Capitolo tredici.

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Finalmente, oggi ventidue dicembre, stanno tornando i ragazzi. Ho aspettato così tanto questo giorno che non mi sembra vero. A malincuore, questa storia dei Magcon è finita. È stato bellissimo, un'occasione unica e difficilmente la dimenticheremo, specialmente i ragazzi.
«Alison, sbrigati! Sei sempre la solita», mi sgrida Jade in quanto sono ancora in pigiama e i ragazzi arriveranno all'aeroporto di Los Angeles a momenti.
«Tu vesti i bambini», rispondo.
«Già fatto, siamo impalati davanti alla porta d'ingresso da dieci minuti»
«Dai mamma, sei sempre così lenta», commenta Grace.
Indosso velocemente una felpa e un pantalone della tuta.
«Hai scelto l'outfit barbona per andare a prendere tuo marito dopo sei settimane?»
«Ma stai sempre a criticare? Sono incinta, se permetti voglio stare comoda. Zitta e sali in macchina», le ordino e ci avviamo verso l'aeroporto. Ogni volta che ritorna Cam è sempre come se lo vedessi per la prima volta, è una sensazione che credo, dopo tutti questi anni, non cambierà mai.
«Dove dobbiamo andare? Non sono nemmeno entrata e già mi sono persa», si lamenta Jade. In effetti l'aeroporto è gigantesco.
«Leggi gli arrivi, dobbiamo andare di sopra», suggerisco e saliamo le scale. Aspettiamo una manciata di minuti e finalmente li vediamo arrivare da lontano. Grace e Justin corrono immediatamente nelle braccia dei loro papà, che li prendono al volo. Cammino a passo svelto verso mio fratello, che mi stringe in uno dei suoi accoglienti abbracci.
«Mi sei mancata tanto», dice.
«Anche tu, davvero tanto»
«Va bene, va bene. Adesso lasciami dare un bacio alla mia donna», interviene Cameron separandomi da Nash. Lo abbraccio e gli stampo vari baci sulle labbra.
«Com'è andato il viaggio?»
«Direi estenuante», risponde Aaron.
«Non solo il viaggio», interviene Matt, guardando verso Taylor, che quasi non riconoscevo.
«O mio Dio», commenta Jade, mettendosi la mano davanti alla bocca.
«Ciao», ci saluta Taylor con un filo di voce. Lo sguardo assente, le evidenti borse viola e nere sotto agli occhi, le labbra quasi bianche, come il suo viso. 
Senza rispondere mi avvicino a lui e lo abbraccio più forte che posso. Esita, ma poi si lascia andare, circondandomi il busto con le sue deboli braccia.
«Venite da noi?» domanda Cam per cambiare discorso.
«No, mi aspetta Hayley. Ci vediamo stasera?» risponde JackG.
«Io devo vedere Beth, però possiamo venire stasera anche noi», interviene Matt.
«Ma si, andate a riposarvi. Sarete esausti», li incito e tutti annuiscono. 

Dopo aver raggiunto la macchina, saluto i ragazzi e spero che stasera ci siano tutti.
«Io vengo da voi, devo prendere le mie cose», dice Jade.
«Ringraziando il cielo», ribatto e ricevo uno schiaffo da parte sua.
«Scusa Jade, davvero, ma non ti sopporto più»
«Me ne rendo conto, neanche io mi sopporto». L'ha presa abbastanza bene.

-

«Tra quanto vengono i ragazzi?»
«Non dovrebbe volerci molto. Avrei volentieri organizzato un aperitivo qui a casa, ma non è una buona idea se c'è Taylor»
«A proposito, mi ha spaventato oggi. Sta troppo male, dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo portarlo in una clinica o qualcosa del genere? Deve disintossicarsi»
«Conosci Taylor... appena glielo abbiamo proposto ci ha urlato contro ripetendo che sta bene»
«Non importa quello che vuole lui. Ormai è andato oltre e dobbiamo costringerlo»
«Sono d'accordo, non è in grado di decidere»

Perché proprio lui? Taylor è sempre stato così solare, divertente, non si è mai lasciato buttare giù. Invece ora non si sa nemmeno per quanto ancora vivrà. Fortunatamente ad interrompere questi pensieri è l'arrivo dei ragazzi a casa.
«Grace, vieni qui a giocare con lo zio!» grida Shawn, prendendo in braccio mia figlia e girando su se stesso.
«E con me non ci giochi?» si arrabbia Justin, che viene subito afferrato da Shawn.
«Taylor non viene?» domando ai ragazzi, che abbassano lo sguardo.
«Ha detto che non se la sentiva», risponde Matt.
«Non può più rimanere da solo ormai, chissà cosa potrebbe fare», commenta Hayley.
«Cazzo, non ci posso credere», dice Nash mettendosi le mani sul viso.
«Potremmo farlo stare qui un paio di giorni, che ne dici? Magari gli parliamo con calma per quanto riguarda la riabilitazione e vediamo che dice», propone Cameron.
«Si può fare, ma bisogna vedere se lui vuole», rispondo.
«A questo punto non importa, non può permettersi di rifiutare aiuto», interviene Beth e siamo tutti d'accordo con lei. 

Il migliore amico di mio fratello 3 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora