Capitolo ventuno.

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«Ti do tre secondi per dirmi cosa cazzo sei venuto a fare», minaccio, guardandolo male.
«Devo prendere alcune cose che ho lasciato qui e... volevo parlare con te», risponde e noto che sposta lo sguardo alle mie spalle. «Zayn», si limita a dire.
«Ciao Cameron», lo saluta e lo sento salire le scale.
«Perché è qui?» mi domanda.
«Non sono affari tuoi. Prendi quello che devi e vattene, io non voglio sentire quello che hai da dire», ribatto e torno dentro casa. Vedo Grace scendere di corsa e salta in braccio a Cameron, senza smettere di sorridere.
«Invece devi. Ascolta, so che può sembrare inutile, ma mi dispiace, Alison. So che sembrano parole prive di significato, ma voglio che tu sappia che ho capito di aver sbagliato, me ne rendo conto, avrei dovuto dirti tutto appena conosciuti»
«Hai avuto dieci anni per dirmelo, Cameron, dieci! Sia a me che ai tuoi amici, quindi perché dovrei compatirti? E non è nemmeno la prima volta che mi nasconti delle cose, sono stanca. Non ho voglia di capirti e non ho voglia di starti dietro. Qualcosa si è rotto nel nostro matrimonio, Cam, si è rotto per sempre e non credo sarà riparabile. Il danno è fatto ormai ed io non mi fido più di te», dico tutto d'un fiato. Gli occhi di Cameron si sono riempiti di lacrime e per questo abbassa la testa.
«Quindi? Finisce così? Tutto quello che abbiamo costruito lo mandiamo a puttane?»
«Ricorda che sei stato tu a mandare tutto a puttane, Cameron», sospiro «io credo... credo che dovremmo divorziare».
Il suo sguardo si posa di nuovo su di me, uno sguardo terrorizzato. «Che cosa?»
«È inevitabile, io non voglio più stare con te e non avrebbe senso continuare a portare la fede al dito»
«Non puoi farmi questo... noi ci amiamo, Ali. Sistemerò tutto, ti prego, dammi un'altra occasione per dimostrarti quanto ti amo e quanto amo la nostra famiglia»
«L'amore non basta in certi casi e direi che ti ho dato fin troppe occasioni», ribatto ma veniamo interrotti da Grace.
«Mamma, posso dormire con papà oggi?» mi domanda e distolgo lo sguardo.
«Assolutamente no», rispondo subito, sotto lo sguardo contrariato di mia figlia. I miei occhi trovano quelli di Zayn, che mima di dirle di si. «D'accordo, Grace, puoi andare. Di certo non posso impedirti di vedere tua figlia... sperando che non abbandoni anche lei, come qualcun altro», rispondo e Cam sospira.
«Vado a fare lo zaino», avverte la piccola, correndo nella sua stanza.
«Fatti aiutare da Zayn», grido nella speranza che mi abbia sentito «noi abbiamo finito, aspetta fuori», continuo ed entro in casa, chiudendo la porta d'ingresso.
«Non gli hai nemmeno permesso di risponderti», nota Zayn.
«Altrimenti sarei scoppiata a piangere davanti a lui e non voglio che mi veda vulnerabile», rispondo mentre sento il magone in gola farsi sempre più forte.
«Lo capisco», mi risponde e annuisco.
«Non nego che mi manca da morire»
«È normale, Ali, anzi sarebbe strano il contrario»
«Io vado mamma, ti voglio bene», mi saluta la piccola e le lascio un grande bacio sulla guancia.
«Comportati bene! Ci vediamo domani dopo la scuola»
«Certo! Ciao zio Zayn», dà un veloce abbraccio anche a lui ed esce di corsa.

Inutile dire di aver passato la notte in bianco. Mi è molto mancata Grace e so che questa situazione non è facile nemmeno per lei.
Guardo l'orologio, che segna le sette e trenta del mattino, così decido di alzarmi dal letto, ma con un po' di fatica. Mi guardo allo specchio e guardo il mio pancione, domandandomi mentalmente se riuscirò mai ad andare avanti da sola. Scuoto la testa e scendo di sotto per prepararmi del caffè.
«Già in piedi?» sento la voce di Zayn.
«Non ho chiuso occhio per tutta la notte. Tu, piuttosto, perché sei sveglio a quest'ora?»
«Sto andando a fare quel colloquio»
«Davvero? È oggi? In bocca al lupo»
«Spero proprio mi spostino qui a Los Angeles», sbuffa Zayn e beve il caffè che gli ho preparato.
«Già, qui è tutta un'altra cosa, rispetto a Mooresville»
«Ho sempre voluto venire a vivere qui e ci sto riuscendo. Merda, faccio tardi. Ci vediamo dopo!» mi lascia un veloce bacio sulla guancia e corre fuori di casa, lasciandomi sola con i miei pensieri. Finisco il caffè e decido di sdraiarmi di nuovo, non sono fisicamente e mentalmente pronta ad affrontare la giornata.

«Cavolo Ali, meno male che ci sono io ad aiutarti», dice Jade. L'ho mandata a prendere Grace a scuola e portarla a casa, io non sono riuscita ad alzarmi dal letto.
«Già, non so come farei senza di te. Allora, Grace... com'è andata con papà?» le domando.
«Benissimo! Abbiamo guardato i cartoni, giocato insieme e mangiato schifezze»
«Maledizione, diventerai un tacchino prima di compiere 10 anni», la prendo in giro e lei ride.
«Zayn? Se n'è già andato?» chiede Jade, mentre sta mangiando un panino.
«No, doveva fare un colloquio, ma tipo quattro ore fa. Mi fa piacere averlo qui, ci teniamo compagnia ed è un ottimo babysitter»
«Sono contenta, almeno non sei sola in questa casa mostruosamente grande».

Vedo lo schermo del mio cellulare illuminarsi, è Zayn:

"Pranzo fuori, non aspettarmi!"

"Stai scherzando? Devi dirmi com'è andata!"

"Appena torno ti racconto tutto"

«Mi ha appena scritto, dice che mangia fuori. Maledetto, non vuole dirmi com'è andato il colloquio», dico.
«Sicuramente bene, lo sai com'è Zayn. A quest'ora probabilmente starebbe tentando il suicidio se non avesse passato il colloquio»
«Se accettano, sposteranno Zayn da Mooresville a Los Angeles, capisci?! Verrà a vivere qui»
«Sarebbe fantastico, davvero, Spero per lui che sia andata bene, se lo merita».

Io e Jade prepariamo dei panini veloci per pranzo, nessuna delle due aveva voglia di cucinare perché a breve sarei dovuta andare a prendere Grace a scuola e non vedo l'ora di vederla.
«Vuoi davvero andare a prendere tua figlia in queste condizioni?» commenta Jade, guardandomi dall'alto in basso.
«Cos'ho che non va?»
«Sembri una barbona», specifica e mi metto a ridere.
«Ma è una semplice tuta, voglio stare comoda»
«Sembri una pensionata»
«Okay, possiamo andare ora? Hai commentato abbastanza», rispondo e Jade ridacchia. Vorrei vedere lei incinta di due gemelli al settimo mese di gravidanza, a malapena ho voglia di vivere in queste condizioni.

Una volta presa Grace ci avviamo di nuovo verso casa mia, quando il mio telefono inizia a squillare.
«Vedi chi è, sto guidando», dico a Jade.
«È Nash», dice «pronto?»
«Amore, cazzo... dovete subito venire al Cedars-Sinai, si tratta di Taylor», dice agitato.
«Che succede?»
«Non respira».

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EEEEE scusate il ritardo davvero, ma sto studiando come una pazza senza una vita sociale, ad ogni modo questo è il nuovo capitolo (un po' una shit) e spero di aggiornare presto. Baci!


Il migliore amico di mio fratello 3 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora