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Bakugo

Sono passate un paio di settimane dagli avvenimenti di quel giorno, dopo cui abbiamo parlato molto cercando di assottigliare sempre di più quella specie di scudo fra noi... che in fondo sono stato io a creare completamente.
Ma notare come nonostante ciò non si sia mai arreso nell'avvicinarsi a me riempie il mio cuore di una gioia che non riesco ad ammettere e tantomeno a dimostrare.
Anche se l'inespressa gratitudine che provo e di cui lui è probabilmente del tutto inconsapevole, almeno in parte, riesce ad uscire soprattutto in una delle nostre conversazioni.

Eravamo sul letto durante uno dei tanti pomeriggi dopo le lezioni, scenario della quasi totalità dei momenti di quel genere.
Seduti con la schiena contro la parete, lui era poggiato con la testa sulla mia spalla mentre io cingevo le sue con l'insicurezza ancora dettata dalla novità della situazione.
«Posso chiederti una cosa?» domanda all'improvviso con una sorta di timore nella voce, spezzando con la sua solita calma il silenzio di quel momento di pace.
«Dimmi» lo esorto abbassando lo sguardo nel tentativo di incrociare il suo, vano per quella posizione. Ma come accogliendo il mio desiderio, solleva il viso staccandosi da me per guardarmi.
Sto per incoraggiarlo di nuovo nel vederlo cercare le parole, mosso anche dalla curiosità, ma formula infine l'intera frase tutta d'un colpo.
«Com'è passato, nel concreto?»
Trattengo per un attimo il fiato, ma più per l'incredulità di non averne davvero parlato fino a quel momento, sfruttando il tempo di pausa per riavvolgere il nastro e scegliere da dove iniziare.
«Se non vuoi non fa niente-» aggiunge subito notandomi distratto, ma lo fermo subito per cominciare a rispondere, nonostante sappia di dover ammettere tante cose che non ho mai ammesso nemmeno a me stesso. Ma è arrivata l'ora di farlo e con lui è diverso: è il momento giusto... e c'entra anche lui nella storia.
«Fin da piccolo sono stato considerato speciale, con un "talento naturale", perciò ho cominciato fin da subito a nascondere la fatica e i dubbi dietro le aspettative altrui, come per fingere che fosse tutto facile per me... e la gente ci credeva senza problemi. Crescendo quelle difficoltà aumentavano, ovviamente, ma la stupida voglia di mostrarmi imperturbabile era sempre più forte e continuavo a tenere tutto dietro quella facciata incrollabile che mi ero creato. Solo che non ha retto a lungo, ma quando crollavo lo facevo per me stesso, così che nessuno sarebbe stato deluso nel vedermi debole.»
Mi fermo per un secondo per ricaricare il respiro e scandire la storia prima della parte decisiva; incrociando per un attimo lo sguardo col suo, lo noto catturato da me con un'espressione afflitta.
Smetto di guardarlo e riprendo.
«Poi è iniziato il liceo e... siete arrivati voi» confesso finalmente, arrossendo appena. «Ci ho messo molto a capire che la vostra ammirazione nei miei confronti non fosse solo per ciò che mostravo, ma sentivo sempre di più quanto vi importasse di me come persona, piuttosto che solamente come "hero". Perciò mi sono permesso di lasciarvi entrare dentro di me e farmi cambiare visione, anche se non penso di riuscire ancora a mostrare la mia gratitudine.» mi scappa una leggera risata che sottolinea la stupidità che provo nel non ricambiare, terminando poi col punto più importante.
«Da qui, quindi, accettavo sempre di più me stesso e mi curavo sempre meno del pensiero degli altri, perciò gli attacchi sono stati gradualmente più rari. Ma soprattutto... è stato grazie a te»
Lui sembra risvegliarsi di colpo, scuotendo lievemente la testa prima di fissarmi curioso.
«A me?? Che ho fatto»
Sorrido alla sua ingenuità.
«Guardando te ho capito che la debolezza non esiste, che si è forti anche se si commettono errori. È stato il tuo perseverare, sbagliare e ripartire, stupire sempre... perché ti rialzi anche quando non avresti motivo di farlo, trovi sempre una ragione per tenere quel tuo cavolo di sorriso e ti permetti di ammettere gli sbagli proprio per imparare e ricominciare, sebbene faccia male e magari sia solo un tentativo per convincerti che vada bene anche quando non lo pensi davvero... perché sei forte, sempre a prescindere da tutto.»
Ora so di essere completamente rosso, ma anche di sentirmi infinitamente più leggero... e forse persino di averlo aiutato, in qualche modo. O reso felice. Mi basta averlo fatto sorridere.
Lo guardo, è ho la certezza che sia così: lo sforzo è stato ripagato.
«I-io... ma... tu» balbetta con gli occhi pieni di lacrime. «Lo pensi davvero?»
«Idiota, cos'ho detto fin'ora?!» alzo la voce, ma lui sa che ormai scherzo quando lo faccio.
Infatti ride e mi abbraccia.
«Sono fiero di te per tutto questo... e felice di aver fatto qualcosa per te, almeno un minimo rispetto a quanto fai tu...»
Lo stringo forte.
«Credimi che ciò che faccio è solo un ringraziamento, e nemmeno abbastanza» controbatto, ma lui quasi mi parla sopra per la voglia di contraddirmi, alzando il viso dal mio petto per guardarmi.
«Se si tratta di te sarà sempre più che abbastanza... se si tratta di te non ho bisogno di nient'altro»
Arrossisco alle sue parole, girando il viso nel vano tentativo di nascondermi.
Lui ride e lo stringo di nuovo, provocando in me lo stesso effetto e facendo così terminare anche questa conversazione come ogni altra precedente.

[𝘶𝘯]𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬𝘢𝘣𝘭𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora