopo aver chiuso lo sportello presero una valigetta dal sedile davanti ma non chiusero la macchina, forse perché sicuri del fatto che avevo le mani legate, letteralmente. Non vedevo bene ciò che stava succedendo fuori, sentivo solo delle parole ovattate, la testa mi pulsava come anche le ginocchia per la botta. L'unica cosa che vedevo bene erano Alex ed il padre. Mentre ero concentrata sullo scambio di qualcosa a me sconosciuto sentii dei rumori provenienti dallo sportello di sinistra e mi girai di scatto spaventata. Un uomo con un gilet nero molto spesso e un cappello blu aprì lo sportello e capii subito che faceva parte della polizia e questo mi inebriò di tranquillità e per poco non scoppiai a piangere di gioia, l'uomo mi prese con delicatezza dicendomi che sarebbe andato tutto bene, ma d'un tratto sentii una voce sconosciuta urlare.

"Abbassa la pistola!!"

Mi girai di scatto e l'istinto mi fece correre, per quanto mi fosse possibile, verso il punto in cui stava succedendo il tutto. Era pieno di poliziotti e uno era dietro di Alex e vidi che stava puntando la sua pistola contro qualcuno che non era lui, seguii la traiettoria con lo sguardo e vidi che un uomo con vestiti larghi e tutto tremante stava puntando la sua arma contro Alex. Il cuore mi si fermò.

"Vieni dobbiamo andare via!"

Mi disse il poliziotto accanto a me cercando di farmi muovere ma il mio corpo era come pietrificato.

Lo sguardo di Alex si posò su di me, era stranamente tranquillo e calmo, come se mi stesse dicendo che sarebbe andato tutto bene, ma dopo ciò un colpo di pistola mi si insinuò nel cervello. Il poliziotto dietro di me mi prese di peso ma il mio sguardo non si staccò da quello di Alex e quando mi resi conto che quello di fronte l'aveva appena sparato un urlo uscii dalla mia bocca ancora tappata e le lacrime si fecero spazio nei miei occhi. Poco dopo finii per terra dietro la macchina nera che mi aveva portato lì, insieme al poliziotto che cercava di proteggermi da tutti gli spari che stavamo sentendo.

D'un tratto smisero e sentii solo delle voci.

"Ha il diritto di rimanere in silenzio..."

Come in un film le sirene iniziarono a suonare e l'ambulanza fece capolino nel luogo in cui eravamo noi, poi il buio si impossessò di me facendomi rilassare troppo.

...

Aprii gli occhi ed una luce accecante fece sì che li richiudessi. Cercai di capire dove fossi e di riaprire gli occhi più lentamente. Sentivo il corpo pesante e la testa che pulsava provocandomi un dolore lancinante.

Finalmente riuscii ad aprire gli occhi e a guardarmi un po' intorno. Sentivo tante voci che parlavano dicendo cose poco chiare in quel momento, capii di essere sdraiata, provai a muovere le braccia ma sembravano di pietra, così abbassai lo sguardo e vidi che avevo un ago nel mio braccio destro collegato ad un'asta di quelle mobili.

*bip bip*

Questo fu la seconda cosa che captai sulla mia sinistra, girai la testa con fatica e vidi uno schermo nero con delle linee verdi, sapevo cosa fosse, era uno di quei monitor cardiaci per vedere il battito del cuore. Nella mano sinistra avevo un telecomando con un pulsante, forse per chiamare qualche infermiere ma non ce ne fu bisogno.

Una signora afroamericana si avvicinò a me sorridendo.

"Sei sveglia tesoro!"

Aveva i capelli corti e ricci, era una donna in carne e che mi metteva tanta serenità.

A complicated story // #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora