Capitolo ventiquattro.

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«Perché? Cos'è successo?» domando agitata. Cameron incatena i suoi occhi ai miei.
«Si è svegliato, ma è in condizioni critiche», si limita a rispondere e per poco non svengo.
«Che cazzo vuol dire?» grida Nash, già in preda alla disperazione.
«Ragazzi vi prego, parliamo dopo. Corriamo da lui», dice Jade e ci metto due minuti ad uscire dallo stato di trance in cui mi trovo.
Non può essere, non sta succedendo davvero. Stiamo perdendo Taylor. Non riesco a crederci, abbiamo sperato fino all'ultimo che si salvasse e invece ci sta lasciando.
Nel giro di pochi minuti arriviamo all'ospedale e, per quanto possibile, corriamo al piano superiore verso la stanza di Taylor.
«Mi dispiace, abbiamo fatto tutto il possibile. Seguitemi», si limita a dire il medico.
Ci permettono di entrare nella camera tutti insieme, così da poter salutare Taylor un'ultima volta. Una volta entrati, Tay sposta lo sguardo su ognuno di noi e semplicemente sorride. Noto che una grande quantità di lacrime inizia ad uscire dai suoi occhi, seguito da tutti noi.
E succede tutto in fretta: chiude gli occhi e si lascia andare, sentendo il rumore del macchinario che annuncia l'arresto cardiaco, con il sorriso.
«Credo vi stesse aspettando per salutarvi, ha fatto un grande sforzo per rimanere sveglio», spiega il dottore.
Mi avvicino a Taylor e gli lascio un lungo bacio sulla fronte «sarai per sempre con noi», sussurro ed esco fuori da quella stanza che improvvisamente è diventata troppo piccola. Nash mi afferra per le braccia e mi stringe in un forte abbraccio e mi lascio andare, lascio che tutte le lacrime accumulate escano copiosamente, ne ho bisogno.
«Non posso crederci», mi limito a dire e mio fratello mi stringe di più a sé.
«Nemmeno io Alison, nemmeno io... è così ingiusto», risponde mentre mi accarezza la testa.
Non riesco ad andarmene da qui, non riesco ancora a realizzare che Taylor se n'è andato per sempre, che non si sveglierà mai e non tornerà mai più da noi. Non voglio smettere di guardarlo, devo imprimere nella mia mente i suoi lineamenti e la sua voce, così da non poterlo dimenticare mai. Non sarebbe mai dovuta andare così.

Sono passati due giorni, sono le dieci del mattino ed è il giorno del suo funerale, giorno che ho sperato non arrivasse mai, perché oggi dovrò avere la forza di lasciarlo andare per sempre. Dopo essermi preparata, rivolgo la mia attenzione a Grace per aiutarla a vestirsi.
«Sei sicura di voler venire?» le domando e lei annuisce.
«Devo salutare lo zio Taylor oggi, devo esserci», risponde e annuisco, lasciandole un bacio sulla guancia. Scendo di sotto e preparo il caffè a Zayn, che si sta preparando.
«Dio mio, Alison... non hai chiuso occhio, vero?» mi chiede e scuoto la testa.
«Da due giorni ormai»
«Sei sicura di farcela? Ci penso io a Grace se non te la senti»
«Devo farcela, Zayn, per lui. Sto bene», rispondo e lui annuisce, afferrando la sua tazza di caffè.
Ci rechiamo alla chiesa di Beverly Hills, aspettando che arrivino anche gli altri. Zayn continua a starmi vicino, strofinando continuamente la mano sulla mia schiena e questo gesto mi rassicura, mi fa stare bene.
Vedo Cameron arrivare da lontano e ogni volta mi sembra di ricevere una pugnalata al cuore.
«Bene, ora che siamo tutti, vogliamo entrare?» dice mio fratello ed entriamo tutti. Ci sediamo e non riesco a non fissare la grande foto di Taylor posta al centro della chiesa, davanti alla bara.

«Se possibile, vorrei dire due parole», si alza in piedi Cameron e si pone davanti al microfono. Fa un respiro profondo, si gira a guardare Taylor per un minuto, dopodiché sposta nuovamente lo sguardo su di noi.
«Ho avuto il piacere e l'onore di conoscere Taylor più di dieci anni fa, quando creammo i Magcon. È il migliore amico che si possa mai desiderare, è sempre stato presente per tutti noi, disponibile, buono, altruista e soprattutto ci faceva ridere tanto. È sempre stato l'animo del gruppo, la colla che ci teneva tutti uniti, anche nei momenti di difficoltà, non si è mai allontanato, ha sempre avuto il coraggio di risolvere qualsiasi problema si creasse tra di noi, anche quando non era direttamente coinvolto. ricordo ogni singolo momento passato insieme in questi dieci anni, dalle tappe del Magcon tour, alle nostre vacanze, le cene fuori, le serate... era così felice e spensierato. Non so cosa gli sia successo così all'improvviso ma non ci ha raccontato subito del suo problema, anche perché non credeva ce ne fosse uno, ce ne siamo accorti noi e forse troppo tardi. Però lui era così, sempre presente per gli altri ma non pensava mai a se stesso e non ci raccontava mai cosa gli succedesse per non pesare su di noi, non si è mai valorizzato e questa cosa mi fa impazzire, perché siamo una famiglia e lo avremmo sempre ascoltato. Non riesco ancora a realizzare che se ne sia andato, non riesco a credere che il nostro Taylor ci abbia abbandonati così. Ti voglio bene fratello mio, ti porterò per sempre nel mio cuore», conclude Cam e torna a sedersi al suo posto. Lo seguo con lo sguardo, che lui ricambia subito, e gli sorrido. Almeno per oggi dovremmo mettere da parte le nostre divergenze, per Taylor.

Finito il funerale ci rechiamo tutti a casa mia, dove abbiamo deciso di organizzare un piccolo rinfresco, anche se nessuno di noi ha voglia di mangiare. Sono seduta su uno degli sgabelli posti intorno al tavolo in cucina quando vedo Cameron camminare verso di me.
«È finito il vino», mi dice.
«Le bottiglie sono lì sotto», rispondo mentre indico lo sportello «bel discorso, comunque»
«Grazie, ho detto tutto ciò che sento»
«Almeno tu hai avuto il coraggio di farlo», ribatto e annuisce, lasciando che il silenzio ci circondi.
«Senti, Alison...»
«Non ora, Cameron, ti prego. Non è il momento e in più non ho più nulla da dirti»
«Questa situazione mi sta uccidendo, Alison»
«Pensi che io me la stia passando bene? Non essere egocentrico»
«Mi stai tenendo in bilico, non so che devo fare e non so come affrontare la situazione, sto impazzendo. Mi rendo conto del mio sbaglio e sono pronto ad assumermene tutte le responsabilità»
«Come pensi che possiamo andare avanti? Spiegamelo. Io ti amo, il sentimento non svanisce da un giorno all'altro, ma non riesco più a fidarmi di te, hai sbagliat tante volte e una cosa del genere è l'ultima che mi sarei mai aspettata da parte tua e non sarei più felice con te... e fa male, tanto male», ribatto e Cam abbassa lo sguardo.
«Riprenderemo il discorso un altro giorno, anche se mi sono stufata di ripetere le stesse cose», concludo e mi alzo in piedi per tornare dagli altri, ma lo sguardo spaventato di Cameron mi blocca.
«Cosa c'è?» gli chiedo.
«Ali...», sibila indicando lo sgabello. Mi volto e vedo che è pieno di sangue.

Il migliore amico di mio fratello 3 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora