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Bakugo

Mancano un paio di minuti al suono della campanella e ne sono già trascorsi dieci da quando sono arrivato in classe, ancora vuota alla mia entrata ma che ora si è fastidiosamente riempita.
Di Kirishima non c'è alcuna traccia. Ancora nulla.
Non che mi importi, ma considerata la situazione non riesco a non pensarci.
È sempre in ritardo la mattina, ma stavolta è diverso: ieri non si è visto per tutto il giorno.
E ancora peggio, la sera prima che sparisse ha fatto un commento che ha tentato di far passare come una battuta ma a cui non sono riuscito a rimanere indifferente.
Eravamo in sala comune, lui seduto su un'estremità del divano e io sull'altra. Stava parlando con Mina e Sero ai suoi lati, il ragazzo rannicchiato sul bracciolo e lei dalla parte opposta, sulla seduta, mentre ero intento a scorrere inutili notizie sul cellulare.
«Che verifiche abbiamo per la prossima settimana?» aveva chiesto la rosa guardando i due, sinceramente i meno adatti a risponderle.
«Boh» aveva mormorato Sero senza curarsi troppo della domanda e dopo di ciò è giunta quella battuta di Kirishima: «Non so nemmeno se arrivo a domani!»
I due l'hanno seguito nella risata cominciata proprio da lui subito dopo mentre io mi sono bloccato, cercando di non darlo a vedere, ma qualcosa mi fa pensare che se ne sia accorto.
Okay, era probabilmente davvero solo una battuta, ma essendo quasi sicuramente l'unico a sapere della situazione e non avendolo più visto non riesco a zittire quella voce che mi ripete che potrebbe non esserlo stato.

Ma a placare ogni mio dubbio arriva proprio lui, improvvisamente, scaraventandomi fuori dai miei pensieri e facendomi tornare alla realtà: vedo comparire la sua testa spettinata dalla porta ancora aperta, con tutta l'aria di chi si sia appena svegliato.
Sospiro di sollievo, anche se la sua presenza non annulla tutto ciò che potrebbe essere successo e che non vedo l'ora di avere l'occasione d'indagare.
Fa un timido e generale "buongiorno", abbassando appena lo sguardo quando è costretto a passarmi accanto tra le due file di banchi, senza accennare nemmeno a guardarmi, ma lo blocco con un saluto senza permettergli di evitarmi.
«Hey»
Lo vedo sussultare prima di alzare lo sguardo su di me, salutandomi con un sorriso come se niente fosse.
«Buongiorno!»
«Stai bene?» domando volendo andare subito al dunque.
«Sì sì, tu?» mi risponde ostentando ancora quel far finta di nulla che mi fa innervosire. Possibile che mi sia accorto solo io di ciò che ha fatto? Possibile che sia solo io ad esagerare?
«Sì» replico a denti stretti arrendendomi, tornando a voltarmi verso la finestra.
Lo noto allontanarsi apparentemente confuso con la coda dell'occhio, girandomi leggermente di nuovo verso di lui una volta che si è seduto al banco.
Lo scruto mentre si sistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, accorgendomi per la prima volta della radice nera che sfuma verso il rosso partendo dalla base, aiutato dal fatto che oggi non li abbia tirati su ma tenuto bassi ad incorniciargli il viso.
La sua mano trema appena nell'azione, mentre fissa il banco con fare agitato, confermandomi con i suoi gesti che qualcosa non vada.
E non voglio fargli capire che mi preoccupo, ma non voglio nemmeno lasciar correre.
Non so perché, e odio ciò che sto per ammettere, ma... sono davvero preoccupato per lui.
Dovrei fare qualcosa?
Dovrei farlo ora?
Sospiro cedendo a quel senso di dovere che inizia a pervadermi e diventare insopportabile, alzandomi dopo uno sguardo verso la porta per accertarmi di avere ancora tempo e avvicinandomi al suo banco su cui batto le mani per poggiarmici.
Al rumore lui sobbalza ancora, non essendosi accorto del mio arrivo.
«Ti avevo scritto ieri» dico per esordire col discorso.
«Scusa, ho dormito tutto il giorno» si giustifica con una risata che invece di alleggerire la tensione come credo volesse fare, mi fa dubitare ancora di più.
«Tutto bene?» chiedo ancora dopo un sospiro insistendo con più calma, non riuscendo ad arrendermi del tutto, e sembra finalmente che stavolta sia inaspettatamente riuscito a crearmi un varco tra le sue bugie e lo vedo fare per rispondere, leggo la sua sincerità negli occhi tenuti bassi,
ma veniamo interrotti.
«Bro!» esclama Kaminari avvicinandosi al banco di Kirishima e già lo odiavo, ma penso mai così tanto come ora.
Alzo lo sguardo con un mormorio infastidito, ma mentre lo faccio noto il biondo afferrare il braccio dell'altro e lui fare una smorfia di dolore che cerca di contenere, ma che non sfugge al mio occhio anche se distratto.
«Devo farti vedere una cosa» gli dice «te lo rubo un attimo» aggiunge poi sorridendomi, trascinandolo per farlo alzare e spostare verso il proprio banco.
Kirishima mi sorride appena, credo praticamente sicuro ormai che io abbia capito ma forse non altrettanto certo che abbia visto, girandosi poi con Kaminari.
E io lo guardo allontanarsi, insieme a quell'occasione di andare a fondo nella questione.

[𝘶𝘯]𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬𝘢𝘣𝘭𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora