La Pasqua e la fuga

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Era l'undici aprile del 1942, il giorno della pasqua ebraica . Dopo le ore di lavoro tutti noi prigionieri festeggiamo raccontandoci la fuga dei nostri antenati e mangiando : pane azimo , erbe amare , sedano e uovo sodo che ci aveva procurato Francesco. Nella cena però mancava qualcosa che lui non aveva potuto prendere .Marco era un ragazzo molto curioso al riguardo del giudaismo e partecipò con gioia al Pesach. Per me fu una Pasqua triste perché era la prima senza la mia famiglia . Mi ricordo ancora della grande festa che organizzava mia madre ma non ci pensavo molto perché fortunatamente Marco mi consolava . Dopo i festeggiamenti , verso tarda notte arrivò Francesco che ci rispiegò il piano . Io ero molto spaventato stavamo rischiando troppo. I due fratelli e gli altri sembravano convinti . Mancava un'ora alla fuga , ero agitato non sapevo cosa fare , se scappare e rischiare o aspettare la fine della guerra . Dopo un pò presi una decisione . Chiamai Marco e gli dissi cosa avevo deciso : che sarei rimasto ad Auschwitz . Lui disse a malincuore :"Ne sei sicuro?" Io risposi di si . Marco mi si avvicinò mi baciò e poi disse :"E' per questo che sono qui". Poi andò via e io avevo capito, lui era un omosessuale. Quel bacio fu un pò strano perché era avvenuto con un amico .

Ricordi da un passato ad Auschwitz #Wattys2015Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora