La deportazione e il campo

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Era il giorno del mio compleanno . Avevo organizzato una festa con tutti i parenti e amici .Mia madre aveva preparato una torta al cioccolato , la mia preferita . Avevo ricevuto molti regali : un libro , delle caramelle e una palla da calcio . Stavo per soffiare le candeline , quando ad un certo punto dei soldati sfondarono la porta . Eravamo sciocatti e spaventati .

Il mio cuore aveva smesso di battere , lo stomaco si era chiuso e pensavo che cosa ne sarebbe stato di tutti noi . Un soldato ci disse con voce forte e severa :"Avete 10 minuti per prendere le vostre cose ! Poi scendete sotto ." Mia madre era molto agitata , camminava avanti e indietro per la casa .La zia e la nonna invece stavano nascondendo tutti i gioielli . Gli avevano nascosti nei luoghi più insoliti come ad esempio nella torta , nel pane ecc. Mio padre mi prese per mano e mi disse preoccupato :"Andrà tutto bene !" Scendemmo tutti le scale in fretta . Arrivati sotto al piazzale salimmo su un camion che ci portò alla stazione dove prendemmo un treno con destinazione ,almeno per me ignota . Non pensavo che avrei passato così il giorno del mio dodicesimo compleanno ma il destino mi aveva riservato questo . Il viaggio durò diversi giorni . Mi trovavo su un vagone merci dove c'erano 100 persone , non avevamo né mangiato né bevuto . All'interno c'era una puzza terribile perché eravamo costretti a fare i nostri bisogni in un angolo . Tutte le persone piangevano , mia madre non parlava aveva solo uno sguardo perso nel vuoto mentre papà sembrava essere un po' tranquillo . Mi ricordo ancora del rabbino che ogni giorno faceva pregare chi voleva , ma alla fine lo facevano tutti perché  sapevamo che quel viaggio ci avrebbe portato pian piano verso la morte . Era tarda notte non ricordo l'ora precisa di quando arrivammo ad Auschwitz . I nazisti separarono le persone che dovevano morire e non , maschi e femmine . Io non volevo lasciare mia madre perché le volevo molto bene . Un soldato arrivò e mi staccò da lei con molta forza . Io cascai in terra e vidi per l'ultima volta mia madre . Una donna giovane , bellissima , audace con gran grazia . Non mi scordero' mai del suo stupendo sorisso . Mio padre mi alzò e mi abbracciò .Dopo andammo in una grande stanza scura , con dei soffioni sul soffitto . Ad un certo punto le luci si spensero , ci furono delle grida terrificanti e poi si accesero . Dai soffioni iniziò a scendere dell'acqua . Dopo la doccia i tedeschi ci tagliarono i capelli , ci marciarono il braccio con un numero e ci fecero indossare un pigiama a righe . Avevamo perso la nostra dignita' eravamo diventate bestie . Non eramavamo uomini ma numeri .Il mio era il 345678 .Poi mi alzai la manica del braccio destro e mostrai il braccio a tutti. Ognuno nel campo aveva un lavoro . Gli orari erano pesanti . Papà mi diceva di resistere perché senno sarei finito nelle camere a gas .Quasi ogni sera pensavo ai bambini che morivano , che non avevano vissuto la loro vita e che il loro futuro si era incrociato con la morte .Ogni giorno si sentiva una puzza terribile . Da mangiare ci veniva dato un pezzo di pane secco e dell'acqua sporca che chiamavano brodaglia .

Passata una settimana io pensavo che sarei dovuto resistere . Ma avevo perso tutta la mia volontà , il mio coraggio . Un pomeriggio tornai prima alla baracca quando ...

Ricordi da un passato ad Auschwitz #Wattys2015Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora