Felpato

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<<Non puoi venire con noi>>.

<<Di che stai parlando?>>.

<<Sai che sarà lì. Punterà a te o a Tonks. Ed io non posso proteggere entrambe>>.

<<Non ho bisogno di essere protetta, Sirius! Non sono una ragazzina; so prendermi cura di me stessa>>.

<<Mi dispiace. Spero che tu possa capire, un giorno>>. <<Stupeficium>>.

Non riuscivo a credere che quelle fossero le ultime parole che mi aveva detto. Non riuscivo a credere che, mentre riprendevo i sensi, pensavo che lo avrei ucciso con le mie mani appena fosse ritornato a casa. Ma Sirius non era tornato. Lo capivo dalle lacrime di Harry e di Tonks, dall'espressione distrutta di Lupin eppure, fu la conferma verbale di Alastor a portarmi in ginocchio. In seguito ad una guerra, chiunque avrebbe immaginato che avessi imparato a nascondere le mie emozioni o che comunque mi fossi abituata all'idea di perdita. Invece, nonostante il fatto che avessi perso Nikolai, Lily e James, Frank e Alice, la notizia di Sirius sembrò distruggermi il cuore. 

La prima volta che lo avevo visto, era stato poco più di un bambino. C'era una festa a casa dei Black e la mia famiglia era stata invitata. Come sempre, i miei genitori avevano iniziato a chiacchierare con alcune persone, dimenticandosi di noi. I miei fratelli avevano raggiunto i loro amici o comunque dei volti familiari, perciò mi toccò aspettare che si fossero allontanati tutti per iniziare la mia ricerca delle tre sorelle. Non mi piaceva molto il pensiero che uno dei miei fratelli- meschini e cattivi com'erano- si avvicinassero a loro, dunque provavo in ogni modo a tenerli lontani dalle mie amiche, per assicurarmi che non creassero una situazione che portasse gli Avery e i Black ad allontanarsi. Non avrei potuto accettare di perderle.

Le trovai in giardino, sedute su una coperta all'ombra di un albero. Narcissa leggeva un libro con particolare attenzione, tant'è che aveva aggrottato la fronte e potevo notare la punta della lingua sbucare tra le sue labbra. Era un piccolo gesto inconscio che compiva quando era distratta, tuttavia lo trovavo così tenero che non avevo mai trovato il coraggio per dirglielo. Bellatrix aveva la testa poggiata contro il tronco dell'albero alle sue spalle, con gli occhi chiusi e il volto rivolto verso il sole. Andromeda, invece, guardava due bambini correre non molto lontano da loro. Entrambi mi davano le spalle, perciò l'unica cosa che vidi furono i loro capelli castani e il retro dei vestiti puliti ed ordinati che indossavano. Ricordai di una conversazione con Narcissa riguardo i loro cugini: Sirius e Regulus. Il primo doveva essere quello più alto, mentre il secondo quello più basso e che era appena caduto a terra. Andie non sembrò preoccupata, piuttosto scoppiò a ridere. Il bambino si voltò verso di lei per fulminarla con lo sguardo e fu allora che mi vide. La sua prima reazione fu quella di tirare la manica della giacca del fratello, indicandomi con il dito. La mia amica, notando il suo gesto, si voltò verso di me e un sorriso si formò sul suo volto.

<<Olivia!>>, esclamò, mettendosi in piedi. Le sue sorelle ritornarono al presente, di fatti Narcissa distolse l'attenzione dal suo libro, mentre Bella aprì gli occhi. 

<<Wow>>, dissi, puntando i piedi per terra per evitare che Andromeda mi travolgesse quando corse verso di me per abbracciarmi.

<<Sono così felice di vederti>>, disse, lasciandomi poi un bacio sonoro sulla guancia. Se qualcun altro fosse stato nei paraggi, sicuramente non avrebbe perso il controllo in quella maniera ("una signorina deve sempre essere composta e mantenere la buona educazione"), ma fortunatamente eravamo solo noi quattro e dubitavo che i due piccoletti ci vedessero qualcosa di sbagliato in quella dimostrazione d'affetto.

<<La scuola è finita solo due settimane fa>>, la presi in giro.

<<Ma non posso fare a meno della tua bellissima faccia. Non quando sono abituata a vederla ogni giorno>>, ribatté la mia amica. Nel frattempo, anche le altre due sorelle si erano avvicinate e salutai entrambe. 

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora