Rune

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Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo.
Gandhi


Serbare rancore equivale a prendere un veleno e sperare che a morire sia l'altro.
William Shakespeare



13. Rune

Mai una lezione di Rune Antiche era parsa ad Hermione così poco interessante come quella che si stava svolgendo proprio quel piovoso Venerdì mattina.

L'argomento trattatto dalla professoressa Babbling, in realtà, era tutto fuorchè poco interessante, soprattutto era una lezione chiave per l'apprendimento del significato delle rune numeriche e, Hermione, in un qualsiasi altro momento, si sarebbe immersa anima e corpo nella spiegazione che l'insegnante stava fornendo della runa numero cinque, rappresentata da un Quintaped, una bestia carnivora dal corpo schiacciato che presentava cinque zampe pelose, un animale, se così poteva essere definito, particolarmente pericoloso che prediligieva gli umani come spuntino volto alla propria sazietà.
La riccia ricordava di aver letto nell'Enciclopedia gli animali Fantastici: dove trovarli una classificazione per il Quintaped di ben cinque X che stavano a significare quanto fatale potesse essere quell'essere considerato un Ammazzamaghi impossibile da addestrare.

Decisamente l'argomento avrebbe dovuto stuzzicare l'interesse, la curiosità e l'attitudine al pericolo che contraddistinguevano la Gryffindor; eppure quel giorno, Hermione Granger, se ne stava rintanata all'ultimo banco in fondo all'aula totalmente immersa nella più completa apatia.
Le informazioni che la Professoressa si prodigava ad esporre alla classe sembravano rimbalzare contro l'indifferenza che avvolgeva in quel momento la Caposcuola.

I vetri delle finestre, verso i quali lo sguardo della Gryffindor era rivolto, erano rigati dalla pioggia battente che instancabilmente stava investendo l'Inghilterra da un paio di giorni. Il cielo era plumeo e foriero di tempesta, le temperature esternamente gelide avevano fatto appannare le vetrate lungo i contorni; ironico come tutto quel grigiore che la circondava non faceva altro che ricordarle gli occhi ricolmi di diprezzo di Malfoy.

Non si erano più parlati da Mercoledì sera, si erano incontrati durante le lezioni in comune o nel momento dei pasti ma null'altro, Hermione aveva pensato qualche volta di provare ad avvicinarlo ma le parole di lui, e in particolar modo i suoi occhi, le tornavano puntualmente alla mente e ogni buon proposito crollava sotto il peso della consapevolezza di quanto accaduto.

Nessuno dei due era andato leggero con l'altro eppure Hermione si sentiva la parte lesa della situazione perchè nel suo caso, a differenza di Malfoy, aveva investito dei sentimenti.
La rabbia poi che leggeva sul volto di lui, ogni qual volta lo sguardo finiva involontariamente per cercare la sua chioma bionda, la destabilizzava sempre di più.

Perchè era così furioso? In fondo aveva detto la verità, no?

La riccia distolse bruscamente lo sguardo dal paesaggio esterno alla scuola, e lo puntò sul sacchettino in stoffa che aveva costruito durante il suo terzo anno per contenere le Rune Classiche.
C'erano molti modi per leggere o consultare quelle piccole pietre incise, uno in particolare consisteva nell'estrarre dal sacchetto tre Rune a caso. Quelle, in ordine, avrebbero specificatamente fornito al consultatore tre visioni: La prima avrebbe rappresentato il problema, la seconda avrebbe indicato cosa fare e la terza sarebbe stata presagio di un accadimento futuro.

Hermione sapeva che le Rune, per quanto impregnate di magia, non erano in grado di indicare un destino inevitabile, potevano però indirizzare chi le utilizzava sulla giusta via impedendogli di fare qualche errore e migliorando il suo futuro. Non intaccavano quindi il libero arbitrio che, soprattutto nell'animo di una Grifona, sarebbe comunque prevalso, potevano però indicare una possibilità e certe volte anche delle verità.

Hermione infilò la mano nel sacchetto e estrasse tre rune posandole davanti a sè da destra verso sinistra:

La prima Runa fu Ansuz che uscì capovolta: Vi verrà detta una menzogna.
La seconda fu Raido che uscì dritta: Rappresenta un viaggio, ma anche inviare e ricevere messaggi.
La terza fu Runa Bianca, l'unica runa senza numero o disegno: Rappresenta il Karma, Situazione inattesa in arrivo.

La Gryffindor agrottò le sopracciglia di fronte all'esito ricevuto. Una menzogna, un viaggio o forse un messaggio e una situazione inattesa. Un risultato davvero inaspettato.

Lo stridere di una sedia poco distante da lei, seguito da molte altre, le fece alzare la testa verso la classe, la lezione era terminata e i ragazzi e le ragazze presenti stavano rapidamente abbandonando l'ultima ora di lezione per quella giornata. Hermione si affrettò a riporre le Rune nel sacchetto, poi recuperò la borsa carica di libri e si preparò a seguire i compagni.

"Signorina Granger." La richiamò l'insegnante prima che potesse varcare l'uscio.

"Professoressa Babbling?"

"Hermione, non è nel mio stile farmi gli affari degli studenti, ma per te cara non posso non provare un certo affetto, mi perdonerai quindi se non posso esimermi dall'esprimere preoccupazione per te."

"Immagino si riferisca alla disattenzione di oggi, Professoressa. Non so davvero come scusarmi..."

"Hermione, ti prego." La fermò immediatamente l'insegnante. "Non voglio che ti scusi, sei una studentessa brillante e una ragazza intelligente, sono certa che se ti sottoponessi ora ad una verifica sull'intero programma dell'anno sapresti eccellere! Non è certo una lezione non seguita che mi preoccupa, vorrei solo sapere da te se stai bene."

La Caposcuola sorrise grata alla professoressa, era una donna molto intelligente e infinitamente buona. Saperla preoccupata per un suo atteggiamento le dispiaceva da morire.

"E' tutto a posto, Professoressa. E' solo una brutta giornata." Minimizzò.

L'insegnante annuì sorridendo a sua volta. "Ho notato che hai consultato le rune, spero ti siano state d'aiuto."

"In verità non molto, Professoressa. Ho avuto un esito...inaspettato." Rispose faticando a trovare il termine adatto.

"Spero nulla di negativo..."

"No, o almeno non credo! Una menzogna, un viaggio e una situazione inattesa." Elencò rapida.

"Hai trovato la Runa Bianca?"

"Si..."

"E' una Runa molto positiva, Hermione! Nonostante indichi che la soluzione sia nelle mani del Fato sottolinea comunque che la strada che andrai a percorrere sarà a te favorevole!"

"Non conoscevo questa peculiarità della Runa Bianca!" Si stupì la riccia.

"Segui il destino, Hermione. Vedrai che ne trarrai giovamento!" Le sorrise nuovamente rassicurante.

"Grazie, Professoressa. Lo farò sicuramente!"

"Ora và, signorina Granger! E' venerdì, approfittane per riposarti questo week-end!"

"D'accordo! Grazie ancora Professoressa Babbling!"

La Gryffindor si congedò riflettento attentamente su quanto le era stato rivelato approposito della Runa Bianca. Avrebbe dovuto seguire il Fato, ma quale sarebbe stato?

Rientrò di fretta alla Torre senza passare dalla Sala Grande per il pranzo, si sarebbe rifatta con la cena. Non aveva nessuna voglia di incontrare nuovamente lo sguardo arrabbiato di lui. Quel Venerdì ancora non l'aveva visto e finalmente la giornata sembrava aver preso una piega positiva quindi non aveva senso rovinarsela nuovamente.

Sussurrò la nuova parola d'ordine alla Signora Grassa e si catapultò all'interno della Sala Comune che attraversò lesta ignorando il saluto di Calì, la quale, dalla famosa sera della ronda in cui l'aveva beccata ad amoreggiare con Seamus, era stranamente diventata docile ed educata quando lei era nei paraggi. Entrò nella sua camera privata ringraziando mentalmente Merlino, e tutti i maghi che conosceva, per non aver incontrato intoppi nel suo cammino. Quando sollevò gli occhi sul suo letto però, si gelò immobile con ancora la mano sulla maniglia della porta.

Un pacco, questa volta privo di alcun tipo di nastro, sostava sul suo letto vegliato dallo stesso Barbagianni che le avevano inviato qualche settimana prima Pansy e Daphne, e da un rassegnatissimo quanto indispettito Grattastinchi.

Un Déjà-vu.

Hermione abbandonò la sacca con i libri accanto allo stipite e si affrettò a prendere il biglietto legato alla zampa dello splendido volatile. La carta era la medesima della volta precedente.


Serata tra Donne!
Non accettiamo un NO come risposta nè lamentele sul regalo!
Ci troviamo alle 7.00pm davanti alla statua della Strega Orba. Non cenare!
Pansy e Daphne





Serata tra donne. Forse poteva essere un piacevole diversivo.

Hermione fu contenta di sapere che almeno i problemi con Malfoy non avevano inciso sul suo rapporto con le due Slytherin. La riccia abbandonò il biglietto sul letto e aprì il pacco curiosa.

Per quella serata speciale, le due Serpi, avevano scelto un magnifico abito lungo, ancora una volta di colore nero, senza spalline e con una scollatura a cuore. Il morbido tessuto era uno splendido e pregiato Shantung di seta arricciato sotto al seno. Un abito splendido e piuttosto sensuale dato l'incisivo spacco che probabilmente le sarebbe arrivato fino alla coscia. Meraviglioso.

Hermione si chiese se sarebbe stata in grado di dare importanza ad un abito così bello. Nella scatola vi era anche una lunga mantella in pelliccia e un altro paio di décolleté senza plateau in vernice nera. Un outfit che solo una donna di alta classe avrebbe potuto indossare!

La Gryffindor diede una rapida occhiata alla puffosa palla di pelo rossa che sostava sul suo comodino, quella vibrò un attimo e poi si voltò mostrandole l'ora. Per essere pronta e adeguata a quel vestito avrebbe dovuto iniziare a prepararsi immediatamente.

Appese l'abito ad un gruccia e si fiondò nel bagno privato dove, dopo essersi finalmente liberata della divisa, si concesse una lunga doccia bollente che ebbe il potere di rigenerarla. Doveva seguire il Fato, le aveva suggerito la Professoressa, e il Fato le aveva preparato una serata tra sole donne che lei si sarebbe goduta a pieno!

Avvolta nell'accappatoio frizionò i capelli con l'asciugamano e poi applicò un pò di Tricopozione Lisciariccio sulle lunghezze, quel tanto che bastava per definire i propri ricci togliendo il crespo senza però lisciarli come aveva fatto Ginny la sera della Festa Slytherin. Li asciugò con un tocco sicuro di bacchetta e poi si dedicò alla fase per lei più complicata: il trucco.

Ancora una volta optò per mettere in risalto gli occhi, ma senza esagerare. Un pò di ombretto sfumato, più scuro ai lati e chiaro al centro, una riga di eyeliner definita, matita scura nella rima inferiore dell'occhio e un pò di ombretto per dare profondità, mascara, un pò di blush sulle guance e un rossetto lucido color pesca a lunga tenuta, nulla di troppo evidente per non sembrare una maschera di carnevale o una strega da strada, come avrebbe detto Ginny.

Infine indossò l'abito che dovette richiudere ricorrendo all'uso della magia. Non aveva idea di come Pansy e Daphne potessero avere così buon gusto e un occhio così preciso sulle taglie, quel vestito le calzava a pennello, sembrava quasi le fosse stato cucito addosso. Non era largo o stretto in nessun punto, nemmeno sul seno che solitamente, essendo un pò prosperoso, faceva risultare i vestiti Babbani ai quali era abituata o troppo volgari o delle vere e proprie tende da campeggio. Si drappeggiò addosso la mantella in pelliccia e calzò i tacchi che si adattarono alla forma del suo piede: fattura elfica.

L'immagine che le rimandò lo specchio, quando vi passò davanti, le mozzò il fiato in gola. Si sentiva bellissima. Chissà cosa avrebbe detto Malfoy se l'avesse vista così!

A quel pensiero il sorriso sul suo volto sparì in un baleno. Non avrebbe detto nulla. Ecco la verità.

La riccia sospirò e uscì dalla stanza, non si sarebbe fatta rovinare la serata. Scese le scale e attraversò la Sala Comune Rosso-Oro ricevendo qualche fischio di apprezzamento e un sorriso entusiasta da parte di Ginny. Le aveva raccontato lo stretto necessario di quanto accaduto con Malfoy e poi le aveva chiesto di non tornare più sull'argomento poichè ancora non se la sentiva di affrontarlo, e lei era stata di parola. Non aveva mai fatto cenno, in quei due giorni, agli occhi rossi che ogni tanto le aveva visto, oppure alle occhiaie regalo di una notte trascorsa completamente insonne, le aveva lasciato la possibilità di far fronte alla rabbia e alla delusione nell'intimità della sua stanza senza riempirla di domande o consigli che in quel momento l'avrebbero solo innervosita di più.

Ginevra Weasley era una vera amica.

"Dove te ne vai, Caposcuola Granger?" Ridacchiò Seamus attirando l'attenzione della riccia.

"Qualche problema, Finnegan?" Ribattè lei.

"Tutta agghindata, non farai qualcosa di illegale?" Insinuò perfido.

"Potrei, ma in ogni caso, anche se tu mi vedessi, te ne staresti zitto. Non è vero Seam?" Minacciò accompagnando alle parole un'occhiata inequivocabile all'indirizzo di Calì che subito scattò in piedi affiancando il moro.

"Ovviamente." Sputò lui tornando a giocare a scacchi magici mortificato dall'allusione della Caposcuola.

Hermione fece un cenno d'intesa alla Patil che annuì lesta e le augurò di passare una buona serata, poi finalmente varcò l'uscita e abbandonò la Torre.

Faceva particolarmente freddo quella sera, l'inclemenza del tempo Inglese permetteva, a seguito di lunghe giornate di estenuante pioggia, all'umidità di penetrare tra le fughe delle pietre. Purtroppo la magia su una così ampia superficie non aveva sufficiente potere, e le uniche fonti di riscaldamento nei corridoi del castello rimanevano le torce appese ai muri.

La strada fino al corridoio del Terzo piano, dove era situata la Statua della Strega Orba, risultò liscia e solitaria per la Caposcuola che passo dopo passo si stringeva sempre di più nella calda mantella, ringraziando mentalmente le Slytherin per averle fatto dono di un coprispalle per quella serata.

Quando giunse finalmente davanti al passaggio segreto non si stupì di non trovare ancora nessuna delle due ragazze dato che era in anticipo di una decina di minuti abbondanti; se c'era una cosa che la riccia detestava infatti era proprio presentarsi in tremendo ritardo ad un appuntamento o ad una lezione. Suo Padre le aveva insegnato che la puntualità era un ottimo biglietto da visita, rivelatore di quanto la persona fosse accorta e attenta all'impegno preso.

"Sei bellissima."

Hermione sobbalzò riconoscendo immediatamente la voce di chi aveva parlato. Si voltò di scatto verso la figura che sostava poco distante da lei. Solo un cieco non avrebbe potuto riconoscere l'espressione di assoluta e inaspettata sorpresa che si dipinse sul volto della mora.

Draco Malfoy, vestito e pettinato di tutto punto, era fermo davanti a lei con le mani in tasca. Indossava uno smoking classico nero, senza papillon, con una camicia bianca e un cappotto elegante per proteggersi dal freddo pungente.

Bello era un eufemismo.

"Cosa fai qui?" Domandò la Caposcuola senza riuscire a celare l'agitazione che trapelava dalla propria voce.

Il biondo sospirò piegando leggermente il capo di lato cosicchè un ciuffo ribelle gli scivolò lungo la fronte donandogli un'aria sensuale e tenebrosa.

"Ho reagito male alla storia dell'appuntamento con Krum." Iniziò.

"Te l'ho già spiegato, non è un appuntamento..." Lo interruppe lei stizzita.

"Granger, ce la facciamo per cinque minuti a non prenderci reciprocamente per il culo? Ti ha chiesto un appuntamento, e tu lo sai. Passiamo oltre?"

Hermione si morse il labbro e annuì lievemente con la testa, conscia di non poter più negare quella che ormai era un'evidenza anche per lei.

"Ho reagito male." Riprese lui. "Perchè non mi aspettavo nè che tu lo sentissi ancora, nè che potessi accettare di uscire con...qualcun'altro."

La Gryffindor deglutì incamerando parola per parola quello che lui le stava dicendo.

"Quello che è successo fra noi è stato piuttosto veloce, e il rapporto non si è definito come invece avrei voluto. Ti ho fatta venire qui stasera, traendoti in inganno, perchè sapevo che non avrei avuto altri modi per poterti parlare..."

Vi verrà detta una menzogna.

"Avresti semplicemente potuto fermarmi in un corridoio, l'hai sempre fatto." Intervenne Hermione.

"Mi avresti ascoltato?"

"Certo." Affermò lei stupita dal fatto che lui pensasse l'opposto.

Malfoy sorrise scrollando la testa. "Sei davvero diversa da tutto ciò a cui sono abituato, Granger. Forse è proprio questo che mi fa continuamente sbagliare con te."

La riccia lo guardò in attesa che continuasse a parlare.

"Non sono capace di chiedere scusa come tu ti aspetti. Però so farlo a modo mio."

"Che vuoi dire?" Sussurrò la Gryffindor mentre il cuore prendeva a batterle furioso nel petto.

"Mi concedi un vero appuntamento stasera, Hermione Granger?"

Alla Gryffindor si mozzò il respiro in gola quando lui allungò la mano verso di lei a mò d'invito.

Le aveva chiesto un appuntamento, uno vero, uno romantico. Aveva messo in piedi tutto quel teatrino solo per parlare e scusarsi nell'unico modo che conosceva: ingannando e aggirando l'ostacolo.
Draco Malfoy era uno Slytherin e un Purosangue viziato cresciuto a caviale e frustate, mai come in quel momento però ad Hermione parve di vedere il vero Draco Malfoy dietro quella corazza che si era costruito negli anni. Un semplice scusa, che per chiunque sarebbe stato veloce e risolutivo quanto strappare un cerotto per sentire meno dolore, per il biondo era un qualcosa di apparentemente invalicabile che probabilmente non rientrava nemmeno nel suo vocabolario.
Lucius e Narcissa Malfoy del resto, come avrebbero potuto insegnare al loro unico e prezioso erede una pratica tanto squallida come quella di scusarsi? Sarebbe stato come permettergli di ammettere a qualcuno che un Malfoy potesse sbagliare. Inaudito.

Eppure Draco era cresciuto con qualcosa di ben più importante della conoscenza di una mera parola, era cresciuto con una coscienza e un proprio pensiero, un'identità e un libero arbitrio per il quale stava lottando con le unghie e con i denti negli ultimi tempi. Certo, rimaneva pur sempre un Malfoy e, come tale, le sue scuse sarebbero state fatte alla maniera Purosangue, ma alla fine ad Hermione non dispiaceva poi così tanto. Un ragazzo fisicamente bellissimo ma dall'animo tormentato aveva raggirato e mentito solo per lei. Non era un pensiero che facesse particolarmente onore al suo irreprensibile animo votato alla giustizia e alla verità, ma in quel momento era proprio nell'unica situazione in cui avrebbe voluto essere: al centro dei pensieri di Draco Lucius Malfoy.

"Si." Rispose Hermione sorridendogli apertamente e posando la mano in quella tesa del ragazzo.

Malfoy non aspettò oltre e la strattonò verso di sè facendo combaciare le labbra con quelle della mora.
Fu un bacio dolce ma urgente.
Racchiudeva quei due giorni in cui non si erano parlati se non attraverso sguardi furenti. La lingua di lui le accarezzò tutto il contorno delle labbra e poi vi scivolò attraverso andando a giocare con quella della riccia Caposcuola. Le mani di Hermione volarono tra i biondi ciuffi di Draco e li strinsero con forza portando la sua testa ancora più vicina a lei e facendo inevitabilmente cozzare i loro denti. Malfoy sorrise sulla bocca di Hermione prima di allontanarsi e guardarla negli occhi.

"Se non avessimo un appuntamento ti prenderei qui, contro questo muro." Sussurrò lui stringendo le mani sui fianchi della Gryffindor.

"Questa si che è una dichiarazione pregna di romanticismo, Signor Malfoy." Celiò divertita.

"Che vuoi farci, sono un uomo d'altri tempi!" Rise lui scendendo con la mano ad accarezzare la coscia di lei lasciata nuda dallo spacco vertiginoso dell'abito.

Hermione rabbrividì quando le lunghe dita di lui le sfiorarono la pelle delicata della gamba.

"Forse potremmo posticipare l'appuntamento..." Suggerì avvicinando il volto a quello del ragazzo.

"No. Stasera meriti qualcosa di davvero speciale. Più tardi, se vorrai, faremo l'amore finchè non mi pregherai di smettere." Soffiò il biondo prima di baciarle teneramente le labbra suggellando una promessa che fece infiammare il basso ventre della mora.

Hermione annuì strusciando la punta del naso sulla guancia liscia di lui. Poi si lasciò prendere la mano e trascinare nel cunicolo buio che portava a Mielandia.
La mano di Draco, saldamente ancorata alla sua, la condusse lungo il corridoio freddo e buio fino alla botola che li avrebbe fatti entrare nel retrobottega del negozio. Il biondo aiutò la Gryffindor a passare dallo stretto vano e poi la seguì.

...
Erano da poco passate le 7.00pm di sera e il negozio era ancora aperto, si sentiva qualcuno parlare al piano di sopra. Hermione si guardò attorno attenta a non urtare qualche barile o sacchetto di caramelle, se avesse rovesciato le Urlantizie, ovvero delle liquerizie che appena venivano anche solo sfiorate emettevano degli urli assurdi, oppure i BonBon Esplosivi sarebbe stata la fine.

La riccia scavalcò un pacco di SuperPallaGomma di Drooble, ricordava perfettamente il caos che avevano combinato in Sala Comune Ron e Harry con una di quelle gomme da masticare: avevano riempito l'intera stanza di palline colorate che non erano scoppiate per giorni provocando scivoloni e incidenti vari.

"Come faremo ad uscire dal negozio senza che il proprietario ci veda? E' ancora aperto e ci sono pochi clienti al piano di sorpa, ci vedrebbero..." Osservò la Gryffindor.

"Ma noi non dobbiamo salire." Rispose pratico il biondo che stava perlustrando la cantina alla ricerca di qualcosa.

"Che significa che non dobbiamo salire?" Si stupì Hermione.

"Trovata!" Esultò lui mostrandole un pacchetto di ApiFrizzole.

"Trovata?" Ripetè sempre più confusa la Caposcuola.

"Mhmh, la Passaporta!"

La riccia spalancò la bocca disegnando con le labbra una O perfetta. Osservò con gli occhi sgranati il pacchetto di caramelle che stringeva tra le mani Malfoy. Una Passaporta!

Il viaggio.

Draco posò sopra un barile sgombro il pacco di dolci e vi puntò la bacchetta contro.

"Portus." Ordinò e la punta della bacchetta si illuminò leggermente segnalando che la Passaporta era stata creata con successo.

"Ma non è registrata..." Soffiò la Gryffindor ancora shocckata da quello che stava accadendo.

"Non è registrata e non è rintracciabile, ecco perchè stavo cercando proprio questo pacchetto. Ce ne sono altri qui dentro, li utiliziamo noi Slytherin in caso di emergenza quando usciamo dalla scuola."

"E' illegale..." Osservò nuovamente Hermione presa da un improvviso senso di panico.

"Tu sei illegale con quel vestito addosso, Granger." Ribattè lui facendola arrossire.

"Stupido..."

"Sei pronta?" Le chiese porgendole nuovamente la mano.

"Si." Rispose lei prendendo un grosso respiro e appoggiando la mano in quella di lui.

Draco l'avvicinò delicatamente al barile e posò le loro mani intrecciate sopra al pacchetto di caramelle.

Ci furono pochi secondi di attesa in cui Hermione si morse nervosamente il labbro, poi il familiare strappo all'ombelico e quella sensazione di essere risucchiati in un vortice ebbe il sopravvento e, in un attimo, furono entrambi catapultati in un altro luogo.

La prima cosa che avvertì la riccia fu il vento freddo sulla propria pelle, segno che erano atterrati in un luogo esterno, poi percepì un vociare di persone che parlavano una lingua straniera tutte attorno a lei e, infine, udì un rumore d'acqua vicinissimo.

Quando aprì gli occhi si ritrovò, con ancora la mano stretta in quella di Malfoy che le sorrideva sornione, in mezzo ad una folla di individui che avevano tutta l'aria di essere turisti. Si voltò appena in cerca di altri indizi e capì di essere sulla sponda di un fiume, poi il suo campo visivo venne invaso da migliaia e migliaia di luci intermittenti che brillavano nel buio della notte quasi accecanti, stagliandosi in alto nel cielo per metri e metri dando l'idea di poter illuminare l'intera città solo con la magnificenza dei loro bagliori scintillanti.

Malfoy la strinse da dietro in un abbraccio mentre ancora gli occhi di lei, illuminati da quelle magiche luci, si beavano di quella vista spettacolare e indimenticabile e il cuore riprendeva piano piano a battere correndo dietro a quell'emozione così intensa e sconvolgente che le aveva fatto rabbrividire ogni millimetro di pelle.

"Bienvenue à Paris." Fu il sussurro di Draco che si perse tra i suoi ricci.

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