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Kirishima

Faccio per tornare al banco impiegandoci tutto il tempo possibile per evitare le domande di Bakugo; quasi quasi lo preferivo quando non gliene fregava niente.
Nel controllarlo incrocio per sbaglio il suo sguardo, ma vengo salvato da Aizawa che entra in classe proprio in quel momento.
Non ho mai amato così tanto un professore, soprattutto lui.
Accenno un sorriso verso Bakugo, come a dirgli che purtroppo avremmo dovuto rimandare la conversazione, distogliendo subito gli occhi per sedermi.
Prendendo le cose mi rendo conto del fastidio al braccio provocato dalla stretta di Denki.
Cioè, non proprio da lui, ma va bene.
Nel controllare noto un alone più scuro sulla manica e mi scappa subito un'imprecazione che trattengo tra i denti serrati.
Abbasso immediatamente il braccio contro il banco nonostante ciò causi ulteriore dolore, guardandomi furtivamente attorno per accertarmi che sia stato l'unico ad accorgermene.
«Kirishima, la lezione è appena iniziata e già sei distratto?»
Sussulto al richiamo del professore mentre mi prendo il braccio per nasconderlo sotto il banco, rivalutando ciò che ho pensato prima su quanto lo amassi.
«Proprio perché è appena iniziata devo ancora carburare» cerco di replicare senza balbettare, buttandola sullo scherzo come al solito. Ridacchio nervosamente e sento qualcun altro ridere, probabilmente Sero, che non perde occasione per prendermi in giro.
Aizawa non dice nulla, e dovrebbe andar bene così, ma dallo sguardo con cui mi fulmina preferivo quasi una nota.
Deglutisco pesantemente, tentando di darmi una calmata, ma dopo anche questa cavolata a cui dover rimediare l'ansia non vuole saperne.
Poggio la schiena contro la sedia e respiro, nel modo più regolare possibile in queste condizioni.
Sento lo sguardo di tutti addosso, soprattutto il suo: quello di Bakugo.
Ed ecco che sento l'aria cominciare a mancare.
Non può succedere di nuovo, non ora; non posso lasciarmi divorare proprio adesso dal panico, ho troppe cose da dover tenere d'occhio.
Ma è proprio per questo, proprio perché ho così tanto da controllare e alcuna capacità di farlo che è il panico a prendere il controllo del mio corpo.
Devo uscire, ma Aizawa non me lo permetterebbe... se mai riuscissi a parlare.
Non so cosa fare, so solo che vorrei già essere fuori da qui.
È troppo tardi per pensare ad una soluzione, non riesco a far altro che poggiarmi con le braccia sul banco e nascondere il viso nello spazio appena creato, respirando sempre più a fatica, soprattutto per il tentativo di trattenermi per non farmi notare.
Mi arrivano delle voci ovattate attorno a me e mi ci vuole un po' a capire che mi stiano chiamando: non sento altro che i miei pesanti respiri aggravati dalla posizione poco areata e il battito del cuore che mi pulsa nelle orecchie.
«Kirishima, stai bene?» distinguo tra le tante la voce del professore, e poi un'altra: «lo porto fuori».
È Bakugo, ne sono altrettanto certo, e nonostante sia la persona che meno volevo se ne accorgesse, sono così grato che mi stia salvando da questa situazione.
Non rendendomi conto di ciò che succede attorno a me, sussulto leggermente quando sento le sue mani sulle mie braccia e alzo appena la testa, cercando ancora inutilmente di farmi vedere il meno possibile.
«Sono io, vieni con me» mi sussurra con un tono inaspettatamente dolce, per quanto il suo carattere gli permetta, e trovo già conforto nelle sue parole.
Annuisco piano verso il suo viso, con cui si sporge per cercare di incrociare il mio, e mi alzo a fatica col suo aiuto.
Percorro lo spazio tra il banco e la porta poggiato a lui e quel tratto mi sembra infinito, sia per la debolezza che mi pervade che per la vergogna di camminare al centro delle attenzioni di tutti.
Ma non riesco a pensarci così tanto: sono ancora troppo occupato a provare a ricordare ai miei polmoni come respirare normalmente.
Distratto da questo costante pensiero, arriviamo fuori e, non appena lui chiude la porta, non riesco a fare a meno di crollare contro la parete, ormai completamente privo di energie.
Bakugo mi sostiene prontamente nonostante l'azione improvvisa, compensando totalmente il mio vano tentativo di reggermi al muro, pensandoci lui ad accompagnarmi verso terra e seguendomi fino ad inginocchiarsi davanti a me.
Porto le mani sul volto che sento accaldato e sicuramente rosso, sia per l'imbarazzo che per la mancanza di ossigeno, e mi sembra di star per svenire da un momento all'altro; ma riesco inaspettatamente a trovare la forza di socchiudere gli occhi quando mi chiama.
«Kiri, guardami, respira»
E mi sembra improvvisamente di riuscire a fare tutto, se è lui a chiedermelo.

[𝘶𝘯]𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬𝘢𝘣𝘭𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora