Il nido e la tana

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Mentre ero intenta a pensare alla cosa giusta da fare per convincere Nagini a rinunciare alla propria vita, la porta della camera venne aperta e una bacchetta ricurva indicò verso di me. Subito, i miei occhi si posarono sulla donna che aveva appena fatto il suo ingresso e che abbassò la bacchetta.

<<Ciao, Bella>>, mormorai. 

<<Ciao, Olivia. Cosa ci fai qui?>>, domandò, camminando verso di me per venirsi a sedere al mio fianco. I suoi occhi studiarono il Pensatoio e le tre fiale vuote al mio fianco, ma attese che fossi io a risponderle.

<<Avevo bisogno di vedere alcuni ricordi importanti. Hogwarts è chiusa e l'unica altra casa che so possedere un Pensatoio è in America. Non pensavo tu venissi qui>>, spiegai.

<<Da quando Lucius è tornato da Azkaban, Narcissa vuole passare più tempo con la sua famiglia. Certe volte mi fa venire il voltastomaco e perciò vengo qui per evitare di vomitare>>, disse, guardando dritto davanti a sé. Avrebbe potuto convincere chiunque di aver detto la verità, però io la conoscevo meglio di tutti gli altri ed ero in grado di comprendere quando mentiva. Non odiava vedere sua sorella felice con la propria famiglia, probabilmente soffriva al pensiero di non averne una sua; o di aver perso la propria. 

<<Come hai potuto lasciarglielo fare, Bellatrix?>>, chiesi con delicatezza. Non volevo accusarla direttamente, però non potevo evitare di pensare che le cose sarebbero potute andare diversamente. Sembrò comprendere di cosa stessi parlando anche se non ero stata abbastanza chiara.

<<E' stata una punizione perché Lucius aveva sbagliato tutto al Ministero, costringendolo a mostrarsi prima di quanto fosse pronto. Narcissa gli aveva detto che lo avrebbe fatto lei, ma il Signore Oscuro voleva qualcuno all'interno di Hogwarts. Non avrei potuto impedirlo nemmeno se avessi voluto>>, rispose con sincerità. 

<<Ha solo sedici anni. Non è pronto per entrare a far parte dei Mangia Morte. Ha ancora la scuola. Ha ancora degli amici. Ha ancora l'innocenza di un ragazzino>>, mormorai, scuotendo la testa. 

<<Io avevo due anni in più a lui quando mi sono unita ai Mangia Morte>>, mi fece notare.

<<Ma almeno tu eri maggiorenne ed era qualcosa che sia la tua famiglia che tu volevate. Sono sicura che per Draco non fosse stata la stessa cosa. Giorno dopo giorno, lo guardavo stare sempre peggio. Non capivo cosa gli succedeva, ma temevo che avrebbe potuto perdere la testa da un momento all'altro>>, borbottai, passandomi una mano tra i capelli. Bella si mise in piedi di scatto.

<<Credi che io non lo sappia? Che io stessa non sia furiosa per quello che è accaduto?>>, urlò, camminando dall'altro lato della stanza. Mi alzai a mia volta.

<<Mia sorella e mio nipote in pericolo perché mio cognato non ha la spina dorsale. Credimi, anche io ho temuto di perdere la testa da un momento all'altro. Perché, non so se l'hai notato, ma ho già perso una sorella e due cugini, perciò non potevo perdere l'ultima parte della mia famiglia che ho ancora>>, disse sempre a voce alta, avvicinandosi a me a grandi falcate. <<"Se fallisce, lo uccide. Se per qualche folle motivo ci riesce e i Mangia Morte entrano ad Hogwarts, sia mio nipote che la donna che amo rischiano la vita", ecco cosa continuavo a pensare. Tutto questo mentre il Signore Oscuro continuava a mandarmi in giro per il mondo a cercare alleati e chiedermi di nascondere coppe d'oro nella mia cassaforte>>, borbottò, prendendomi il volto tra le mani come se faticasse a credere che fossi reale; che fossi davvero davanti a lei. 

<<Non ce la faccio più, Olivia. A quei tempi, Lui aveva un piano e mi aveva promesso un mondo migliore, come i nostri genitori lo avevano sempre desiderato. Ma adesso? Adesso temo che i suoi piani siano destinati a fallire. La sua ossessione per Harry Potter lo porterà a farsi uccidere e io non sono pronta a ritornare ad Azakban o a morire per una causa che nemmeno riconosco. Non ho niente contro quel ragazzino. Non è nemmeno un sangue-sporco, perché almeno in quel contesto avrei potuto comprendere il desiderio di ammazzarlo. Mi sento così persa e così confusa>>, ammise. Asciugai le sue lacrime, portando poi le mie labbra contro le sue, facendole incontrare brevemente ancora ed ancora. "Non aver paura di sceglierla", le parole di Silente mi tornarono in mente e quando mi assicurai che si fosse calmata, la portai verso il letto per farla sedere. 

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora