Foglia di Mandragola

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La Sala Comune era avvolta in un silenzio assordante. Le orecchie della ragazza erano invase dai sospiri del moro, che continuava a fissarla senza dire una parola. Erano talmente vicini, che Cherilyn poteva benissimo sentire il dolce profumo che l'affascinante Grifondoro emanava. Si avvicinò al collo del ragazzo e si beò dell'odore deciso di pino e lucido per manici di scopa. Adorava quel profumo, lo avrebbe annusato per ore. Ma non era quello il motivo del loro incontro, dovevano parlare e chiarire, una volta per tutte, quell'assurda situazione che si era creata

Alzò la testa e lo osservò nuovamente negli occhi «sto aspettando» sussurrò silenziosa «è da giorni che vuoi parlarmi ed ora è arrivato il momento» e gli sfiorò delicatamente il braccio, con l'intento di provocarlo

Il ragazzo aggrottò la fronte «io proprio non ti capisco» mormorò, con il fiato corto «continui a mandarmi segnali contrastanti» ammise, facendo un passo indietro «ho passato mesi ad'attirare la tua attenzione, in ogni modo possibile» confessò, tutto d'un fiato «ma tu continuavi ad ignorare ogni mio approccio» lei ripensò ai mesi precedenti, e a quanto fosse stata stupida
«poi, finalmente, prendo coraggio e riesco a strapparti un bacio, con l'intento di farti capire, una volta per tutte, le mie vere intenzioni e tu che fai?» chiese il ragazzo con voce tremante «ricambi, buttandoti tra le mie braccia e facendomi assaporare il tuo dolce sapore» le guance della mora presero subito colore, il ricordo di quel bacio non faceva altro che tormentare i suoi pensieri da giorni

«ero convinto che ti fosse piaciuto» borbottò Isaac, abbassando lo sguardo «è stato un bacio sensazionale, non puoi negare la chimica che c'è tra di noi» la mora provò a rispondere, ma dalle sue labbra non uscì altro che un gemito sommesso

«ma a quanto pare è stato sensazionale solo per me» aggiunse il moro, alzando lentamente la testa e piantando i suoi lucenti occhi verdi in quelli profondi e neri di lei «sei scappata, lasciandomi da solo a litigare con tuo fratello» il senso di colpa invase nuovamente la ragazza, era stato un atteggiamento scortese il suo e sentirselo dire non aiutava «io, scioccamente, ho pensato, che magari, eri imbarazzata dalla folla» disse, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo «oppure che fosse stato tuo fratello ad imbarazzarti» aggiunse, muovendo impercettibilmente la mascella «Ma tu non mi hai dato modo di indagare, hai inziato ad ignorarmi e a nasconderti per giorni»

Cherilyn abbassò la testa, la vergogna la stava divorando viva. Ma Isaac le prese il mento con la mano destra, costringendola a tenere lo sguardo fisso su di lui «ora, però, ho capito che questo tuo atteggiamento è già una risposta» ammise in una risata amara «in realtà non ti piaccio, vero?» chiese, stringendo delicatamente la presa sul suo viso «sono stato io ad immaginare ogni cosa, giusto?» la mora aveva voglia di urlare, di raccontargli tutta la verità, ma la voce era come imprigliata nelle sue corde vocali. Non riusciva a parlare, emetteva solo sospiri mozzati, quel ragazzo le mandava in pappa il cervello

«parlami per favore» esclamò il moro supplichevole «rifiutami con la tua voce, ma non ignorarmi» e socchiuse lentamente gli occhi, liberandola da quello sguardo ipnotico
Brutta deficiente cosa stai facendo? iniziò a chiedersi mentalmente, mentre vedeva Isaac fremere davanti a lei parla dannazione

«non è così» mormorò titubante «non hai capito niente» aggiunse, alzando leggermente il tono della voce. Cherry si era presa quei giorni per riflettere, non poteva più negare l'evidenza ormai. Isaac aveva uno strano effetto su di lei e quel bacio le aveva aperto un nuovo mondo, che non era intenzionata ad abbandonare
«si, ti ho ignorato» confessò, con un tono di voce sempre più alto «ma ho avuto le mie buone ragioni» doveva pur giustificarsi in qualche modo. Il Grifondoro riaprì gli occhi, pronto ad ascoltare le spiegazioni che la mora aveva da offrirgli
«quel bacio mi ha terrorizzata» spiegò, facendo aggrottare la fronte del moro «non avevo mai provato nulla di simile e sono andata nel panico»

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