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Kirishima

Esco così rapidamente che quasi non mi rendo conto di ciò che sto facendo.
Sento Katsuki venirmi dietro, ma corro più veloce: voglio stare solo.
Ho già fallito di nuovo, promettendo di aprirmi e poi scappando al sorgere di un altro ostacolo.
Ma è già tanto ciò che ho fatto, ancora non me la sento di mettermi a nudo fino a questo punto.
Continuo in questo stato di panico e lacrime il mio percorso incerto verso il bagno, quando urto contro qualcuno di cui non mi accorgo affatto.
<<M-mi dispiace>> balbetto senza fermarmi, ma mi sento afferrare per una spalla in modo delicato ma deciso.
<<Kirishima>> mi chiama con compostezza e non ho altri dubbi: è Aizawa.
Sussulto e mi sforzo di alzare lo sguardo su di lui, ma la sua presenza aumenta ancora di più l'ansia.
<<S-scusi professore, mi dispiace>>
<<Fermati, vieni con me>> mi blocca subito e sobbalzo ancora, ma mi rassicura immediatamente.
<<Tranquillo, voglio solo parlarti>>

Negli ultimi giorni sono stato molto combattuto dall'idea di comunicargli la mia situazione, come inizio per star meglio... ma proprio per questo non ne ero convinto, chiedere aiuto ad un insegnante è ancora più spaventoso che chiede aiuto e basta.
Specialmente se l'insegnante è lui.
Ma come a farlo apposta, è lui a venire da me, e il sollievo che provo nel realizzarlo mi conferma quanto fosse giusto ciò che volessi fare.
Cammino a passo instabile mentre cerco di regolarizzare il più possibile il respiro, ma penso di riuscire a stare in piedi solo perché il professore mi tiene per le spalle.
Mi porta nel suo ufficio e mi accompagna a sedermi sulla sedia di fronte alla scrivania, su cui mi abbandono appena raggiunta.
Per mia sorpresa mi si abbassa davanti e il mio primo istinto è di distogliere ancora di più lo sguardo, nascondendo il viso con le mani.
<<Kirishima, guardami>>
Nonostante la vergogna, sarà per l'autorità che mi trasmette, riesco a spostare le dita per scoprire gli occhi.
<<Respira>>
Di nuovo, sarà per la paura che mi genera, ma riesco quasi subito a riprendere il normale ritmo del respiro e chiudo finalmente gli occhi per calmarmi del tutto.
<<Ti va di dirmi che succede? È da un po' che ho notato che qualcosa non va, mi dispiace non essere intervenuto prima>> continua nel solito tono calmo e apparentemente privo di emozioni, ma quella sua apertura mi conferma quanto in realtà sia buono.
Al che accenno un sorriso.
<<Non si preoccupi, ci mancherebbe. Avrei voluto anch'io parlarle a breve>> colgo l'occasione di informarlo, cercando così di credere io stesso alle mie intenzioni.
<<Capisco, ti ascolto se vuoi parlarne>>
Annuisco a sguardo basso, tenendomi le mani tra le gambe mentre deglutisco per trovare le parole giuste.
<<È solo... un periodo difficile, ma non so perché. Solo che da un po' mi capita di avere questi attacchi di panico o ansia e sto avendo molta difficoltà a gestire tutto...>> provo a riassumere evitando di scendere troppo nei particolari per non cadere nella pietà, ma sembra volerli sapere lo stesso.
<<Ho capito... c'è qualcosa in particolare che ti preoccupa?>>
Prendo fiato per rispondere, ma resisto all'istinto di negare e mi sforzo di farlo con più sincerità possibile.
<<Non so... il fallimento, non fare abbastanza... è partito da questo e ora mi spaventa tutto>> ammetto con una lieve risata, tirando su col naso.
Aizawa annuisce piano e si alza per prendere posto sulla sedia accanto alla mia, che avvicina per diminuire la distanza tra noi.
<<È normale che sia così, sei più fragile ora e tutto sembra ferirti... ma riuscirai a rafforzare la sicurezza di te e nulla potrà più abbatterti. Non è così facile e va bene che non lo sia, ci vuole tempo e inciampare fa parte del percorso... è il percorso stesso il vero obiettivo, quindi cammina anche se inciampi o scivoli, perché sono quelli gli insegnamenti che ti rendono più forte>>
Anche se la vergogna persiste, sono così colpito da sentire il professore esporsi così tanto che non riesco a non alzare lo sguardo su di lui, seguendolo con attenzione.
Annuisco prima con calma e poi con più decisione, cercando di assorbire le sue rassicurazioni e crederci davvero, esprimendo con un sorriso il sollievo che è riuscito a darmi.
<<La ringrazio davvero>>
In risposta sembra anche lui sorridere appena.
<<Sono sempre i più forti ad avere più fragilità, e anche se le due cose sembrano in contrasto, non possono esistere senza l'altra. E va bene così>> aggiunge mentre poggia una mano sul mio braccio, che ruoto d'istinto per paura che possa intravedere qualche traccia. Ma segue il movimento con lo sguardo e distolgo il mio: come pensavo di poter sfuggire proprio a lui?
<<N-non sono forte...>> mormoro quasi per me, ma non riesco proprio a non controbattere a quelle parole.
<<Lo sei eccome, proprio per questo... perché ti metti in discussione e temi di cadere. Ma si è forti sempre, anche se si cade e ci si fa male>> termina con la stessa pacatezza, e durante l'ultima frase allunga le dita fino al mio avambraccio che tenta di recuperare.
E lì capisco sia che abbia visto, sia il doppio significato delle ultime parole, cosa che mi fa riaffiorare le lacrime.
Si sporge di più verso di me per incontrare il mio viso e stavolta ne sono certo: sorride.
<<Non aver paura e... ascolta lui, capisce molto più di ciò che pensi. Siete proprio uguali... state bene insieme>>
Cerco di decifrare le sue parole, non sapendo cosa sappia e non aspettandomi affatto un commento simile da parte sua, ma alla fine non ho alcun dubbio e sorrido anch'io.
<<È soprattutto grazie a Katsuki se sono ancora qui>>

[𝘶𝘯]𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬𝘢𝘣𝘭𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora