Capitolo venticinque.

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Ahimè, questo è il PENULTIMO capitolo!

«No, no, no! Che significa? Che sta succedendo? Cam, ti prego, aiutami!» rimango immobile, abbasso  lo sguardo sulle mie gambe e noto i miei jeans rigati di rosso e iniziano ad arrivare dolori addominali insopportabili e contrazioni intense.
«Oddio. Nash! Vieni qui! Nash!» grida Cameron e in un secondo mi ritrovo Nash davanti.
«Dim...  ma che cazzo è successo?!» grida in preda al panico. Sento il mio  respiro che si fa sempre più veloce e le gambe cedere, infatti mi accascio a terra.
«Portala  subito in ospedale, non è normale questa cosa», gli ordina  Cameron e mi aggrappo a Nash, che cammina lentamente verso la macchina.
«Ragazzi, brutte notizie! Alison sta perdendo sangue, devo portarla in ospedale!»
«Ma che significa?! Veniamo tutti!» esclama Jade.

Per  tutto il viaggio in macchina Cameron non ha fatto altro che  tranquillizzarmi ed aiutarmi a regolarizzare il respiro. Cerco di non  pensare al peggio, ma ho paura che i bambini non stiano bene. «Ci siamo  quasi, resisti ancora un po'», continua a ripetere mentre mi stringe  forte la mano.
«Non è niente di grave, vero? Giusto? Non riuscirei a sopportare altro dolore così intenso Cam, ti prego, rispondimi!»
«Così  peggiori la situazione. Adesso scendiamo e vediamo cosa ci dicono i  medici. Tu devi respirare profondamente, inspira ed espira», risponde e annuisco, facendo come dice. Una volta arrivati, arrivano velocemente due infermieri  che mi posizionano sulla barella e mi trasportano in una stanza. Il  panico si sta espandendo dentro di me e sento che potrei svenire da un momento all'altro. Sta succedendo tutto insieme, tutto così in fretta che non riesco a realizzare.
«Stanno bene? I miei bambini stanno bene?» continuo a ripetere al dottore che mi sta visitando.
«Sto cercando di scoprirlo. È all'ultimo mese?»
«Sì, dovrei partorire tra 3 settimane», rispondo.
«Bene, dobbiamo procedere all'istante»
«Che cosa?!»
«Se non vogliamo complicazioni è meglio farlo subito. Prima devo scoprire il perché di queste perdite»
«Forse...  forse lo stress fisico ed emotivo. Ci sono stati due episodi  ultimamente che... che mi hanno fatta davvero stare male, tanto male»
«Potrebbe essere», annuisce il medico e fa entrare i ragazzi per spiegare anche a loro la  situazione.
«Allora, non sono sicuro, ma inizio con il dire che di solito stress molto intensi, come in questo caso, possono influenzare negativamente il sistema  immunitario indebolendolo con aumento del rischio di infezioni che  possono provocare un parto prematuro», spiega. Sto per svenire. «In  altre circostanze uno stress particolarmente intenso, fisico ed emotivo  potrebbe portare a un aumento  della pressione materna con rischio di complicazioni. Oppure, data la copiosa perdita di sangue e i dolori, al 90% si tratta di distacco della placenta, specialmente nelle gravidanze gemellari come la sua, che porta a una distensione eccessiva dell'utero. Per lo stesso motivo anche la presenza di quantità molto elevate di liquido amniotico è un fattore di rischio. Sicuramente lo stress accumulato ha peggiorato la situazione e per questo dobbiamo procedere subito», continua e mi sento morire.
«Sei forte Alison, noi siamo qui fuori ad aspettarti», dice mio fratello e mi lascia un bacio sulla guancia.
«Grace... dov'è Grace?»
«Qui fuori con Jade, non preoccuparti». Annuisco e lo saluto con la mano, lasciando che l'ansia si impossessi di me.
«Anestetizzare la zona per procedere con parto cesareo, immediatamente».

Sono totalmente cosciente, ma estranea a quello che sta succedendo nella zona lombare. Ma la mia paura e l'ansia piano piano svaniscono quando mi porgono i miei splendidi bambini avvolti da una tutina azzurra e l'altra rosa. Non sono sicura di quanto tempo sia passato, forse una o due ore da quando sono entrata in sala operatoria ma non m'importa più ormai, il peggio è passato.
«Congratulazioni, sono in ottima salute, abbiamo operato in tempo! Ecco il maschietto e la femminuccia», mi informa l'infermiera e da questo momento mi lascio andare ad un lungo pianto causato dal dolore, dalla tristezza, ma anche dalla felicità, perché in questo momento, con i miei figli in braccio, mi sento un po' più completa.
«Non riesco a smettere di guardarvi», sussurro mentre piango e rido contemporaneamente. Vedo che fanno entrare gli altri, ovviamente coperti dai camici dalla testa ai piedi, e vedo Nash che già sta piangendo.
«Salutate zio Nash», dico mentre sventolo le loro manine in segno di saluto.
«Sono tre volte zio», risponde e mi riempie di baci.
Poi vedo avvicinarsi Cameron, che mi lascia un bacio sulla fronte, anche lui travolto dalle lacrime. «Sei bellissima, sei stata brava»
«Grazie», gli sorrido «prendili»
«Posso? Davvero?»
«Certo, sei il padre», lo rassicuro e prende con attenzione in braccio i piccoli e li accarezza in maniera delicata, quasi li sfiora solamente, come se potessero rompersi da un momento all'altro.
«Avete già deciso come chiamarli?» ci chiede Aaron. Ci penso un paio di minuti, non avevo ancora deciso i loro nomi, neanche ci avevo pensato. Guardo Cameron, ma fa spallucce.
«Sceglili tu, qualsiasi nome andrà bene»
«Mh... lei voglio chiamarla Jasmine. E lui...», non c'è nemmeno bisogno di pensare.
«Lui si chiamerà Taylor».

Dopo tre giorni passati in ospedale, posso finalmente tornare a casa. Ho chiesto a Nash il favore di venirmi a prendere ed ha subito acconsentito.
«Cosa pensi di fare con Cameron? Insomma, sono appena nati altri due suoi figli», mi domanda mio fratello ed io non so cosa rispondere.
«Non ne ho la più pallida idea, è stata una settimana devastante o voglio solo dormire per dieci ore consecutive»
«È uno stronzo bugiardo, ma è pur sempre il padre e questo non cambierà mai»
«Come pensi che debba comportarmi, Nash? Come se niente fosse? Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, figuriamoci a passare interi pomeriggi a casa con i nostri figli»
«Per Grace, Taylor e Jasmine lo farai».

Appena messo piede dentro casa, mi sdraio subito sul divano «ti prego, pensaci tu a loro per un po'», dico a Nash e annuisce con un sorriso a trentadue denti.
«Hai sentito Zayn dopo la sua partenza?»
«Sì, è arrivato, il viaggio è andato abbastanza bene». Zayn è dovuto tornare a Mooresville per sbrigare le ultime pratiche prima del suo trasferimento qui a Los Angeles e sono molto felice che sia rimasto al mio fianco per tutto questo tempo, ne avevo proprio bisogno.
«Se faccio da babysitter ai gemelli mi pagherai? Stavo pensando che mi dovresti dare il doppio, dato che sono due», dice Nash e scoppio a ridere.
«Divertente. Sei un pessimo zio se pensi di poterli sfruttare per soldi», rispondo e mi fa la linguaccia. Vorrei che Taylor fosse qui, vorrei vederlo cullare e giocare con i bambini, avrei voluto che facesse parte della loro vita.
«Manca tanto anche a me», dice Nash accorgendosi del mio sguardo fisso nel vuoto e mi limito ad annuire.
«Un giorno racconteremo ai nostri figli che straordinaria persona fosse lo zio Taylor, non verrà mai dimenticato».


Il migliore amico di mio fratello 3 || Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora