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Kirishima

336.
336 ore senza farmi del male.
E 240, quelle senza un attacco di panico.
La mia volontà di reagire peró sta pian piano sfumando, probabilmente a causa di doverlo fare continuamente, perché ogni cosa rischia di farmi crollare.
Spesso è Bakugo a contribuire con la sua forza alla mia che sento inesistente, risvegliandomi dai pensieri per farmi ragionare e calmare... reagendo al posto mio.
Vorrei pesare il meno possibile sugli altri, ma rischio troppo spesso di cadere rimanendo da solo.
E quindi cedo a chiedere aiuto.
Ma non è nemmeno necessario, lui ormai mi conosce troppo bene e interviene da sé senza che dica nulla. Questo mi rende felice, ma allo stesso tempo la troppa esposizione mi fa venire voglia di nascondermi e basta.

Stamattina sono a pezzi, ho dormito da schifo per i troppi pensieri e sono troppo esausto sia per parlare di come sto ad eventuali domande che per fingere che la risposta sia positiva.
Vorrei solo sparire, ma non posso perché c'è a chi importa di me... come se fosse una cosa brutta.
Ho passato una vita a desiderare che a qualcuno importasse di me e ora mi ritrovo a voler star solo.
Mi vergogno da morire per questo.
Mentre cerco la forza per alzarmi, sento bussare e sono sicuro sia lui, ma il primo istinto è quello di immobilizzarmi sotto le coperte e ignorare completamente... sono davvero ridicolo, ma non ho voglia di affrontare nulla, nemmeno il mio ragazzo.
<<Eiji, è tardi>> mi chiama proprio lui dall'altro lato.
Il mio ragazzo.
Non posso ignorare persino lui, non posso rischiare di perderlo per le mie stupide paranoie.
<<Puoi entrare>> rispondo dopo un attimo, prima che possa bussare di nuovo.
Nemmeno il tempo di terminare la frase che è già dentro la mia stanza.
<<Buongiorno>> lo saluto con un accenno di sorriso guardandolo di traverso dal letto, ma lui capisce subito che qualcosa non vada, oltre una normale stanchezza mattutina.
<<Che hai fatto?>> chiede infatti senza esitazione, venendo a sedersi sul bordo accanto a me.
<<Ho solo mal di testa...>> provo a replicare nascondendo il viso contro il cuscino.
Lo sento sospirare e portare una mano tra i miei capelli; temo abbia capito il vero dolore a cui mi riferisco, anche se non ho completamente mentito nell'esternare anche il fastidio fisico, ugualmente presente.
<<Vuoi stare qui?>> mi propone cercando forse di credermi e non andare oltre con la fantasia.
Annuisco subito, spostando il viso per guardarlo da dietro il braccio ancora sotto il cuscino.
<<Però non voglio saltare la lezione...>> aggiungo al timore che possa sospettare alla mancanza della mia solita energia.
<<Ma se non stai bene rimani qui, riposati>> insiste lui con calma, continuando a scorrere le dita tra i miei capelli, soffermandosi sulla tempia come per alleggerirmi il dolore. Lo amo così tanto.
E mi sento altrettanto in colpa per mentire. Non lo merita.
E io non merito lui.
<<Sicuro che vada bene?>> domando ancora riaprendo gli occhi dopo averli chiusi per un attimo per godermi il suo gesto, calcando di più quell'insicurezza che in minima parte provo davvero, semplicemente ora schiacciata dalla voglia di stare solo.
<<Certo che va bene, se non stai bene rimani a riposare>> ribadisce accennando un sorriso, ma glielo leggo negli occhi che non mi crede, non del tutto.
Ma più di questo non riesco a fare.
<<Va bene... grazie>> rispondo alla fine, ricambiando appena il sorriso.
<<Di cosa? Anzi, vuoi che stia con te?>>
Credevo che il peggio fosse scampato ormai, invece sussulto per la fretta di declinare di nuovo, che cerco di attutire il più possibile per non destare ancora sospetti.
<<Ma no, tranquillo, sto bene>> sorrido ancora per convincerlo.
Sono davvero toccato dalle sue attenzioni e odio non godermele appieno per la situazione... ma sono solo io ad averla creata, perciò odio sempre di più soltanto me stesso.
<<Va bene, chiamami se hai bisogno>> termina lui alzandosi e sospiro appena di sollievo, chiudendo gli occhi quando si china a baciarmi sulla fronte.
Sorrido, mentre una parte di me vorrebbe tanto che restasse, ma non riuscirei a mentire ancora e la verità non riesco ad esprimerla.
Non ha senso, sono un idiota, ma proprio per questo continuo su questa scia.
<<Grazie, a dopo>>
<<A dopo>> replica dandomi un ultimo sguardo prima di uscire e tutta la finzione sul mio viso cade con un sospiro appena la porta si richiude.
Affondo il viso nel cuscino con la speranza di riaddormentarmi, invece inizio a piangere.

Attendo con ansia la fine delle lezioni per poterlo chiamare; ora che ho così tanta voglia di farmi del male, mi pento di quanto mi sia impegnato per rimanere solo. Sapevo fin dall'inizio quanto stessi sbagliando, ma dal medesimo momento sapevo di essere un idiota, come ricordatomi più volte.
Ma ora non ce la faccio più a fingere di poter stare solo anche per un minuto in più.
Cerco tra le lacrime il suo contatto e gli scrivo, sperando che per adesso questo possa bastare, ma so che non sarà così finché non tornerà qui.
Ho davvero paura.

[𝘶𝘯]𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬𝘢𝘣𝘭𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora