Capitolo 16

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Selene POV

"Cosa ci fai tu qui."

Chiesi tra i denti e lui si portò una mano alla bocca sorpreso.

"Selene...sei tu!"

Sorrise e prima che si avvicinasse troppo Alex si mise davanti con il suo solito sguardo cupo e minaccioso, così lui ritornò a due metri da me, dove era prima. Sarebbe stata una lunga notte.

"Ti ho chiesto...cosa ci fai qui..."

Cercai di tenere la voce ferma, ma non riuscii nel mio intento. Respiravo affannosamente e gli occhi mi bruciavano a causa delle lacrime e l'aria fresca di quella notte.

"So che è inaspettata questa visita ma, speravo potessimo parlare...un po'."

Disse guardando prima me e poi Alex che lo guardava in cagnesco. Il cuore nel petto batteva talmente veloce che sembrava stesse per esplodere. Non riuscivo a pensare, a ragionare e così non parlai, lo guardai come fosse un brutto sogno.

"Non credo lei voglia parlare con te."

Esordì Alex guardando prima me, che mi ero praticamente spenta e poi lui. Lo guardai e con lo sguardo lo ringraziai. Mi sentivo così confusa e non sapevo cosa fare.

"Penso che debba dirlo lei e non...tu."

Mio padre lo guardò dalla testa ai piedi e poi tornò su di me.

"Sono qui in buona fede orsetto."

Rabbrividii e mille ricordi tornarono alla mente. Ricordi che avevo completamente rimosso e che avevo sperato non riaffiorassero mai più.

Mi giravo e mi rigiravo nel letto, avevo 7 anni. Aprii gli occhi e presi l'orsetto che tenevo sempre sul letto con me. Me l'aveva regalato lui. Lo strinsi a me e chiusi gli occhi, poi un tonfo. Un altro.

"Smettila Camille!"

La sua voce così alta e profonda risuonò nella casa. Avevo paura ma non sapevo bene di cosa. Aprii gli occhi e scesi dal letto mettendo le mie pantofole blu. Presi l'orsetto con un papillon rosso al collo e aprii la porta della stanza. Continuai a camminare sulla morbida moquette e mi aggrappai alla ringhiera della scala.

Scesi ancora, molto lentamente e le urla erano sempre più forti. Poi sentii un suono, che non riconobbi subito però mi fece sussultare. Continuai a scendere e rimasi sull'ultimo scalino, sbirciai nella cucina illuminata e vidi la sua schiena. Decisi di continuare a camminare, tenendo stretto per il collo il mio orsetto.

Mi fermai all'entrata della piccola cucina e vidi mio padre dare uno schiaffo a mia madre. Eccolo di nuovo, era quello il suono. L'urto fu talmente forte che lei si girò ricadendo sul tavolo. Quando si rimise dritta i suoi occhi finirono su di me. Con i miei grandi occhi avevo visto l'intera scena, poi si girò anche lui.

"Ehi orsetto..."

Stava per avvicinarsi ed io feci un passo indietro terrorizzata.

"Sebastian!"

Urlò mia madre tirandolo dal braccio, prima che si avvicinasse a me.

"Puttana lasciami."

Un altro schiaffò volò sul viso di mia madre, poi mi sentii tirare dalla mano e quando mi girai vidi i suoi occhi marroni: Mike.

"Vieni."

Mi trascinò via da quelle scene così crude per una bambina di 7 anni e mi portò in camera con sé.

Ci infilammo entrambi nel suo letto e mi strinse a sé. Nessuno dei due dormiva.

A complicated story // #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora