Capitolo ventidue.

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«Cosa? Che cazzo vuol dire che Taylor non respira? Ali, corri al Cedars!» grida Jade. Come? Taylor sta male? Non respira? No, non voglio crederci.
«Sì, Nash, stiamo correndo», dice chiudendo la chiamata «scrivo subito a Zayn»
«Jade...», provo a dire, ma le parole mi si bloccano in gola.
«Che succede a zio Taylor, zia Jade?» domanda Grace e per un minuto mi sono dimenticata della sua presenza.
«Sta male, tesoro... molto male», risponde Jade e sento gli occhi pizzicare a causa delle lacrime. Non è possibile, non voglio credere che Taylor sta male... si era ripreso. O almeno credevo fosse così.
Arriviamo all'ospedale in dieci minuti e una volta scese dalla macchina intravedo la figura di Nash.
«Nash, che cazzo sta succedendo?» gli domando e vedo che sta singhiozzando. Niente di buono.
«Ali... Taylor è in pericolo di vita, al momento è in coma epatico. Mi hanno chiamato quelli della clinica e sono corso qui in ospedale»
«Che cosa? E con questo?» sto andando nel panico più totale, non riesco nemmeno a respirare «che qualcuno porti mia figlia via di qui, per favore», dico rivolgendomi agli altri e vedo Matt e Carter avanzare verso di me, prendere in braccio Grace e andare a fare una passeggiata.
«Evidentemente non ha mai smesso di bere, Alison, ha la cirrosi epatica in uno stato avanzato. Magari diceva la verità, è rimasto sobrio per qualche tempo, ma l'ultima dose di alcol era talmente alta che è stata... fatale»
«No», lo interrompo «è ancora vivo, non è morto», dico. Non morirà, vero?
Inizio a camminare avanti e indietro e noto Cameron che avanza verso di noi con Grace in braccio. Anche lui è stravolto come tutti noi. Mi fa un mezzo sorriso e ricambio con un cenno della testa, distogliendo lo sguardo. Ora devo solamente pensare a Taylor e sperare che ce la farà.
«Ma che cazzo, lo abbiamo mandato in clinica apposta! E anche quella più costosa! Ma quelli che lavorano lì, esattamente che cosa fanno tutto il giorno? Non controllano i loro cazzo di pazienti? Vaffanculo!» strilla Beth, mettendosi le mani nei capelli. Matt cerca di calmarla, ma lei si dimena e inizia a camminare lontano da noi.
«Beth ha ragione, per quello che costa quella fottuta clinica il minimo che possono fare è controllare queste persone fragili ventiquattro ore al giorno. Cazzo, che situazione di merda», sbotta anche Shawn, sedendosi su una delle due panchine che si trovano qui fuori.
«Se dovesse succedere qualcosa a Taylor, io gli faccio causa. Lo sanno benissimo che quella merda gira sotto i loro occhi e non fanno niente per evitarlo e Taylor ne è la prova. Non ho parole, davvero», interviene JackJ.

Rimaniamo fuori dall'ospedale per circa due ore, credo, o forse di più. Ho perso la cognizione del tempo. Non riesco ancora a realizzare tutto ciò, non riesco a credere che Taylor sia in coma, che stia per... no, non voglio dirlo, perché non è così. Taylor è una roccia, sopravvivrà. Tutta questa ansia e agitazione non fa bene ai miei bambini, perciò decido di sedermi per tutto il tempo che resteremo qui.
«Ti senti bene?» mi chiede Cameron.
«Non mi serve il tuo aiuto», taglio corto, guardando dalla parte opposta.
«Non credi che sarebbe il caso di mettere da parte i nostri problemi? Dobbiamo concentrarci su Taylor in questo momento», continua e non rispondo, ma ha ragione. Dovremmo seppellire l'ascia di guerra, per oggi. Mi limito ad annuire e Cameron sorride. Spero non ci faccia l'abitudine.
In questo arco di tempo passato qui fuori mi sono ritrovata a pensare a Taylor e a tutti i momenti passati con lui. È sempre stato l'anima del gruppo, senza di lui i Magcon non sarebbero mai esistiti. È un ragazzo così buono, tenero, divertente, bravo nel suo lavoro e sempre con il sorriso stampato in faccia. Ho sempre ammirato questo suo lato solare, a volte l'ho invidiato, perché non si è mai buttato giù, in nessuna occasione. Spero non lo faccia proprio ora.
Ad interrompere i miei pensieri è il medico che ci raggiunge all'esterno della struttura.
«Voi siete gli smici di Taylor Caniff?» ci domanda e annuiamo, impazienti di sapere che sta bene.
«Andrò dritto al punto, ragazzi. Taylor è in condizioni critiche, purtroppo il suo fegato non è recuperabile, ha assunto una grande quantità di alcol che gli ha dato la botta finale. Potete sperare nel suo risveglio, ma non posso assicurarvelo», ci spiega il dottore e le lacrime iniziano ad uscire.
«Mi scusi, potrebbe chiamarci se dovesse aprire gli occhi?» gli domanda Aaron, singhiozzando.
«Certo, andate a riposarvi», si congeda l'uomo e torna un assordante silenzio tra di noi.
La notizia non tarda a diffondersi e infatti vediamo i van dei giornalisti avvicinarsi all'ospedale. I ragazzi provano a dissuaderli dicendogli che non hanno un minimo di rispetto e che devono andarsene, e così fanno, se ne vanno.
«Che avvoltoi, Cristo santo», commenta nervosa Hayley «andiamocene, torneremo domani», dice e ci avviamo verso le rispettive macchine. Jade, Nash e Justin vengono da me, ho bisogno di mio fratello e della mia migliore amica, come loro hanno bisogno di me.
«Cazzo Ali, non sono riuscito ad arrivare in tempo», si scusa Zayn per la quarta volta.
«Non ti preoccupare», gli sorrido flebilmente.
«Come sta Taylor? Si riprenderà?» mi domanda e scuoto la testa, ricominciando a piangere.
«Cazzo, non posso crederci. Ma non era tornato sobrio?» chiede Zayn a Nash.
«Qualcuno gli ha fornito l'alcol di nascosto e ne ha bevuto troppo a causa dell'astinenza»
«Porca puttana, non ci voleva proprio. Andate a dormire se volete, mi occupo io dei bambini», si offre volontario.
«Sei sicuro?» chiede Nash e Zayn annuisce «certo, se volete posso svegliarvi per l'ora di cena così mangiate qualcosa, va bene?»
«Sei un bravo amico, Zayn, il migliore», gli sorride Jade.
«A proposito, com'è andato il colloquio?» gli domando.
«Non poteva andare meglio, il prossimo mese vivrò ufficialmente qui a Los Angeles», risponde con un ampio sorriso. Corro ad abbracciarlo, seguita da mio fratello e Jade, finalmente una buona notizia.
«Congratulazioni! Sapevo che ce l'avresti fatta», gli dico e lo bacio sulla guancia.
«Grazie, so che non è il momento più adatto ma...»
«Stai scherzando? È soprattutto ora che ci serve un po' di positività», lo interrompe mio fratello.
«Hai ragione. Bene, ora andate a riposare», ci ordina in maniera scherzosa e mi ritiro nella mia camera, dentro la quale dormo per quattro lunghe ore.


Il migliore amico di mio fratello 3 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora