Estate del 1985

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Cherilyn fissava il cielo, sdraiata sulla soffice erba, del giardino di Villa Farley. In alto, poco sopra la sua testa, un gruppo di Pixies volteggiava spensierato, facendole delle smorfie. La mora si coprì le orecchie spaventata, non aveva proprio intenzione di finire appesa a qualche ramo di un albero.

Ad Hogwarts aveva imparato che, quelle piccole e fastidiose, creature si divertivano a prendere dei poveri malcapitati per le orecchie per poi appenderli da qualche parte in giro, quindi continuava a fissarli con fare guardingo...

Avrebbe tanto voluto prendere la sua scopa e catturarli, per puro divertimento, ma la madre aveva messo la sua Stellafreccia sotto chiave, vietandole l'utilizzo. Inutile dire che la ragazza non aveva preso bene quella punizione, lei continuava ad affermare che era una reazione esagerata quella della madre, perché il suo, in fondo, era stato un incidente involontario, che non aveva portato a nessun danno irreparabile.

Infatti, il giorno prima, mentre giocava a quidditch, nel grande salone a piano terra, aveva accidentalmente rotto un antichissimo vaso di famiglia, che i Farley si tramandavano di generazione in generazione. Il forte fracasso aveva immediatamente richiamato l'attenzione della madre, che con un abile scatto di bacchetta riuscì a riparare quel vaso osceno ed ingombrante. Ma questo non placò la furia della donna "quante volte ti ho detto di non giocare a quidditch in casa" le disse rimproverandola "non vedi che questo salone è pieno di oggetti fragili?" E continuò così per tutto il pomeriggio, anche dopo averle sequestrato scopa, mazza e bolide.

Quindi ora si ritrovava distesa su quel prato, senza avere nulla da fare...
«che noia» borbottò la ragazza, rigirandosi su se stessa «ho voglia di divertirmi» disse sbuffando fastidiosa, emettendo un suono simile ad uno stridulo bollitore. Stare senza fare niente non era il suo forte, ma non aveva nessuna idea, stranamente la sua mente era completamente vuota.

«LYNI LA MAMMA HA DETTO CHE DEVI ANDARE A FARE LA DOCCIA» urlò Alexander, affacciato alla finestra del primo piano.
Lei alzò la testa, facendo apparire un mega sorriso sulle sue labbra «avevo dimenticato di avere un fratello» dichiarò, iniziando a ghignare divertita. Ora si che sapeva cosa fare, prese una manciata di terra ed entrò in casa...

Andò diretta verso la stanza del fratello, spalancò la porta con un calcio e lanciò la terra in faccia al riccio, che la fissava sbalordito, con la bocca aperta
«FSEI UNA ISFDIOTSA» urlò il ragazzo, spuntando terriccio e fili d'erba «ORA TI UCCIDO» aggiunse, scattando in piedi minaccioso. Cherry chiuse la porta, sbattendola, ed iniziò a scappare, alla ricerca di un nascondiglio adatto.

Era così divertente infastidire suo fratello, perché non ci aveva pensato prima?
L'avanzare dell'età la stava decisamente indebolendo, se avrebbe continuato di questo passo sarebbe diventata una di quelle ragazze noiose, tutte fidanzati e trucchi.
E lei non poteva permetterselo.

Attendeva, nascosta nel suo covo segreto, da una buona mezz'oretta.
Non era un vero e proprio covo, in realtà. Era uno stretto corridoio, dietro al dipinto di una vecchia zia di suo padre, che in passato fungeva da passaggio secondario verso le cucine. Infatti da lì riusciva sempre a sentire, prima degli altri, i gustosi odori delle pietanze, che l'elfa domestica Sally preparava con tanta dedizione.

Aveva scoperto quel nascondiglio all'età di sei anni, per sfuggire dall'odioso Marcus Prince che continuava a tirarle i capelli, sotto lo sguardo divertito di suo fratello. Quella volta corse talmente tanto che si mise a riposare, appoggiandosi alla spessa cornice del ritratto. Ma inaspettatamente, quest'ultimo, si mosse, facendole scoprire il vecchio passaggio segreto, lei vi entrò dentro e riuscì a nascondersi con successo da quei due scassa pluffe.

Da allora, quel piccolo cunicolo di mattoni, era diventato il suo posto sicuro. Lo aveva anche, più o meno arredato. Negli anni era riuscita a farci entrare un morbido cuscino di velluto, color crema, qualche libro di fiabe, mai aperto, e la sua scorta segreta di caramelle, che riforniva di settimana in settimana.
Nessuno sapeva di quel corridoio nascosto, quindi lì era al sicuro ed in pace con se stessa. Spesso infatti spariva per delle ore, facendo preoccupare la sua famiglia, ma a lei non importava, quel posto era suo soltanto e nessuno avrebbe mai dovuto scoprire della sua esistenza.
Anche se doveva ammettere che suo padre non gliela contava giusta...

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