Lord Voldemort

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Seconda parte (copre gli avvenimenti del "Principe Mezzosangue")

Sentivo la testa pesante, dunque anche se provai a tenerla alzata, terminò per cadere verso il basso. Le mie palpebre minacciavano in continuazione di chiudersi a causa della stanchezza e quasi potevo sentire il mio cervello dirmi di addormentarmi, perché solo così si sarebbe potuto rimettere in forze per evitarmi di perdere la testa. Le catene, collegate al muro, tenevano le mie braccia verso l'alto e mi formicolavano così tanto che a malapena credevo di poterle utilizzare ancora se mai mi fossi liberata. In seguito al mio viaggio estivo con Silente, la prima cosa che avevo fatto appena tornata a Londra era stata farmi beccare da un gruppo di Mangia Morte. Il loro padrone voleva sapere a tutti i costi per quale motivo ci eravamo recati in America, ma io avevo combattuto con tutte le mie forze per evitare che lo sapesse. Non importava quante Maledizioni mi lanciava contro, quanto dolore provava ad infliggere o quante volte provava a leggermi la mente, avevo fatto di tutto per assicurarmi che non sapesse nulla. Tuttavia, era passato così tanto tempo da quando mi aveva catturata che ero certa sarebbero potute accadere due cose: o la mia mente sarebbe diventata troppo debole per proteggere le informazioni, oppure mi avrebbe uccisa per cercare qualcun altro che poteva dirgli lo scopo di quel viaggio. 

Nel momento in cui sentii un silenzioso "click", compresi di essere stata sul punto di addormentarmi e mi resi conto che qualcuno era entrato nella mia cella. Non sapevo precisamente dove mi trovavo, ma avevo sentito dire che la Villa dei Malfoy era diventata il covo dei Mangia Morte perciò immaginai di essere stata condotta lì. Purtroppo, anche se conoscevo quella casa, non avevo ancora avuto l'onore di vederne i sotterranei con le celle dunque non potevo essere certa della mia posizione. 
Non ci fu bisogno che alzassi la testa, dato che due piedi nudi, bianchi e pallidi, entrarono nella mia linea di visione. Accanto a lui, come sempre, c'era il suo serpente: Nagini. Strisciava silenziosamente, ma in quegli occhi sottili e gialli potevo notare malizia e fame. 

<<Devo ammettere di essere colpito. Hai resistito per quasi due mesi>>, disse con quella voce bassa, fredda e priva di ogni emozione. Il mio viaggio era terminato a fine giugno, il che significava che avevo trascorso luglio e quasi tutto agosto come sua prigioniera. Emisi un piccolo verso basso, chiedendomi quanto a lungo ancora avrei potuto resistere. 

<<Sono sicuro che nemmeno i miei seguaci sarebbero stati in grado di mostrare questa tua forza>>, continuò, avvicinandosi ancora a me. Con la sua bacchetta che si alzava verso l'alto, scoprii che la mia testa era costretta a fare lo stesso e ci trovammo faccia a faccia. 

<<E siccome sono colpito, proverò un ultimo approccio con te. Se mi dici cosa avete fatto tu e Silente in America, ti lascerò andare>>, mi propose. Trovai la forza di inarcare l'angolo destro della bocca.

<<No, non mi lascerai andare. Ma anche se lo facessi, comunque non te lo direi. E' esilarante vedere il Signore Oscuro che impazzisce perché non conosce qualcosa>>, lo stuzzicai. La sua mano pallida si alzò in aria, prima di scontrarsi con violenza contro la mia guancia.

<<Oh! Adesso colpisci come un babbano?>>. Un verso gutturale e minaccioso abbandonò le sue labbra, poi alzò la bacchetta puntandomela dritto al petto. <<Crucio>>, ringhiò. Il dolore fu più forte di quanto mi aspettassi, anche perché il mio corpo era ormai provato dalle torture delle settimane precedenti ed era evidente che si stesse piegando alle brutalità a cui stava venendo sottoposto. Dopo un periodo di tempo interminabile, sollevò la maledizione. 

<<V...v...uoi...sa...pere...America?>>, sussurrai a voce bassa, formando una frase totalmente sconnessa. Ma i suoi occhi  si spalancarono e la sua bocca si aprì in un ghigno soddisfatto, poiché aveva comunque compreso cosa gli avevo detto. Si avvicinò ancora di più a me, affinché fra di noi ci fosse pochissimo spazio e portò l'orecchio vicino alla mia bocca, consapevole che non avrei potuto alzare la voce. Presi un respiro profondo, implorando il mio cervello di darmi la forza di pronunciare le prossime parole in maniera decisa.

The one that got awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora