11

28 3 0
                                    

Kirishima

Combatto il primo istinto di lasciar perdere e ignorare tutto, lo stesso che mi fa rimanere immobile in quel bagno per altro tempo indefinito ma apparentemente interminabile, prima di essere contrastato da un altro pensiero: agire.
Devo agire, muovermi per risolvere, altrimenti non cambierà nulla.
Come per tutto il resto.
Lo penso per la prima volta, ma sorge naturale come se l'avessi sempre fatto.
Quindi scuoto la testa come per risvegliarmi, aiutandomi in questo con un'altra manciata d'acqua sul viso; con lo stesso coraggio mi alzo la manica per sistemare il braccio, prima di guardarmi deciso allo specchio: ora o mai più.
E tutto il mio passato è un sentiero di "mai più", perciò adesso si continua con gli "ora".
Partendo da questo, poi per tutto il resto; il primo gradino della scala della vita.
Come con una nuova luce dentro, esco dal bagno e mi dirigo verso la sua stanza, nuotando in questa sicurezza mai provata prima; se anche illusoria e temporanea, ne approfitto fino in fondo e la indosso come un'armatura, così magari non mi lascerà.
Poi realizzo: come sono io a scegliere il corridoio da prendere, così posso fare per ogni strada nella vita. È tutto nelle mie mani.
E non so perché ho capito tutto questo da un semplice bacio, nemmeno fosse quello con cui il principe riesce a risvegliare... ma forse è stato proprio così.
Da quel gesto è scaturita tutta questa reazione a catena, tanti piccoli bastoncini che cadendo uno sull'altro si sono tuffati man mano sulla piccola scintilla nel mio cuore, ormai quasi assopita, prendendola in tempo fino ad alimentarla sempre di più: e ora arde in me un completo incendio.
Perso in tutte queste considerazioni di cui mi sazio, arrivo davanti alla sua porta.
Solo un respiro, quando fino a poco fa me ne sarebbero serviti un'infinità, se mai avessi raggiunto la sua camera.
Faccio per bussare, ma si apre sotto le mie nocche ancor prima di sfiorarla, e spunta lui.
Entrambi ci pietrifichiamo con un lieve sussulto per la sorpresa, il mio più marcato, mentre arrossisco, tradendo quella rete di sicurezza che avevo tessuto per tutto il percorso.
«Cercavo proprio te» diciamo all'unisono, anche se sento la mia titubanza sotto la sua sicurezza, ma ridiamo entrambi per la coincidenza.
Come trattiene le sue risate, mi fa perdere di nuovo per un attimo.
«Vieni» mi invita poi lui senza alzare lo sguardo, ma scorgo il rossore delle sue guance, probabilmente il motivo del suo viso nascosto.
Lo seguo dentro appena mi dà le spalle, si siede sul letto e faccio lo stesso, lo scatto della porta lasciata chiudersi dietro di noi.
«Pensi davvero sia stato un errore?» esordisco io dopo un attimo e lui si stupisce della mia presa di coraggio tanto quanto me.
Ma lo cela bene, è bravo a celare, se non fosse che ormai ho imparato a conoscerlo fin troppo bene. E qui confermo ancora la mia idea realizzata poco fa, di quanto in realtà provi per lui.
Tengo lo sguardo basso attendendo la temuta risposta e mentre faccio per alzarlo non sentendola arrivare, incrocio il suo viso che si sporge verso il mio; in un attimo, anche le nostre labbra si incontrano di nuovo per un istante così breve da non permettermi nemmeno il tempo di chiudere gli occhi per godermelo, dato che i suoi mi catturano appena si separa leggermente.
«Risponditi da solo»
Rimango incantato nel rosso delle sue iridi che scruta il mio senza alcun segno di cedimento, mentre mi faccio sfuggire una lieve risata.
«Beh... o non lo è stato oppure ne hai commessi due di seguito»
Lui sbuffa appena ruotando la testa di lato, come se gli costasse fatica, ma dalle sue parole successive capisco che quello sforzo era nell'ammettere quel suo pensiero: «Tu non potresti mai esserlo, tantomeno amarti».
Sussulto in modo impercettibile fissandolo con espressione di profonda sorpresa e sento il mio viso raggiungere una tonalità più accesa dei miei capelli; probabilmente se ne accorge, dato che noto lo stesso effetto anche se molto più attenuato sulle sue guance. Mi abbandono in un sorriso, che sfocia in un'altra risata in cui sfogo tutta la tensione accumulata fino a quel momento.
Una risata di pura gioia, per cui lui mi prende subito in giro.
«Che hai da ridere? Sono serio, non osare ridere di me!»
Non tremo affatto alle sue minacce se non per la felicità, vedendo come anche lui si stia sforzando di trattenere un sorriso.
Incentivato da quei commenti di semplice facciata, tanto per rimanere nel suo personaggio, lo abbraccio di slancio e rido ancora di più ai suoi tentativi di continuare ironicamente la propria recita, consapevole che io abbia capito quella vera natura.
«Ora non esageriamo, lasciami!»

E così crollo ancora, e crollo ancora per lui.
Ma stavolta, come ogni volta che si tratta di lui, è una bella caduta.
Invece di rompermi, sento qualcosa che pian piano torna al suo posto e si ripara.
E se cadere porta a questo, sono pronto a lanciarmi.

[𝘶𝘯]𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬𝘢𝘣𝘭𝘦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora