Cherry

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In una calda giornata di agosto, nel villaggio magico di Highgreeny nello Staffordshire, si sentiva una strana melodia echeggiare nell'aria.
Il suono proveniva da villa Farley, una delle dimore più antiche presenti nel piccolo villaggio.

Infatti, in una delle tante stanze, una ragazza, dai lunghi capelli neri, era intenta a suonare una chitarra elettrica.
Era concentrata sullo strumento, i capelli le cadevano disordinati davanti agli occhi, e le dita accarezzavano le corde leggiadre.
«No, così non va bene» Pensò la ragazza a voce alta «questa nota è sbagliata» Prese un foglio ed iniziò a scarabocchiare vari appunti, mentre teneva il plettro, rosso, con i denti.
Era bloccata su quel passaggio da ore, ma proprio non riusciva ad andare avanti.

«La vuoi smettere con questa tortura?»
Un ragazzo alto e slanciato era apparso sulla porta e la guardava accigliato
«Dovresti studiare e smetterla di suonare questa stupida chitarra» Borbottò, passandosi una mano tra i ricci capelli neri e posando gli occhi azzurri sullo strumento, che lei aveva tra le mani
«E tu dovresti iniziare a farti i fatti tuoi»
«Io lo dico per il tuo bene, sorellina» Affermò, togliendole il foglio dalle mani
«Cos'è questa?» Chiese tra le risate «una canzone?»
La ragazza alzò lo sguardo, i suoi occhi neri lo scrutarono con rabbia «ogni band che si rispetti deve avere delle canzoni originali»
«Ancora con questa stupida storia della band?» Ridiede il foglio alla sorella «chi mai vorrà ascoltare te e i tuoi amichetti stonare»
«Ci sono molti studenti che apprezzano la nostra musica» Rispose lei colma di orgoglio «e presto, tutta Hogwarts impazzirà per la nostra band»
Lui alzò gli occhi al cielo esasperato, poi inaspettatamente prese il volto della ragazza, con la mano, e posò il suo penetrante sguardo color mare su di lei

«Mi hanno detto che vuoi fare il provino per entrare nella squadra di quidditch...»
Lei fece una smorfia «certo! E lo supererò pure»
Il ragazzo le diede un leggero colpetto sulla guancia «Il quidditch non è uno sport adatto a te» scoppiò in una fragorosa risata «spero che il tuo capitano non sia così disperato da farti entrare in squadra»
Lei spinse il fratello, allontanandolo. Posò la chitarra e si alzò in piedi
«Dici così solo perché hai paura di perdere»
«Ti ricordo che l'anno scorso è stata la mia casa a vincere la Coppa di quidditch» Esclamò il ragazzo fiero, battendosi la mano destra sul petto, enfatizzando l'affermazione.
«Solo perché io non ho giocato» Obiettò lei

«E in che ruolo vorresti giocare?»
Lei fece un grosso sorriso «battitore ovviamente»
«Il ruolo più stupido del quidditch...» La provocò lui «è il cercatore che conta in una squadra»
«Idiota, tutti i ruoli sono importanti»
«La tua squadra è destinata a perdere» Affermò il ragazzo «il cercatore dei Serpeverde è troppo forte, non ha mai perso un Boccino»
La ragazza alzò gli occhi al cielo «oh per Godric!» Esclamò «parli di te in terza persona? Sei proprio patetico»
«Lo faccio perché posso permettermelo» Un ghigno apparve sul viso pallido del giovane «hai sbagliato casa sorellina, dovevi capitare con i Serpeverde se la tua intenzione era vincere»
Lei a quelle parole agì di impulso, dandogli un calcio sulla gamba
«Io adoro la mia casa! I Grifondoro sono centomila volte meglio dei Serpeverde»
Lui la prese per i polsi e lei iniziò a divincolarsi, dando inizio ad una lotta, con tirate di capelli, calci e spintoni.

«CHERILYN ANTHEA FARLEY» Urlò una donna, dai corti capelli color miele «quante volte ti ho detto di non picchiare tuo fratello»
I due ragazzi si staccarono immediatamente, erano estremamente spaventati dalla donna minuta che era appena entrata nella stanza
«Hai tredici anni, devi comportarti come una signorina per bene»
«Mamma, ma è stato lui ad iniziare» Protestò con veemenza la ragazza
«Non mi interessa chi ha fatto per prima cosa, io non accetto questo tipo di comportamento da parte vostra» Aveva le braccia incrociate e fissava i figli con delusione
«Quanto a te Alexander Charles Farley, non devi dare fastidio a tua sorella, sei il fratello maggiore, dovresti dare il buon esempio»
Diede delle carezze ai due ragazzi e uscì fuori dalla stanza
«Non capisco perché con me urla sempre e, invece, a te parla sempre con tranquillità» Obiettò la ragazza
«Perché io sono il figlio perfetto»
Lei prese un cuscino e lo lanciò in faccia al fratello "esci fuori dalla mia stanza!"

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